I Caschi blu spareranno per primi di E. St.

Appello dall'enclave bosniaca: «Se non potete mandarci cibo, aiutateci a farla finita» Appello dall'enclave bosniaca: «Se non potete mandarci cibo, aiutateci a farla finita» I Caschi blu spareranno per primi Bihac muore di fame, «dateci del veleno» SARAJEVO. Il comando dell'Unprofor a Sarajevo ha preso una decisione che bene illustra il grado di tensione cui si è giunti nella capitale bosniaca: d'ora in poi, i Caschi blu possono «sparare per uccidere» per prevenire un assalto. Si tratta di una svolta: finora i soldati di pace dell'Onu erano soltanto autorizzati a rispondere al fuoco se attaccati, ora possono anche sparare per primi. Dopo una lunga fase in cui i contingenti Onu si sono trovati sempre più spesso nel mirino dei belligeranti e in condizione di difficile operatività, la decisione assunta nella tarda notte di ieri dal comandante in capo dei Caschi blu in Bosnia, generale Rupert Smith, sembra indicare la volontà di restare sul campo e non di ritirarsi o soccombere alle sopraffazioni. Dopo l'ennesimo attacco contro un Casco blu, questa volta francese, colpito alla testa ieri sul famigerato viale dei cecchini di Sarajevo, Smith ha detto ai suoi uomini: «Non dovetete esitare a usare la forza quando presi a bersaglio da qualsiasi delle forze belligeranti». I Caschi blu, ha proseguito Smith, sono autorizzati «a rispondere con decisione ad attacchi contro le persone». Ricordando che non sempre è possibile indentificare da che parte viene il fuoco, Smith ha tuttavia ribadito che bersagli identificabili riceveranno una risposta proporzionata all'offesa, una risposta che crescerà di intensità se gli attacchi continueranno. «I soldati sparano per uccidere - ha commentato il portavoce Gary Coward -. E io penso che abbiamo preso la decisione giusta al momento giusto».15 E ieri il segretario generale dell'Onu Boutros Boutros-Ghali ha-ordinato-una «fondamentale revisione» della missione di pace nell'ex Jugoslavia. Né il segretario generale né gli altri massimi esponenti dell intervento internazionale in Bosnia, presenti ieri alla riunione tenuta all'hotel Crillon di Parigi, hanno voluto rendere notò le scelte fatte, ma Ghali ha,iordinato «di studiare opzioni alternative per rispondere alla nuova situazione che si è creata» in Bosnia. Alla riunione hanno partecipato il plenipotenziario dell'Onu per la ex Jugoslavia, Yasushi Akashi, il comandante in capo delle truppe Onu nella ex Jugoslavia generale Bernard Janvier, il mediatore Thorvald Stoltenberg e il capo dei caschi blu in Bosnia, generale Rupert Smith. Boutros-Ghali ha chiesto ad Akashi, Janvier e Smith di sottoporre a revisione il mandato della missione Onu in Bosnia alla luce della fine della tregua e della conseguente escalation sia dei combattimenti sia degli attachi ai Caschi blu. Il segretario generale ha affermato che farà un rapporto a voce al Consiglio di Sicurezza dell'Orni non appena sarà rientrato a New York. La tensione è in crescita an- che in Croazia, dove la settimana scorsa le truppe di Zagabria hanno riconquistato con le armi una parte del territorio (Slavonia occidentale) che era sotto controllo serbo sin dalla guerra del 1991. E' nuovamente disperata la situazione alimentare nell'enclave di Bihac, nella Bosnia nord-occidentale: ormai la gente si è ridotta a chiedere del veleno quando capisce che non può ottenere nulla da mangiare. Il portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i profughi (Unhcr) a Zagabria, Mans Nyberg, ha spiegato ieri che da cinque settimane non arrivano rifornimenti. «Non c'è più niente da mangiare, la popolazione è allo stremo, alcuni nostri funzionari si sono sentiti chiedere del veleno dalla gente affamata». «Il nostro deposito di Cazin (30 chilometri a Nord della città di Bihac) è vuoto - ha detto Nyberg - e fra poco saranno finite. Ja_ -SCQrte_.destinate_agli ospedali». Secondo il portavoce deH'Unhcr, sul mercato nero i prodotti alimentari si trovano, ma i pré^zf's\mrT astronomici. «Un sacco di farina da 50 chili ha detto - costa 250 marchi (oltre 300.000 lire, ndr), una cifra che ben pochi si possono permettere nell'enclave di Bihac. Gli adulti, quando sono fortunati, ormai fanno un misero pasto ogni 48 ore». Funzionari dell'Uncr sono da ieri a Knin, la capitale dell'autoproclamata Repubblica serba di Krajina, per negoziare con i dirigenti serbi il passaggio dei convogli, ma per il momento senza molte speranze. «Posso dire che i colloqui continuano - ha affermato Nyberg - ma niente di più». L'Unhcr è riuscito a distribuire negli ultimi tre mesi solo 2000 tonnellate di viveri: 303 tonnellate in gennaio, 790 in febbraio e 528 in marzo. Ne sarebbero necessarie almeno duemila al mese per assicurare soltanto la sopravvivenza. Un convoglio della Croce Rossa è riuscito ieri a raggiungere la città di Bihac, sotto controllo bosniaco, con 90 tonnellate di viveri, che permetteranno di riaprire una cucina da campo per 3.000 persone. [e. st.]