La City è prudente
«I risparmi reali nei primi anni non basteranno a colmare i bisogni dell'Inps» La City è prudente «I conti andranno rivisti presto» LONDRA. Il quotidiano economico Financial Times elogia l'accordo sulle pensioni: «Il governo italiano - scrive il giornale - ha siglato un patto storico con i leader delle potenti confederazioni sindacali che riassesterà il costoso sistema pensionistico statale». L'accordo, aggiunge il quotidiano «è un pezzo importante della riforma della finanza pubblica in Italia ed è il primo che comprende uno sforzo per affrontare il tema delicato delle pensioni dopo molti tentativi». Gli operatori della City si muovono invece con cautela e danno un doppio giudizio: promossa a pieni voti la politica del governo e la sua abilità nel raggiungere un compromesso ma, dal punto di vista strettamente economico la riforma risulta insufficiente e costringerà il governo a nuovi interventi fiscali nel medio-periodo. «E' senz'altro un passo in avanti nella direzione giusta - commenta Giorgio Radaelli, economista per l'Italia della Lehman Brothers - ma non può essere considerata, a mio avviso, una riforma definitiva». Secondo l'economista infatti bisogna distinguere la valutazione politica e di mercato «positiva perché si tratta di un accordo che verrà approvato dal Parlamento», con un periodo di stabilità per la lira (che in caso di non approvazione sarebbe crollata), da un giudizio stretta¬ mente economico-finanziario. «Qualcosa è stato fatto - fa eco dalla Paribas, Paul Hammett, l'analista che segue l'Italia per la merchant francese - la preoccupazione è che alcuni compromessi raggiunti sulle misure a lungo termine non risolvano completamente il problema del sistema». Gli esperti della City, dopo la pausa per il Bank Holiday, si sono trovati davanti a un'intesa che avevano auspicato da tempo e che ora resta tutta da studiare. «E' un grosso passo avanti, una riforma strutturale molto importante, ma bisognerà vedere le stime» commenta cautamente dalla Nomura l'economista Marco Pianelli e aggiunge che già da ora si può dire che i tempi, per un impatto concreto del nuovo sistema sui conti pubblici, saranno lunghi. «Quello che è stato fatto previene un aggravarsi del problema pensionistico nel futuro - continua Hammett - ma non incide minimaniente sul deficit di bilancio italiano». Opinione comune infatti è che i risparmi previsti, stimati dallo stesso Dini intorno ai 100 mila miliardi in 10 anni, si concretizzeranno solo negli ultimi anni dall'entrata a regime «mentre l'attuale livello del deficit - spiega Hammett continuerà ad aggravarsi». «E' vero che si tratta di 100 mila miliardi di risparmi in 10 anni - commenta Radaelli - ma di questi solo 3500-4000 miliardi l'anno verranno percepiti nei primi anni. Tutto ciò a fronte di un deficit Inps che viaggia intorno agli 80 mila miliardi l'anno. E' chiaro che, tra 5 anni, un altro governo dovrà rimettere mano alla materia o il sistema diventerà insostenibile». Ma le critiche non vanno solo agli aspetti congiunturali dell'accordo. «Vi è anche - continua l'economista della Lehman Brothers un problema strutturale di lungo periodo». Nel 2013, secondo l'analista, l'Italia infatti avrà comunque un sistema come quello che aveva prima, non capitalizzato che non prevede meccanismi di accumulazione di capitale. Infine una critica al coefficiente «che non è stato toccato e resta sopra il 2% senza alcun vantaggio per i valori quantitativi attuali dell'onere pensionistico». Fuori da un'ottica esclusivamente tecnica, l'accordo viene però considerato molto positivo: «Darà ai mercati stabilità nel medio-periodo» continua Radaelli secondo cui il marco rimarrà ancorato tra le 1170 e le 1220 lire. «Ma per la lira tutto dipenderà anche - conclude Pianelli dallo scenario intemazionale, dal marco tedesco e dall'andamento dei tassi in Germania, interrogativi che vanno al di là del problema pensioni». [r. e. s.] «I risparmi reali nei primi anni non basteranno a colmare i bisogni dell'Inps» ^ f*M8S II ministro del Lavoro Tiziano Treu A fianco la Borsa di Londra
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