« Un killer che ritorna » di Daniela Daniele

tropicali L'esperto: forse ha già colpito 26 anni fa « Un killer che ritorna » L'esperto: forse ha già colpito 26 anni fa intervista tropicali ■ L nemico invisibile lall'occhio I nudo, almenol e quello che fa ■ più paura E i virus, specialmente se «sconosciuti», scatenano il terrore nell'immaginario collettivo. 1/) dira il laboratorio di Anversa a quale famiglia appartiene il «killer» che ha ucciso le due suore. «Ma i sintomi con i quali si manifesta la patologia sono molto simili a quelli di altri virus presenti, in passato, in Africa». 11 parere è del prof Aldo Morrone, esperto di malattie tropicali dell'Istituto scientifico di ricovero e cura San Gallicano, di Roma. Potrebbe, dunque, trattarsi di un «ritorno))? «Gli elementi a disposizione sono pochi per una risposta certa E' anche vero che il tempo d'incubazione, le manifestazioni della malattia • li persone colpite, ossia personale ospedaliero, ini fanno pensare ad altri casi, altre epidemie». Quali? ■•Nel 1969 ci fu un episodio analogo che poi si trasformò in epidemia e fu chiamato "febbre di I,assa", dal nome di una citta nel Nord-Est della Nigeria: fu colpita un'infermiera l'ebbre altissima, vomito diarrea emorragica. Su trenta casi si ebbero, poi. 11 moni. L'epidemia, in seguito, si estese a Burkina Faso, Sierra Leone, Ghana e Liberia». Ma poi cessò? «Certi virus possono colpire, la prima volta, in modo assai violento, causando la morte. In seguito, per le leggi dell'ecosistema, l'aggressione si fa meno forte perché il virus stesso non avrebbe alte possibilità di sopravvivenza se continuasse a provocare il decesso degli organismi "ospiti ". Infatti, oggi, il 6 per cento della popolazione delia Sierra Leone ha gli anticorpi al virus di Lassa». Ricorda altri casi simili? «Proprio nello Zaire è noto un virus denominato Eboia, dal nome di un fiume. Tir. il luglio e il novembre del '76 colpi nello Zaire settentrionale e nel Sudan meridionale buona parte del personale ospedaliero. Nel Sudan, su 300 maiali ci furono 151 decessi: nello Zaire morirono 211 per sone su 273 colpite» Perche il rischio e maggiore negli ospedali? «Per le condizioni igieniche di alcu ne parli dell'Africa, in particolare dello Zaire dove, tra l'altro, c'ò un'alta concentrazione di maiali di Aids. Inoltre, lo so per esperienza avendo lavorato in certi posti, chi si adopera in quelle strutture lo fa in condizioni davvero stressanti e quindi le difese immunitarie possono abbassarsi». Il risveglio di un virus noto, dunque, oppure un tipo sconosciuto di una famiglia già nota. Ma come si trasmette? «Per solito i serbatoi sono i ratti e le zanzare. E gli ospedali, dove ci sono quantitativi di cibo immagazzinati che attirano i topi e la loro pericolosa urina, diventano zone a rischio. La trasmissione da uomo a uomo, poi, avviene per scambio di sangue o saliva. A volte basta la puntura accidentale con un ago semplicemente disinfettato e non sterilizzalo... Per questo motivo i malati vanno tenuti in rigoroso isolamento. Il rischio di contagio è altissimo». Daniela Daniele Il professor Aldo Morrone esperto di malattie tropicali dell'Istituto San Gallicano (Roma)

Persone citate: Aldo Morrone