L'ex carceriera di Moro chiede aiuto a Cossiga di Giovanni Bianconi

Non presero soldi: prosciolti i 3 giornalisti DICIASSETTE ANNI DOPO L'ex carceriera di Moro chiede aiuto a Cossiga ROMA. Il ministro e la terrorista; Francesco Cossiga, il paladino del «partito della fermezza» durante il caso Moro, e Anna Laura Braghetti, la carceriere del presidente de assassinato dalle Brigate rosse. Si sono incontrati diciassette anni dopo, circa tre mesi fa, nello studio del senatore a vita. Un faccia a faccia per parlare non di Moro e di quei cinquantacinque giorni, ma di altri due ex-terroristi e un altro episodio degli «anni di piombo»: Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e la strage di Bologna, 2 agosto 1980, 85 morti e duecento feriti; un eccidio che ò eostato l'ergastolo ai due fondatori dei Nar, che invece si proclamano innocenti. Con l'ex-brigatista a perorare la causa degli exnemici che il carcere ha trasformato in amici e l'ex-prcsidente della Repubblica a spiegare come, nel ] 980, a lui che era capo del governo dissero subito - «affrettatamente e senza prove», ricorda che la strage era fascista. Senatore Cossiga, che effetto le ha fatto incontrare qui la carceriera di Aldo Moro? «Mi è sembrata una persona di grande intelligenza, di grande scrupolo e dirittura morale. E' venuta qui, accompagata da un mio caro amico ex-militante dell'estrema sinistra, Mimmo Pinto, a sottopormi il caso di quei due giovani, Mambro e Fioravanti, che lei come altri ritengono vittime di un errore giudiziario». E lei come li ritiene? «Io sulla strage di Bologna ho cambiato opinione, perché all'epoca, grazie alla cultura politica imperante e a quella investigativa prevalente, la attribuii affrettatamente all'estrema destra. Nel tempo ho cominciato ad avere molti dubbi, e ho anche chiesto, pubblicamente, scusa alla destra. Oggi credo che a Bologna si sia seguito un teorema». Lei chiese scusa alla destra all'indomani della sentenza di assoluzione di Mambro e Fioravanti, ma dopo è arrivata una nuova condanna. «E' vero, ma quella sentenza mi pare debolissima. Mi sono convinto sempre più dell'estraneità di quei due, sia da quello che ho letto sia sentendo gli amici dell'estrema sinistra, che credo si intendano di terrorismo più della Procura di Bologna». Torniamo all'incontro con la carceriera di Moro. Davvero ha pensato solo che è una persona per bene? «lo conoscevo le traversie della signora Braghetti, cosi come avevo conosciuto altri protagonisti di quel periodo, che non considero criminali ma dei sovversivi di sinistra. Credo che bisogna separare lo emozioni dai ragionamenti». E sul piano delle emozioni, che cosa ha provato? «Ho rivissuto il dramma di quei giorni, ho ripensato al sacrificio di un innocente. Ma loro ritenevano che la Resistenza fosse stata tradita dal pei e che Moro avesse favorito nel pei l'abbandono del marxismo-leninisno; dunque per loro Moro non era innocente. Ho provato anche meraviglia per l'intensità e la sincerità dei sentimenti della signora Braghetti». Avete parlato del caso Moro? «No, ma se la signora sarà disponibile mi piacerebbe parlarne in futuro. Per esempio vorrei sapere come sono andati i colloqui con Moro, che cosa loro gli hanno detto per portarlo a riconoscere le Br come soggetto politico. Quella fu una grande intuizione di Moro, che traspare dalle sue lettere». Ma durante il sequestro lei negò l'autenticità morale di quelle lettere. «E1 vero, ho impiegato del tempo a capire che invece erano autentiche, a parte qualche sbavatura dovuta alla detenzione». Oggi riconosce anche le Br come soggetto politico, mentre nel '78 si oppose alla trattativa. Non prova dei rimorsi per come andò a finire il sequestro? «Dal punto di vista morale no perché eravamo in guerra e non c'era altra strada. Ma poi la guerra finisce e oggi sono favorevole non solo all'indulto, ma anche all'amnistia porgli ex-terroristi, come fece Togliatti alla fine della guerra civile. Dal punto di vista psicologico invece di sensi di colpa ne ho tanti, perché sono stato tra quelli che hanno fatto morire un caro amico, del quale sono sta¬ to uno dei principali beneficiati». Lei parla di indulto e amnistia, ma cosa dice ai familiari delle vittime del terrorismo? «Mi rendo conto del loro dramma, ma lo Stato non può avere una concezione vendicativa della giustizia». E pensa che lo Stato abbia fatto tutto il possibile per salvare Moro? «Io penso di sì, il problema è che le nostre strutture non erano in grado di contrastare il terrorismo. Conosco bene la polenica sui vertici dei Servizi segreti piduisti, ma posso dirle che quella era gente fedelissima a Moro e di cui Moro aveva la massima stima, perché tutte le nomine erano state contrattate con lui e approvate da lui». Senatore, è vero che lei ha aiutato degli ex-terroristi a trovare lavoro? «Diciamo che mi sono interessato per qualcuno, e che se era necessario dire che mi fidavo di loro l'ho fatto. Ma il lavoro se lo sono trovati da soli». Giovanni Bianconi La Braghetti dal senatore per perorare la causa di Mambro e Fioravanti, imputati della strage di Bologna: «Sono vittime di un errore» Francesco Cossiga. Sotto, Anna Laura Braghetti, carceriera di Moro

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