Nuova indagine su De Mita
Nuova indagine su De Mila Nuova indagine su De Mila L'acquisto di una azienda decotta Gli atti al Tribunale dei ministri TORINO. «E' quello che ci ha fatto il favore per Maggiali: fu proprio con queste parole che Fracanzani mi presentò a De Mita. Per la vigilia del Natale '89 avevamo concordato un appuntamento a Piazza del Gesù, e cosi andò. Salii con Fracanzani nell'ufficio di De Mita e senza tanti convenevoli il ministro delle Partecipazioni Statali entrò in argomento come ho appena riferito. De Mita disse a sua volta due n tre parole di circostanza, e lini tutto li. Subito dopo scesi al primo piano a cercare il senatore Citaristi per dir gli che il favore a Maggiali era da mettere sul conto della de». Enrico Maltauro e a capo di una delle prime dieci imprese italiane nel settore delle costruzioni. Il suo racconto al pm Luigi Marini ha por lato per la seconda volta nel registro torinese degli indagali l'ex presidente del consiglio e della de. Nel gennaio del 1994 lo stesso magistrato aveva coinvolto De Mita nell'accusa di concussione in relazione ai finanziamenti ricevuti dalla Ray ton Fissore laziendina di fuoristrada in provincia di Cuneo) da parte di importanti imprenditori italiani. Per la nuova inchiesta il reato ipotizzato è di corruzione «per un atto contrario ai doveri d'ufficio». De Mita condivide l'accusa con Carlo Fracanzani, Luigi Capuzzo e Maurizio Callo (gli ultimi due sono stati il segretario particolare e un factotum dell'adora ministro delle Partecipazioni Statali). Sentiti Maltauro e alcuni testimoni, il pm ha inviato gli atti al tribunale dei mini¬ stri. Il comune denominatore fra le due indagini è l'amicizia di De Mila per Gregorio Maggiali, che aveva acquistato la Bayton Fissore e aveva ereditato la Icg di Chiavari, un'azienda di impiantistica ridotta in stato di decozione. Ma che in passato aveva lavorato per il gruppo Eni, grazie ad un'altra amicizia importante, questa volta del padre di Maggiali con Enrico Mattei. Arriviamo al 1989: la Icg rischia di fallire e si vuole evitarlo. Amministratore è Gabriele Maggiali, terzogenito di Gregorio, un giovanotto che il padre aveva già sistemato al Sisde. Maltauro salta fuori nel momento giusto: e lui a contattare il corregionale Capuzzo (diventato nel frattempo consigliere regionale veneto) per sondare il terreno su un affare che gli sta a cuore: l'acquisto di un'avviata azienda del gruppo Iri. Capuzzo ne parla con Fracanzani e la risposta è la richiesta di «quel piacere» da fare a De Mita per interposta persona. L'imprenditore accetta nella logica di procurarsi una carta di credito nei confronti della de di cui De Mita era appena diventato presidente. Cosi Maltauro si accolla la Icg e i suoi 1300 milioni di debiti (relati va menti! pochi, ma la società in compenso era diventata una scatola vuota). Ne recupera una parte con una fusione per incorporazione in una sua azienda, operazione dal la quale ricava 600 milioni di agevolazioni fiscali. E il resto lo mette I sul «conto» del partito. [al. ga.)
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