Jawlenskij pittore soldato diviso fra istinto e ascesi

Jawlenskij pittore soldato diviso fra istinto e ascesi Un russo ribelle che visse di illuminazioni Jawlenskij pittore soldato diviso fra istinto e ascesi I fi MILANO ■1RREGGIMENTATO in una famiglia di militari della vecchia guardia bianca e della nobiltà ereditaria russa, cresciuto lui stesso alla scuola dei cadetti, tiratore scelto e fiorettista, Alexander Jawlenskij ha uno choc radicale alla scoperta della pittura, durante l'Esposizione 1880 di Mosca: «una svolta nella mia vita». E vivrà di illuminazioni: le visite al «tempio» della Galleria Tretjakov, l'impronta di Ilja Kepin, la suggestione della musica. Ma poi subentrano la scoperta di Gauguin, di Cézanne, di Van Gogh, di cui acquista un quadro Sono tutte «tappe» che ausculti fremere nella calibrata retrospettiva al milanese Palazzo Reale (catalogo Cartha, a cura di Rudy Chappùù): il tratto fluido ed emotivo (che ricorda talvolta Nolde) l'autonomiafauve del colore, talvolta «scarrucolato» dalle forme, in una «felicità» solare, matisaiana della vita. Poi subentra l'amicizia decisiva con Kandinskij e con Marc, anche se non entrerà mai nel Blaue Reiter (cosi come, pur sollecitato dagli amici Klee e Feininger, si rifiuta di insegnare al Bauhaus di Dessau, convinto che l'arte non si possa insegnare). Non tanto lo «spirituale nell'arte», quanto l'istinto primordiale: 1'«emozionale». Jawlenskij, consi- derato un degenerato, è costretto a vivere in esilio. Inizia qui il suo viaggio verso la depurazione, l'astrazione mistica delle forme primaria: il volto come icona, come croce, che oppone la verticale del naso alla trasversale degli occhi. I paesaggi si fanno leggeri, come negli acquerelli di Hesse: talvolta scendono batuffoli di neve pesanti come mani contadine. Il volto non è un volto, «è qualcosa che si chiude in basso, si apre verso l'alto, e s'incontra nel mezzo». La zoomata si concentra sulle facce, trasformate in «icone del moderno». I titoli si fanno sempre più misteriosofici, Mea Culpa. Dolore Muto. Il sentiero: origine di tutte le va riazioni. «Ottime le sue tonalità profonde e sincere» gli scrive Kandinskij. «l'impressione generale? Profondità e freschezza». Nonostante l'artrite lo corroda Non si fa legare i pennelli alle mani, come Renoir. ma sceglie delle minime tele, su cui piove il pianto impedito della pennellessa gonfia di umori. [m. vali.] Nudo seduto con gonna blu di Jawlenski| opera del 1910

Luoghi citati: Milano, Mosca