Mancuso all'arrembaggio del Pool di Susanna Marzolla

Il Guardasigilli chiede sanzioni alla Cassazione. D'Ambrosio: non abbiamo nulla da nascondere Il Guardasigilli chiede sanzioni alla Cassazione. D'Ambrosio: non abbiamo nulla da nascondere Mancuso all'arrembaggio del Pool «Azioni subdole e sleali» MILANO. Volente o nolente, il pool Mani pulite continua a trovarsi al centro di polemiche. E non fa in tempo a felicitarsi di una cosa (il contenuto positivo dell'ispezione ministeriale), che subito arriva una mitragliata dall'altra parte. Stavolta si tratta della lettera con cui il ministro della Giustizia Filippo Mancuso si rivolge alla Cassazione chiedendo l'avvio di un procedimento disciplinare. Una lettera durissima, in cui accusa i membri del pool di aver «gravemente violato i basilari doveri di correttezza morale e di lealtà di condotta che incombono sui magistrati... così compromettendo il prestigio dell'Ordine giudiziario». Il pool cosa risponde? Parla solo Gerardo D'Ambrosio e, pacatamente, annuncia che si aspetta la decisione del Csm. Dietro tanta apparente tranquillità (in altre occasioni c'erano state battute assai più feroci) c'è anche il fatto che la lettera del ministro non è stata resa nota ufficialmente, ma anticipata da un quotidiano. E precisamente il Giornale: dopo lo scoop di Tiziana Maiolo, deputata di Forza Italia (fu lei a far conoscere la decisione di Mancuso), ecco quello dell'organo di stampa edito da Paolo Berlusconi. Ha scritto proprio così il ministro? Per ora nessuna smentita. In quanto alla conferma ufficiale ci sarà sicuramente oggi, quando Mancuso risponderà in Senato. Le critiche del ministro non offuscano, al momento, la soddisfazione por ciò che hanno scritto gli ispettori inviati dal suo predecessore, Alfredo Biondi. Lodi sperticate al pool, bacchettate (e pesanti) ai suoi accusatori, in primis Fedele Confalonieri e l'intero entourage della Fininvest. «Non poteva essere altrimenti - commenta D'Ambrosio -. Dopo 40 an¬ ni di magistratura volete che non sapessi come andava a finire? Del resto che fosse tutto regolare ne avevamo la certezza e con gli ispettori ci eravamo lasciati in ottimi rapporti. Il loro comportamento ò stato sempre leale e corretto». Nessuna critica, dagli ispettori, neppure sull'uso della custodia cautelare; e anche qui nessuno stupore da parte del procuratore aggiunto: «Noi siamo solo una parte del processo; le richieste di carcerazione le presentiamo ad un giudice ed è lui che decide. Per di più le nostre iniziative sono state vagliate, e avvalorate, dal tribunale della libertà e dalla Cassazione». Resta la questione della lettera che il procuratore Francesco Saverio Borrelli scrisse al Csm, chiedendo tra l'altro se era possibile, «in caso di anomalie penalmente rilevanti», iscrivere gli stessi ispettori sul registro degli indagati. E' qui che Mancuso incentra la sua critica («aspra» sarebbe un eufemismo): «Non è minimamente immaginabile - scrive infatti - che nel preparare, nell'esibire e nell'utilizzare lo specioso quesito i quattro magistrati (Borreli, D'Ambrosio, Davigo e Colombo, ndr) non fossero consapevoli di mirare ad una finalità totalmente priva di ogni titolo al di fuori, si intende, del titolo indebito costituito dall'interessata volontà di sopraffare la libertà del procedimento ispettivo». E poi ancora frasi come: «autentica messinscena»; «maligna e studiata iniziativa»; «enorme caso di abuso continuato»; «modalità subdole e sleali»... Nulla da dire, dottor D'Ambrosio? «Noi abbiamo espresso fin da subito perplessità sull'iniziativa del ministro Mancuso. Secondo me la lettera di Borrelli era del tutto le- gittima, e ha fatto bone a scriverla. Io stesso l'ho portata agli ispettori. Ma, beninteso, ho risposto a tutte le loro domande perché non avevamo e non abbiamo nulla da nascondere». Cosa succede adesso? «E' il Csm a dover stabilire se il quesito era "specioso", come dice il ministro, o no. Finora il consiglio non si è potuto pronunciare perché alcuni membri laici (quelli di Forza Italia e Lega, ndr) avevano fatto mancare il numero legale, in attesa della relazione degli ispettori. Adesso la relazione c'è e possono decidere». D'Ambrosio non aggiunge altro; Borrelli e gli altri tacciono del tutto. Solo Colombo da Bologna, ad una domanda sulle «toghe rosse» ribatte: «Leggete la relaziono degli ispettori... Noi abbiamo la certezza assoluta della nostra indipendenza, dimostrata anche nei fatti». Susanna Marzolla Nella foto a sinistra, il pool di Mani pulite ancora una volta sotto accusa

Luoghi citati: Bologna, Milano