Brass: la rivolta delle donne di Alain Elkann

Parla il regista che prepara un film sulle lettere delle fans Parla il regista che prepara un film sulle lettere delle fans Brass: la rivolta delle donne «Libere dalla preistoria del sesso» ROMA. «La sostenibilissima leggerezza del sesso», questo sarebbe il titolo ideale con cui Tinto Brass vuol lanciare il film che comincerà a girare il 15 maggio a Cinecittà. Il titolo è «Fermo posta Tinto Brass». Uscita prevista per fine agosto: il film è molto richiesto dalla distribuzione. Il produttore è Giovanni Bertolucci. Tinto Brass siede dietro un'immensa scrivania, in una stanza piena di fumo. In anticamera ci sono ragazze di ogni genere vestite, semivestite, mezze nude. Brass, in abito nero, mozzicone di sigaro in mano, guarda il fumo. Churchill è un suo idolo? «L'immagine sua mi piace moltissimo, del resto le dita a V simbolo di vittoria, in questi giorni riproposte dai tg di tutto il mondo, venivano proprio dal sigaro che lui teneva tra le dita». Welles era un suo maestro. «Il mio sogno, il mio modello. Lo conobbi a Venezia. Aveva sposato Rita Hayworth e già questo me lo rendeva un mito. Preparava l'Otello e percorreva le strade e i campi soprattutto di notte e io lo inseguivo. Poi lo vidi a Torcello, alla locanda Cipriani. Arrivò da solo. Era già grasso, enorme. Prese due tavoli per essere più comodo e ordinò una quantità mostruosa di cibo: risotto, scampi, il doppio di tutto. Era così preso dalla voracità che mi trattenni da andare a parlargli. Alla fine si accese un sigarone e partì nella notte». Lei è l'Orson Welles italiano? «Mi piacerebbe. C'è un elemento che mi rende Welles più vicino di altri registi, ed è il montaggio. Diceva che il montaggio è il purgatorio in cui si scontano i peccati della ripresa, ed è anche il vero momento creativo del film; si dà uno stile alla materia magmatica. Lo stile è la cosa che mi attrae e mi ossessiona maggiormente». In anticamera vedo un'altra ossessione: ragazze di ogni tipo, colore, età... «Le ragazze sono un'ossessione di stile. L'erotismo esiste solo in quanto c'è una mediazione stilistica tra il fatto sessuale e la sua rappresentazione. Sono alla ricerca costante di questi materiali, e cioè di donne: sono gli strumenti attraverso i quali si esercita quest'operazione di stile». Insomma sono oggetti. «No, sono soggetti di desiderio. Materiali per me sì, ma le prendo in considerazione come soggetti di desiderio, sogni, fantasie. Sono loro le autrici di questo immaginario erotico femminile che sto per indagare con il film». Di cosa si tratta? «Gli psicologi chiedono di parlare in libertà ai loro pazienti. Il film illustra questo parlare in libertà. Lo spunto è nato dalle lettere che le donne mi scrivono o che leggo sui giornali». Mi dica un episodio piccante. «Lo sono tutti, perché la materia e l'immaginario erotico femminile è piccante, molto più scatenato di quello maschile. E' la spia dell'accresciuta vitalità delle donne, che si coglie non solo dal loro comportamento, ma dalle loro fantasie». Come fantasticano? «Hanno tanta voglia di libertà, rifiutano i vecchi schemi. Alla vigilia del terzo millennio la stessa morale sessuale va ridefinita. Castità, pudore, verginità, fedeltà fanno parte della preistoria e non certo del terzo millennio». Allora addio alla religione? «Io sono sordo a questo argomento. Ma non solo io. Leggevo un sondaggio fatto dalla Chiesa tra i romani; gli abitanti della città del Papa sono sordi come me ai valori e ai comandamenti che proclama il Papa. Risulta che solo il 12 per cento segue le sue indicazioni in materia di morale sessuale». Allora, basta con l'amore, con i sentimenti, con la sensibilità e viva bagordi e gioia? «Nel mio film c'è tutto, ma c'è anche la sensualità, la gioia, il piacere. Il sesso di cui parlo non è riproduttivo, ma ricreativo». E il sotterfugio, il mistero, il tradimento, la gelosia? «La gelosia resta. Non è più oggetto di baruffe ma di stimolo, eccitamento, provocazione». Ci sarà la Koll nel suo film? «Non lo dico». Ci sono anche uomini? «Sì, ma di quelli si occupa mia moglie». Balzac usava come metafora il denaro, Proust lo snobismo, lei l'erotismo? «Sì, l'eros. In Italia non esiste, è una colpa della cultura italiana; la censura che si pratica anche in altri luoghi, anche in emittenti televisive, non è una colpa delle autorità politiche e giudiziarie. E' colpa della cultura, che ha rinnegato l'erotismo perché ha dei complessi di colpa». Il suo film andrà a Venezia? «Se dipendesse esclusivamente da Gillo Pontecorvo penso di sì, ma temo i bastoni tra le ruote di quella zanzara di Gianluigi Rondi». Alain Elkann

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