Piccoli frutti, la metà dall'estero

Piccoli frutti, la metà dall'estero Tira la richiesta di more, ribes, lamponi e mirtilli, ma ne approfittano gli stranieri Piccoli frutti, la metà dall'estero La produzione nazionale è lenta a riorganizzarsi TORINO. Lamponi, more, ribes, mirtilli: succulenti frutti con prezzi non certo contenuti. Ma forse tra qualche tempo quelli che vengono denominati «piccoli frutti» saranno alla portata di tutti, o quasi. Le importazioni dai Paesi vicini, infatti, stanno aumentando ed anche la produzione nazionale si sta riorganizzando. In Italia le regioni maggiormente interessate sono il Piemonte, la Lombardia, il Trentino Alto Adige, il Veneto, l'Emilia Romagna e la Sicilia. Queste colture sono molto diffuse nel Cuneese, dove sono state introdotte all'inizio degli Anni Sessanta. Ed hanno rappresentato - e rappresentano - un interessante fonte di reddito per molte aziende coltivatrici. La superficie complessivamente investita in Italia alla fine degli Anni Ottanta era di circa 400 ettari, con una produzione annua stimata sui 30 mila quintali. A questi vanno aggiunti i 10-15 mila quintali che provengono dalla raccolta spontanea, e si ottengono così 35-45 mila quintali, che però rappresenta soltanto la metà del fabbisogno nazionale (quasi 100 mila quintali l'anno), per cui un quantitativo analogo viene importato. Secondo un recente studio della Regione Piemonte sui «piccoli frutti», nel Cuneese si stimano queste superfici e relative produzioni: lampone unifero 100 ettari, 10-11 mila quintali; lampone rifiorente 20 ettari, 2000-2500 quintali. More inermi 30 ettari, 4500-5000 quintali. Ribes rosso 15 ettari, 1200-1500 quintali; mirtillo gigante 15 ettari, 400 quintali; altri piccoli frutti 10 ettari, 1500-2000 quintali. Per impostare un lavoro di rilancio di queste colture, e giungere a un successo commerciale, è necessario tener conto di alcune difficoltà intrinseche della zona piemontese e cuneese in particolare, come osserva il direttore deil'associazione produttori di frutta, Giovanni Laratore. Innanzitutto la forte concorrenza commerciale dei Paesi dell'Est europeo, che riescono a produrre per l'industria a costi inferiori a quelli possibili nelle nostre zone. Infatti - aggiunge l'assessore regionale all'Agricoltura Lido Riba - i ridotti costi della manodopera rendono nettamente concorrenziali le produzioni extracomunitarie, ponendo seri dubbi sul futuro del settore in alcuni ambienti. Ci sono poi altre difficoltà, ad esempio il difficile reperimento della manodopera nel periodo estivo ed il suo elevato costo; l'invecchiamento degli operatori agricoli delle zone montane, con conseguente ridotta disponibilità ad effettuare investimenti nel settore, problemi inerenti il comparto varietale; la concorrenza di altre aree italiane (come il Trentino) che, avendo organizzato in maniera adeguata la loro rete commerciale, sono riuscite a conquistare altri spazi di mercato. Gianni Stornello

Persone citate: Gianni Stornello, Giovanni Laratore, Lido Riba, Ribes

Luoghi citati: Emilia Romagna, Italia, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Trentino, Veneto