Pensioni, 23 milioni al voto
Pensioni, 23 milioni al voto Referendum sindacale senza precedenti a fine mese per tre giorni. Al Nord ancora scioperi Pensioni, 23 milioni al voto E Dini ha pronto il disegno di legge ROMA. Archiviata l'estenuante maratona delle trattative, adesso governo e sindacati cominciano il lavoro per tradurre in pratica i risultati dell'intesa faticosamente raggiunta sulla riforma pensionistica. Tra domani e venerdì toccherà al Consiglio dei ministri varare il disegno di legge che approderà la settimana prossima, come ha annunciato Treu, al Senato. E ieri Dini ha voluto ringraziare ancora «le componenti sindacali e di categoria per il contributo e l'alto senso di responsabilità dimostrati» nel negoziato, sfociato in un accordo che per il presidente del Consiglio «è tale da aprire nuove e migliori prospettive sia per la generazione attuale che per quelle future». Treu, sull'iter parlamentare della riforma e ottimista: «Con questa vasta area di consenso è molto probabile che la riforma vada in porto liscia. Se la Confindustria vuole aiutarci a migliorarne l'impianto ben venga. Ci hanno sempre aiutato e pungolato Sono convinto - ha concluso il ministro - che il loro giudicio finale saia più equilibrato di quanto detto ieri». Contemporaneamente si ò riunito in un clima riappacificato anche il «parlamentino» unitario di Cgil Cisl e Uil che ha lanciato una gigantesca consultazione per consentire a milioni di lavoratori e pensionati di votare sulla riforma «conquistata» dal terzetto Cofferati, D'Antoni e Larizza. Per i sindacati confederali si tratta di un'iniziativa organizzativa senza precedenti. La consultazione si svolgerà per tre giorni in tutt'Italia, dal 30 maggio al 1° giugno. Nelle fabbriche, sui luoghi di lavoro, nelle sedi dei Comuni o delle circoscrizione di quartiere per i pensionati si tratta di far votare teoricamente (a scrutinio segreto, con un secco si o no, senza possibilità di emendamenti) addirittura 23 milioni di persone. Infatti, dodici sono i pensionati e undici i lavoratori attivi. «Ma noi ci accontenteremo anche se votasse la metà» afferma Sergio D'Antoni, ricordando che nell'unico precedente comparabile, la consultazione per gli accordi del 23 luglio '93 sul costo del lavoro, degli oltre tre milioni di lavoratori coinvolti alla fine andarono a votare meno della metà. Quale l'obiettivo di una consultazione così vasta? Il leader della Cisl ha spiegato che la scelta della data non è certo casuale, perché corrisponde al periodo in cui il progetto di legge appro¬ derà in Parlamento. «E noi dobbiamo prepararci a difendere i contenuti dell'intesa, perché sicuramente verranno rimessi in discussione da chi pensa che sia troppo o da chi sostiene al contrario che è troppo poco». Insomma si tratterà «quasi di una tornata elettorale», come dice il segretario confederale della Cgil, Alfiero Grandi, favorevole in linea di massima all'accordo ma propenso, contro il parere dei vertici confederali, a registrare anche eventuali emendamenti. La riunione dei vertici confederali si è svolta comunque in un clima piuttosto disteso. E anche i tre sindacati dei metalmeccanici, la categoria che ha maggiormente contestato specie in Piemonte, Lombardia, Veneto e Liguria l'intesa raggiunta da Cgil, Cisl e Uil con il governo Dini, sono riusciti a stilare un documento comune di approvazione dell'accordo. La nota giudica in definitiva positiva l'intesa che «ha respinto la liquidazione dello Stato sociale» rivendicando alle «pressioni dei lavoratori» gli ultimi miglioramenti strappati al governo. Scioperi sono proseguiti anche ieri nelle fabbriche torinesi, all'Olivetti di Leinì, nell'Alessandrino, alla Way Assauto di Asti. Duecento lavoratori dell'Ansal¬ do di Campi sono usciti in corteo per le strade bloccando il centro cittadino. Ma la protesta che ha avuto la Fiom come protagonista, ha lasciato una scia di polemiche interne. Gianni Italia, leader della Fim-Cisl, ha duramente attaccato la Fiom piemontese «per la sua iniziativa di sciopero: sbagliata, velleitaria e avventurista, che ha strumentalizzato i lavoratori». Ma Italia ha alzato il tiro anche contro Claudio Sabatini, il leader della Fiom per le minacce di sciopero generale dei metalmeccanici lanciate durante la stretta del negoziato. «Questo comportamento ci preoccupa molto nella prospettiva dell'unità sindacale dei metalmeccanici alla quale stiamo lavorando - accusa Gianni Italia - il messaggio lanciato da Sabattini, con la difesa della presunta identità specifica della Fiom in tutte le sue componenti, è un preoccupante messaggio antiunitario da cui traspare una volontà di egemonia. La Fiom scelga perciò con chiarezza se vuole o no l'unità». [p. pat.l Il presidente del Consiglio Dini con il ministro del Lavoro Treu e i leader sindacali Cofferati, D'Antoni e Larizza al momento della storica firma per la riforma delle pensioni
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