E adesso lira e tassi tornano a respirare di Alfredo Recanatesi

\ Mercati \ Mercati fi- m E adesso lira e tassi tornano a respirare CHE la lira fosse ampiamente sottovalutata lo sapevano tutti. Ma per mesi e settimane ha continuato a precipitare; e la gente si chiedeva: che fretta c'è di comprare lire se la quotazione continua a scendere o, comunque, non accenna a risalire? E così ha toccato quotazioni inverosimili giustificate (si fa per dire) con argomentazioni opinabili quant'altre mai - l'incertezza politica, la crisi del Messico, lo starnuto di qualche esponente politico - alle quali però la gente ha creduto, seguendo una realtà irrazionale, ma pur sempre realtà. Ma in questo modo la lira si è caricata come una molla, e come una molla ora sta scattando. Il grilletto che l'ha «sparata» è stato, per tacita e preventiva convenzione, l'accordo sulla riforma previdenziale del quale, non senza qualche eccesso di enfasi, era stato fatto un emblema della capacità dell'Italia di proseguire per la strada degli aggiustamenti strutturali, in alternativa, nel caso fosse fallito, ad un destino rovinoso ed irrecuperabile. Il contenuto dell'accordo, a questo fine, era quasi irrilevante. La riforma previdenziale era programmata come «starter» della ripresa semplicemente perché era un evento di ampia risonanza, ben collocabile nel tempo e dal compimento sicuro (poiché era l'ultimo tassello del programma che serviva a poter dare per concluso il mandato del governo Dini). Sicché, come l'accordo è stato annunciato, sui mercati è scattata la corsa a comprare (o ricomprare) lire. Questa interpretazione meccanicistica non sottintende affatto una assenza di motivazioni oggettive e sostanziali al recupero della lira. Sottintende l'assenza di motivazioni oggettive e sostanziali alla precedente depressione, e quindi la natura strumentale di tutte le argomentazioni addotte per giustificarla e per alimentarla continuando ad attrarre gente che se ne lasciava convincere. La ripresa della lira, pertanto, va considerata come la rimozione di un fattore che fin troppo a lungo ha impedito che la favorevole evoluzione e dell'economia produttiva e della finanza pubblica trovasse espressione non solo in più corretti rapporti di cambio, ma anche in meno preoccupanti prospettive di inflazione ed in livelli di costo del denaro meno tesi. Sotto questo profilo, il recupero di un maggiore equilibrio del mercato valutario rimuove gli impedimenti al riavvio di quel processo di autoalimentazione del risanamento finanziario dello Stato che, a motivo del peso esercitato dalla spesa per interessi, si stava facendo assai più difficoltoso. In effetti, in quanto la riforma previdenziale ha dato la stura alla robusta inversione del movimento di capitali che il mercato sta manifestando, i tassi di interesse tenderanno a piegarsi verso il basso, e gli effetti finanziari della riforma, da qualche parte considerati modesti almeno per gli armi più prossimi, verranno integrati dal ridimensionamento della spesa per interessi. In questo modo, l'esigenza di procedere lungo la via del risanamento finanziario risulterà soddisfatta anche senza il più deciso taglio della spesa previdenziale che le mere ragioni della finanza statale forse avrebbero richiesto, ma che avrebbe depresso oltre misura la domanda interna e, soprattutto, avrebbe reso ancor più disperanti le prospettive di riassorbimento della disoccupazione. Se il diavolo della politica non ci metterà la sua zampa, quindi, ci sono le premesse perché l'orizzonte continui a schiarirsi. E chissà che la lezione di questi mesi non induca un altro circuito virtuoso che porti a ridimensionare il peso attribuito alla politica. L'accordo sulle pensioni ha confermato che il Paese ha in sé la capacità di governarsi anche in condizioni di incertezza politica, come già avvenne prima con il governo di Amato, che coincise con la fase più acuta del disfacimento dei partiti, poi con quello di Ciampi, che dovette pilotare la transizione verso un assetto politico tutto da inventare. L'imprevedibilità delle prospettive politiche o, meglio, la inefficienza del sistema istituzionale a produrre governi durevoli con maggioranze stabili ed omogenee ha certamente un costo che si traduce in sprechi di risorse, in limitazioni del potenziale di sviluppo, in farraginosità che invischiano ogni rapporto che si debba tenere con le amministrazioni pubbliche. E tuttavia, anche all'interno dell'ordinamento statale, vi sono forze che, per impegno e responsabilità, oltre ad assolvere al loro compito supplì; jono in qualche misura a quelle inefficienze, consentendo comunque al Paese di andare avanti e di progredire. E allora, se domattina mi leader politico si sveglia con la luna di traverso e affida ai taccuini dei cronisti qualche frase di troppo, ragioniamo con calma prima di concludere che l'Italia va a rotoli. Se a rotoli doveva andare, ci sarebbe già andata da un pezzo; e invece siamo ancora qui, e non tra quelli che se la passano peggio. Alfredo Recanatesi es^j

Persone citate: Ciampi, Dini

Luoghi citati: Italia, Messico