Professione animatore, ma col diploma

Professione animatore, ma col diploma Sono ormai mezzo milione sparsi in oratori, scuole e villaggi turistici Professione animatore, ma col diploma «La inventò Don Bosco, non è ancora riconosciuta» AL SERVIZIO Giovani e bellocci, allegroni e superficiali? «La gente ci immagina cosi, ma sbaglia. Per capire come lavorano gli animatori con le carte in regola, meglio pensare al rapporto dei Salesiani con la gioventù Forse, come test, un cortile di oratorio vale più di cpaalsiasi villaggio turistico». Ieri alla Galleria d'Arte Moderna, Flavio Montanari, presidente della «Società italiana animazione», ha presieduto un convegno nazionale sulla proposta di legge che punta a riconoscere, abbinandola a corsi regolari di studio medio-superiore, la figura professionale dell'animatore. Un ruolo ancora sfuocato, un lavoro folcloristico come le palme dei elidi di vacanza. Ma è una facciata riduttiva. Dice Montanari, che con la Fondazione Agnelli e la Gioc torinese ha organizzato corsi giovanili di approccio al mondo del lavoro: «La vera animazione consiste nei "lavorare " con gruppi di perso- ne, stimolandole a "sentirsi meglio" con se stesse e con gli altri , sulla base di metodologie collaudate su scala internazionale. Alla loro base, una radice storica che da noi si intreccia con le figure-cardine di don Bosco e don Milani, mentre in Francia risale ai movimenti laici di emancipazione sociale del primo '900». Ma questo illustre passato si scontra con un presente che fa acqua. Preoccupante la stima che valuta mezzo milione di animatori in Italia, inammissibile il vuoto legislativo in cui brancolano cooperative di settore che contano centinaia di dipendenti, penalizzante l'indifferenza in cui affondano i progetti Cee relativi a questo tipo di servizio. Polemizza il presidente della Sia: «Rispetto ai sei corsi di laurea per animatori collaudati da decenni in Francia, da noi l'animazione è materia di studio soltanto alla Pontificia Università Salesiana, mentre i testi sull'argomento sono pubblicati e tradotti esclusivamente dall'editrice salesiana Elledici di Torino». Ma non è puerile una vita di relazione affidata all'animatore di turno? Valeria Ghiotto e Anna Manca, l'una impegnata nel progetto-giovani di Aosta e l'altra nella cooperativa «Incontro» di Genova, sono sicure di no. Secondo loro, spingere fuori dalla gabbia delle abitudini quotidiane i bambini che non hanno mai visto un cortile o gli anziani dimenticati su una panchina non è né inutile né controproducente. Aggiunge lo psicologo Stefano Ghidoni: «In Francia le tecniche di animazione servono da tempo a stimolare le risorse umane e i risultati professionali di insegnanti e quadri d'azienda. Ottimi i riscontri: chi si sente a proprio agio rende di più». [1. r.] Valeria Ghiotto del progetto giovani di Aosta e Flavio Montanari presidente della SIA

Persone citate: Anna Manca, Don Bosco, Flavio Montanari, Montanari, Stefano Ghidoni

Luoghi citati: Aosta, Francia, Genova, Italia, Torino