Da Giacomino a «Le Grand »

Il nuovo Presidente dietro le quinte: collezionista di arte orientale e gran lavoratore Il nuovo Presidente dietro le quinte: collezionista di arte orientale e gran lavoratore Da Giacomino a «Le Grand » Due passioni: il sanscrito e la birra PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTI" «Jacques è una locomotiva e io, i! primo vagone» ama dire la novella l;irs! Lady di Francia, Ber natii m Therèse Chodron de Courrel in Chirac, per gli amici Nanotte, con una devozione sol (.omessa che farebbe inorridire l'ultraemahcipata Danielle Mii tcrrand, Guanto alla ti^lia Clan de, temutissimo consigliere poli tico del neopresidente, in pubblico lo nomina «Chirac» e non «mon pere» come soleva l'are Mitter rand iùnior Jean Christophe • già discusso ambasciatore itinerante dell'Eliseo in Africa (.ve affibbiarono per nomignolo «papamadit» (il babbo mi ha detto che i E nellRpr. il suo partito che ha fondato, lo chiamano seni plieemente «le Grand» Grande Jacques Chirac lo e davvero Non proprio il metro e 00 del Generale, ma comunque di che guardare dall'alto in basso Mitterrand (cosa non difficile . Giscard e persino Balladur E come altri spilungoni incluso De Gaulle per timore di ritrovarsi lo maniche dulia giacca troppo cune le fa allungare a dismisura rendendo seminvisibili i preziosi <;emelli, La vera «grandeurx di Jacques il Conquistatore non sta tuttavia nell'altezza Sarà quel naso da Concorde, i! profilo affilato, o magari i capelli all'indietro: lo si direbbe un viso nato per fendere, una polena da Formula Uno modellata nella gallerìa del vento. E Jacquou-Giacomino corre davvero. Ovunque, e da sempre Come i suoi eroi favoriti, pistoleros e indiani dei senal western 11'«eccezione culturale francese» difesa a spada tratta dall'rpr nelle trattative Gatt glielo perdonil Al Mitterrand tolemaico, che fa demiurgicamente ruotare attorno alla sua immobilita la Francia, i suoi satelliti d'oltremare e - negli accessi di megalomania - l'Europa e il mondo succede uno Chirac infaticabile pellegrino del potere. I trentamila chilometri di campagna erano una corvée inevitabile, come le 22,700 mani da stringere Ma Chirac -duchi (altro soprannome! non ha bisogno di alibi elettoralisti per calzare gli Stivali delle 7 Leghe. Da anni rimbalza plurisettimanalmente ira la Correze - ove ha radici non solo politiche - e Parigi. Senza mai andare in tilt K da bravo padre-padrone rpr (nell'82 i neogollisti lo rielessero con maggioranza «albanese» del 99"<.i moltiplica le tournée nelle federazioni. Aggiungiamoci le vacanze esotiche (Marocco, Oman!, i viaggi in America (niente Twingo, adora affittare limousine Usai e avremo l'identikit di un formidabile cursore, tarantolato da vera incontinenza moto- ria. Con cibo e bevande, le cose non vanno troppo diversamente. Il maratoneta Chirac divora lo spazio, comprime il tempo e tracanna carburante non stop. Gli hanno contato sino a 12 spuntini i! giorno. E non sempre frugali co¬ me quelli di Claudia Schiffer. Il suo must - la tète de veau, testina con verdure - ben ne testimonia. E giù birra «Corona Export». Messicana. Ancora una volta in barba a Francia (malgrado la piecarda «Stella Artois» sia più che dignitosa) ed Europa. Un francese astemio di vino? Sarebbe onta na zionale. No: stravede per Bordeaux e Borgogne. Ma gli riesce difficile fermarsi al primo bicchiere - vedi sopra - e dunque opta per il meno alcolico luppolo. O magari sidro, aspra fermentalura del suo emblema presiden- I zialc: la mela. E tuttavia, la straordinaria vitalità d'un sessantaduenne la cui energia - vorace, convulsa, quasi adolescenzialmente bulimica domenica ha sedotto a milioni i giovani elettori, non esaurisce l'uomo Chirac. Ne e semmai l'involucro e insieme ia corazza protettiva, un filamento che secerne senza posa sin dall'esordio in politica - Pompidou diceva: «Se glie I lo domandassi, scaverebbe un tunnel a mani nude di notte» - per mascherare insicurezze, ansia, complessi vari di inferiorità sfinitati e pantografati negli anni con cinica perizia da «amici» e avversari come Giscard, Mitterrand, Balladur. Non a caso figure iperccrebrali, laddove Chirac ò j uomo di cuore. Generoso, ingej nuo. Ma feribile a piacere. E a Mitterrand piaceva ferirlo: «Jacj ques Chirac, professionista della I parola nuda, retore del compie mento diretto, che non ha mai spinto i suoi studi sino all'uso del condizionale, non è a proprio agio che nella semplicità delle false evidenze». Choderlos de Laclos non avrebbe potuto esprimersi meglio. Ma oggi all'esangue Mae stro del Verbo, una sfinge inci priata che guarda ormai dal Trono verso l'Abisso, subentra proprio Jacquou il pie veloce cuor doro, mangiatore pantagruelico che al Logos creatore del mondo preferisce l'azione riflessa dalla parola. E la linfa viscosa, declinante dell'uno sembra quasi travasarsi nell'incontenibile vitalismo naif del vincitore. Mitterrand, che legge la Bibbia ogni sera, noterà forse inquietanti analogie con la coppia Saul-Davide. E Chirac, giovane sovrano guerriero, potrà infine permettersi di assaporare la carica liberatoria d'un successo che oltre a liberarlo dalla «maledizione socialista» l'affranca, in definitiva, da se stesso. Perché malgrado le mele, le pinte di birra, il gallismo alla ussara, e gli aneddoti più o meno veritieri che lo perseguiteranno sino alla fine dei suoi giorni, Chichi è figura di alto rilievo intellettuale. Mitterrand giocava a Lorenzo de' Medici. Con la bravura che nessuno gli nega. Ma Chirac parla il russo correntemente, conosce il sanscrito, non dialoga con Elie Wicsel per interposto bestseller però ha scritto un libro sull'imperatore che fondò la Grande Muraglia, possiede una formazione archeologica post-universitaria, colleziona statuinc orientali con il talento dell'antiquario. Ha promesso di cambiare la Francia. Gli abbiamo risposto che era un demagogo. Sottovalutando, forse, la locomotiva. Enrico Benedetto Ama i western e le limousine 11 suo consigliere è la figlia Claude • * m , ■ WrJ . ..." ... ■■' | . '• ■ ■ A sinistra Chirac esulta dopo la vittoria Sopra la moglie Bernadette A destra la figlia Claude