Ricossa: la sinistra ci è rimasta male di Curzio Maltese

Ricossa: la sinistra ci è rimasta male Ricossa: la sinistra ci è rimasta male CHE c'azzecca un liberal democratico vero, ante litteram, come Sergio Ricossa alla presidenza del comitato per il No ai referendum? Nessuno l'ha capito. Lui stesso, il professor Ricossa, si chiede sempre più spesso «chi me l'ha fatto l'are». «Come milioni d'italiani non avevo mai letto la legge Mammì. Dietro i referendum ho visto la solita vendetta delle sinistre nei confronti del privato. E mi è saltata la mosca al naso. Ora, discutendo con gli avversari, ho capito che su tante cose in fondo siamo d'accordo. Ma ormai siamo dentro. E allora andiamo avanti così, fingendo di crederci». La novità è che la Consulta ha ammesso gli spot per i referendum, dopo averli proibiti per le politiche. «Bene! Non me l'aspettavo. I progressisti la prenderanno male. Ma non si può sempre accontentare tutti». Per la verità la Consulta ci prova da decenni: un colpo al cerchio e uno alla botte. Vecchia scuola dorotea «Già. Spero anche che questa decisione non rompa il sostanziale equilibrio della par condicio. Lo dico chiaro. Se serve soltanto a bombardare di spot sul No gli spettatori delle reti Fininvest, io non ci sto». Che Berlusconi l'ascolti. Intanto da domenica potrete comprarvi tutti i cartelloni da stadio che volete. «Vale anche per gli altri. Ma tutta la campagna referendaria è sbagliata, eccessiva, giottesca, incivile com'è la politica in Italia. La verità è che 'sti referendum non s'avevano da fare. La gente viene chiamata a decidere su questioni delle quali conosce poco o nulla. Sì o No, alla l'ine avremo un altro pasticcio com'è stato per il referendum sul maggioritario. Ci vogliono buone leggi. Ci vorrebbero dei politici. Ma il Parlamento ormai raccoglie gli scarti di altre professioni». Una legge comunque c'è, la Mammì. I/ha poi letta? Le sembra buona? «E' pessima. Non rimarrà in ogni caso. C'è la famosa sentenza della Corte Costituzionale e poi è in con¬ trasto con le norme europee». E perché allora la difende? «Io difendo il mercato. Se passassero i tre Sì la Rai manterrebbe tre reti e Berlusconi una. Di fatto, significa il ritorno al monopolio di Stato. Sotto sotto, è quel che vuole la sinistra statalista». Guardi che il pds voterà Sì anche alla privatizzazione Rai. «Il quarto referendum non mi interessa». Ma come non le interessa, vuol dire che non voterà? «Certo, e voto Sì alla privatizzazione della Rai». Ma in questo modo Berlusconi, manterrebbe tre reti e tutti gli altri una. Bel liberismo. «Ma no, Berlusconi comunque dovrà cedere la sua posizione dominante sul mercato. Anzi farebbe tanto bene a vendere tutta la Fininvest; così la finiamo con questa assurda commistione di politica, informazione ed economia». Ha provato a dirglielo? «Dice che nessuno è disposto a comprare». A ottomila miliardi sarà dura. «Su questo posso darle ragione. Ma il conflitto d'interessi va risolto». Lo dice anche D'Alema. Professore, starà mica diventando comunista? «No è che qui tutti sono diventati liberisti, a parole, e io non ci capisco più nulla. Fino a ieri eravamo in quattro gatti. La verità è che tutti in Italia si fingono pazzi per non andare alla guerra, cioè per non confrontarsi col mercato. Una vecchia storia. A parte questo, c'è la questione dei posti di lavoro da difendere». I quattordicimila Rai o i tremila Fininvest? «Quelli Rai sono lottizzati, ex de, ex psi, ex pei, affari loro». Mentre invece alla Fininvest non s'è mai fatta politica, i direttori dei tg non conoscevano Craxi, Berlusconi viene trattato come gli altri leader... «No, no. E' tutta la stessa faccenda. Ma almeno la Fininvest ha avuto il merito storico di rompere il monopolio di Stato». D'accordo. Ma lei il futuro del sistema televisivo come lo vede? «Aperto al mercato, alle nuove tecnologie, con una forte espansione delle opportunità di lavoro per i giovani». E il duopolio le sembra il miglior sistema per arrivarci? «Per nulla. Bisogna api-ire ad altri soggetti, italiani o stranieri. Ma gli italiani non ci sono e gli stranieri non li vuole nessuno, a cominciare da Fini, un altro liberista dell'ultima ora». E allora come se ne esce, mantenendo lo status quo? «Non lo so. Certo non a colpi di Sì e No plebiscitari. Tanto più che questo ormai è diventato un referendum prò o contro Berlusconi. L'informazione, è soltanto una scusa». Allora lei vota No all'abrogazione del Cavaliere? «Io del Cavaliere, come immaginerà...». Ho capito. Ma lei almeno la tv la guarda? «Poco, la sera, per addormentarmi. Ha su di me l'effetto calmante che ha in genere l'imbecillità». Professor Ricossa, tornando indietro lo rifarebbe? «Ma neppure per sogno. In Italia qualsiasi battaglia ideale viene strumentalizzata per fini misteriosi e inconfessabili. Non vedo l'ora che arrivi il 12 giugno». Curzio Maltese it Se Silvio vendesse la Fininvest la finiremmo con questa commistione di politica ed economia mj

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