Caro Quartetto Michelangelo di Giorgio Pestelli

Caro Quartetto Michelangelo Auditorium, un bel clima di simpatia al concerto dell'Unione Musicale Caro Quartetto Michelangelo Protagonisti Fauré e Brahms: da giovani C'era un bel clima di famigliarità e di simpatia nel concerto che il Quartetto Michelangelo ha presentato all'Auditorium per l'Unione Musicale: protagonisti Fauré e Brahms, con due Quartetti con pianoforte, Top. 15 del primo e Top. 25 in sol minore del secondo, due lavori sbocciati nelle rispettive giovinezze e anche questa circostanza sembrava contribuire alla generale sensazione di sanità e benessere. Ma ovviamente il centro di un flusso del genere era altrove, e cioè nella qualità musicale e interpretativa dei quattro musicisti, Elena Matteucci pianista, Francesca Vicari, Luca Sanzò e Luigi Piovano, nell'ordine violino, viola e violoncello: un complesso in carriera da qualche anno, ma nuovo per il pubblico torinese che ne ha immediatamente apprezzato la concordia espressiva e la vivacità di rappresentazione timbrica e ritmica. Quasi sempre, per la stessa struttura del quartetto con pianoforte, questo strumento vi ha un ruolo preminente; e la Matteucci sembra infatti equilibrare con autorevolezza la compagine, ma solo per produrre alla fine un mezzo sonoro unico, coerente e flessibile. Fin dal principio, con la sua generosa frase ascendente, il Quartetto op. 15 di Fauré è sembrato definito una volta per tutte: il musicista si esprime con assoluta trasparenza, piegando la scorrevolezza di Mendelssohn a soluzioni sempre accattivanti e talvolta, come nello Scherzo, del tutto originali; anche la lieve sonnolenza che pervade l'Adagio è di qualità finissima, distillato strumentale di quel «lirismo» francese che ha fatto le sue prove soprattutto in campo vocale. Passando a Brahms, sùbito altra qualità sonora, più pensosa, e altra qualità di fraseggio, articolata in sfumature più incisive; volendo alzare la cresta del critico, si potrebbe dire che ne usciva un Brahms più centrato nella melanconia nebbiosa che nelle sonorità grandiosamente massicce; ma è anche vero che per la prima volta non ho avuto la sensazione, ricorrente anche in esecuzioni celebri, che questo Quartetto sia un poco lungo. Applausi lunghi e convinti seguiti da un paio di bis: il quale per essere davvero qualcosa e non, come spesso avviene, una inutile appendice, deve staccarsi completamente dai «temi» del programma: il Quartetto Michelangelo ha colto l'obbiettivo in pieno, sorprendendo il pubblico con una trascrizione cameristica di una delle più belle canzoni di Gershwin, «The man I love». Giorgio Pestelli George Gershwin: la sua "The man I love» è stato un vero bis, staccato cioè dai temi del programma