Guccione il mare impossibile

Magnetico viaggio in un mito, da Omero a Valéry a Pound Magnetico viaggio in un mito, da Omero a Valéry a Pound Guccione, il mare impossibile Come dipingere ciò che non si vede 1CONEGLIANO N un mio vecchio taccuino trovo appuntata una ] frase sfuggita a Piero IGuccione, di fronte ai paesaggi della sua Sicli - trascritta chissà con quale futura intenzione. Ma adesso mi diventa utilissima: «Ogni volta ci lascio gli occhi» Una persistenza beata e assassina, allarmata india sua quieta, abissale tranquillila funesta. Come l'ultima sigaretta di Zeno: l'ultima che non e mai la definitiva Letteralmente: non sapersi staccare dal paesaggio. Un'attrazione funerea, morbosa, i he ci prende anche di front»! a certi suoi lavoratissimi e lievi squarci di marina, in cui ci pare di schiantare dentro, violentemente, goffamente pesanti come volatili zuppi, ma mentalmente lievissimi, spogli, sino all'immateriale. La luce accecanti; ili Guccione: lo psicopompo della luminosità al tramonto, il silenzioso traghettatore delle nostre estati impossibili, immaginate. Molto felice l'idea di Marco Goldin, al Palazzo Sarchielli di Conegliano, di presentare soltanto quadri di mare, dall'«orma spietata» della Spiaggia di Sani pu-ri, 19G7, sino alle splendide ultime provi! di Afare dopo il tra monto, ancora odorose della battima d'olii e colori, in cui la materia s'arrotola nera all'estremo della tela e brucia come in una nigra accensione di torporedepressivo. L'immobilita turba- tiva ed ipnotica del mare, sempre eguale eppure perennemente ricominciato, come suggeriva Valéry, con l'appressarsi del meriggiare nicciano: «Onesto tetto tranquillo, ove colombe camminano, tra i pini palpita, tra le tombe: giusto, il meriggio un mare i;li compone di fiamma, il mare eterno e sempre a sé rinato». Ma appunto. Valéry lo sugge- risce: di tra le trame azzurre e serene del mare, trapela ogni volta la scultorea effige del morire. E Cimitero Murino s'intitola il sonetto. Dietro •] pulsare omerici; ed estatico del mare, che ci conduce fuori di noi - quello stesso che annusi nella tragedia greca, e non lo vedi - si nasconde un silenzio torvo, spossessante, che e quello delle sirene che legano i viaggiatori alla morte Nella bellissima, completa monografia Electa, che accompagna ed integra questa mostra (con anche un'invidiabile antologia critica che va da Gatto a Buzzati, da Moravia a Susan Sonta);, da Te stori a Briganti, da Bertolucci a Isella a Jean Clairl. Goldin 'ita Sciascia che cita Guccione • he cita (pittoricamente) e visualizza il Tornasi di Lampedusa del Gal topardo: «Sotto una luce cineriir si agitava il paesaggio irredimibile'» Irredimibile, cime un animale riottoso. La «malattia» del mare, del paesaggio «Il silenzio era assoluto Sotto l'altissima luce don Fabrizio non udiva altro suono che quello interiore della vita che erompeva via da lui» Un'emorragia che si fa ribellione Ultima, estrema violenza: quella maledetta, del guardare. Incenerire di sguardi la vita, che non sa afferrare la vita, non sa chiudere quelle onde che mugghiano beffardamente nuove ogni volta. «Potrei dipingere il mare per cent anni ancora», incalza Guccione, e poi, nei suoi fulminanti aforismi: «La realta come territorio sconosciuto (certamente il più misterioso! che crediamo di frequentare ogni giorno con di- sinvolta leggerezza* «Strano scriveva di lui Buzzati -, sono cinque minuti almeno che non si sente più passare un'auto. Che sia successii qualcosa?» Talvolta s'iscrivono siila pelle immobile del mar" striatimi improvvise di luce, incidenti di percorso, forse il transitare estroso de! vento o d'un motoscafo, cosi veloce che non iia nemmeno il tempo di rapprendersi in un'immagine, in un accadimento E' la suspense del vuoto dell'assenza molto pai romanzesca di certe icone sfrontate del figurativo del realismo. Con intensissima pigrizia meridionali- con vitalissima indolenza, l'occhio si stira in una carrellata Infinita, quasi un enorme sbadiglio felino lunga memoria di ferocia belluina. E non riesce ,i catturare tutta quella vastità aperta e bianca: •Aziir' Azur' Azur' Azur!» grida il Valéry della dnme platitudi ne Ma sotto quella piattezza ap- . parentemente cosi risolta e felice, «celeste», cova una febbre sinistra ed impaurita Che si manifesta sin dalle prime imm tgini ■belle., dalle inquadrature di finestre e terrazze, trafficate di elettrici fili, di tensioni di civiltà, persiane che tagliano lo sguardo Ma attenzione, già i titoli sono indicativi Piccola Agonia: come si direbbe "piccola morte», orgasmo nero »• sinistro sui bilico dell abisso Che produce scorie plastiche e polluzione Per un attimo le marine di Guccione si riempiono di materiali estranei e plasticati, come dei cellotex alla Burri, che soffocano la vista ed ingombrano sonori ie sue spiagge, gabbiani feriti di spazzatura Ed allora ci accorgiamo (L'ulti mo mure. Fine dell'Estate! non tanto di quella vena entropica, accidiosa, che ci sembra cosi portante, ma di questa verità strana, che quasi il mare non esiste più, ir. queste marine incantale ed ipnotiche: e un'allucinazione che illude la vista, che la irride Guardiamo gli splendidi acquerelli d'omaggio a Friedrich: il mare e come risucchiato via dalle impalcature della visione, non ci sono che gli accidenti, le Bwn che scogliere di Rungen, i testimoni solitari gli sbigottiti, schubertiani Viandanti d'Un miracolo scomparso. Il mare non c'è più. sostituito dalia pellosita porosa della carta, che si fa cedevole palude della visione L'infetto, infeltrito mare di flanella dell'assenza "Grande tentazione il silenzio: quello totale di Pound» suggerisce ancora Guccione. Eppure torna a naufragare: «Allora perche dipingere'' E' come chiedere al naufrago, in un deserto, d'acqua, perche nuota se sa nuotare» E gli riesce questo prodigio arni-futurista: portare l'immobilita nel movimento Dipingere il contro-sole, l'abbacinante, il brulicare delia calura che disfa i contorni: cosi come i maestri francesi dell'imparabile, i Blanchot, i Baiatile Dipingere ([nello che non si vede la luce medianica dell'ombra Marco Vallerà L'illusionerivive tra sabbie plasticate e gabbiani feriti dalla spazzatura P.ero Guccione Dopo il tramonto - citta e Ritratto di Paola

Luoghi citati: Conegliano, Lampedusa