BERBEROVA FELIX MA ZUCCHEROSA

BERBEROVA FELIX MA ZUCCHEROSA BERBEROVA FELIX MA ZUCCHEROSA SCRIVEVA Aristotele, nell'Etica Nicomachea, che la felicità consiste propriamente in un'attività virtuosa e desiderabile per se stessa, e che essa è altresì il fine sotteso a tutte le azioni umane. Forse è per questo che raramente essa diviene l'argomento esplicito dei nostri discorsi: perché, da un lato, così raramente compiamo azioni virtuose e senza secondi fini, e perché dall'altro, gli obiettivi immediati del nostro agire occupano tutto lo spazio della nostra vita. E l'argomento ultimo e vero rimane perennemente implicito. 0 forse, quel fuoco di fila di «comunicazioni di servizio» ci serve a difendere ciò che più conta per noi. E la felicità, impossibile argomento di conversazione, si fa oggetto di confidenza, segreto sussurrato a tu per tu dopo aver schiuso i sigilli del proprio cuore. Questo stesso pudore esigiamo da chi sceglie la Felicità come titolo e tema di un romanzo e tanto più se si tratta di Nina Berberova. Tanto più, perché in altri suoi racconti, per esempio ne II male nero, qualcosa era trapelato di quel tono pudico e allusivo che è forse l'unico modo di trattare della felicità («Era assorta nella lettura - commenta il protagonista di questo racconto -. Il profilo del suo corpo, chinato con tanta attenzione sulla pagina, la piccola testa nera, la lunga mano magra che si ravviava i capelli, mi fecero d'improvviso sentire una stretta al cuore, la sua presenza mi rendeva stranamente felice»). In quest'ultimo romanzo della Berberova, romanzo che Guanda segnala essere stato «ritrovato inedito, ma compiuto alla sua morte» nel 1993, la felicità diviene invece spesso un argomento di conversazione tra i personaggi, un argomen to troppo esplicito e troppo poco al lusivo. La ricerca della felicità da parte della protagonista Vera appare a volte decisamente urlata, e vie ne ad occupare il primo piano (altri piani, anzi non ce ne sono). Questo accade soprattutto nelle ultime trenta pagine, allorquando Vera trova nel suo terzo partner, appunto, la ragione della felicità. Il risultato è una scrittura un po' zuc ? cherosa, a tratti stucchevole: «Aveva avuto troppa fretta di vivere: colpa della felicità»; «Voglio essere felice. Voglio essere orgogliosa della mia felicità»; «Desiderava [...) la felicità, quella vera, impossibile»; «Per lei ha un senso dire che la felicità è come l'aria, che non si può percepire?»; «La colazione era l'occasione per piccole e strane scoperte legate alla felicità che le procurava la sua presenza»; «Ha fame? - gli gridava, quando lui entrava -. Terribilmente - le rispondeva, e Vera perdeva la testa per la gioia»; «Nessuna forza al mondo avrebbe potuto renderla più felice di quanto non fosse»; «Quando pose questa domanda il sentimento della vita, il sentimento della felicità la riempì di eccitazione»; ((Aveva voglia di dire [...] che per tutta la vita aveva pensato di essere felice, ma che in realtà era stata molto infelice». A volte, invece, la Berberova abbandona questo tono troppo diretto: la scrittura si fa allora più lieve e dalle descrizioni minute e autentiche sortisce, come un dono non richiesto, proprio il senso di quella felicità invano cercata. Felicità di adolescenti lentigginosi nella Pietroburgo prerivoluzionaria con la cui rievocazione si apre il romanzo: «Ricordi, ricordi, Vera, come capitasse all'imbrunire che io e te, a Pietroburgo, a casa mia, ce ne stessimo sdraiati su un tappeto, zitti oppure in chiacchiere. E' la cosa migliore che è capitata in vita mia». Ovvero, felicità mista a compassione per un marito - il secondo partner di Vera - malato e possessivo, di cui infine la protagonista desidera solo una morte liberatoria. 0 ancora, da ultimo, quella felicità solo accennata che lega l'amore di Vera a una nuova vita: «Desiderava anche dirgli - ed era ciò che maggiormente la agitava - che in treno aveva avuto nausea, perché era incinta. Ma non disse nulla perché, quando gli stava così vicina, le veniva a mancare la voce». Giuseppe Ghini Nina Berberova Felicità trad. di Gabriele Mazzitelli Guanda. pp. 128. L. 23.000

Persone citate: Berberova, Berberova Felix, Gabriele Mazzitelli, Giuseppe Ghini, Guanda, Nina Berberova

Luoghi citati: Pietroburgo