Fazio: la nave va non molliamo
Il governatore di Bankitalia conferma l'ottimismo e ammonisce i politici: «Riforma pensioni rapida» Il governatore di Bankitalia conferma l'ottimismo e ammonisce i politici: «Riforma pensioni rapida» Fazio: la nave va, non molliamo «I cambi ancora instabili, chi specula pagherà BOLOGNA. L'economia italiana è in buona forma, nonostante le apparenze: lo ripete Antonio Fazio a Bologna, dopo i giudizi ottimistici anticipati giovedì a Washington. Il governatore di Bankitalia parla a proposito, dopo una settimana che ha visto la lira in netta ripresa dopo gli scivoloni dei mesi scorsi, di «Instabilità del mercato dei cambi». E' il giorno in cui l'università John Hopkins gli concede la laurea honoris causa, e fa il punto sulle cose italiane. «Andiamo bene, più che bene sotto diversi profili» dice Fazio. Merito dei «fondamentali, specialmente il livello del risparmio, l'efficienza e la redditività del settore produttivo», spiega, che danno frutti sul medio periodo, ma non è ancora il caso di abbassare la guardia: «Al fine di rafforzare il valore della moneta - è il messaggio - i Paesi le cui economie sono appesantite da ampi squilibri interni, come l'Italia, non possono ulteriormente rinviare le necessarie azioni correttive. Le debolezze strutturali rendono questi Paesi un bersaglio privilegiato degli attacchi speculativi. Ma c'è bisogno che l'autorità politica sostenga lo sviluppo economico e, soprattutto, assicuri stabilità». Eccoli, i punti cardinali dell'economia italiana citati dal governatore: Finanza pubblica. E' sempre il tasto più dolente (anche se l'Italia è l'unico paese del G7 che dal '92 ha registrato un avanzo primario). Il consuntivo 1995 dovrebbe chiudersi con un di savanzo inferiore alla previsio ne di 138 mila miliardi: «Nei primi 4 mesi del 1995 - dice Fazio - il fabbisogno del settore statale è stato inferiore di circa 8500 miliardi rispetto ai primi 4 mesi del 1994». Sulla base delle tendenze attuali, è quindi probabile che nel corso del 1995 il deficit rimanga al di sot to dell'obiettivo originario, nonostante i tassi d'interesse siano al momento di circa 3 punti più alti delle previsioni. «Se tale ipotesi si rivelasse corretta sottolinea il governatore - per la prima volta in 15 anni il rap porto tra debito pubblico e pil, che al momento è pari al 124%, cesserebbe di crescere». Tasso di cambio. Difficile, anche per il «numero uno» di via Nazionale, spiegare perché la lira sia scivolata così in basso nei mesi scorsi: «Il tasso di cambio nominale è sceso, nel corso dei primi quattro mesi del 1995, del 13%. Se a questa cifra si aggiunge la svalutazione già accumulata nel 1994, si ottiene un deprezzamento nominale effettivo di circa il 17% rispetto alla fine del 1993». Prodotto interno lordo. Quest'anno, anticipa Fazio, il prodotto interno lordo accelererà rispetto al 2,2% messo a segno nel '94 mentre la parte corrente della bilancia dei pagamenti, già in attivo lo scorso anno per 25 mila miliardi «continuerà a essere positiva anche nei prossimi anni». Debito estero. Il debito netto nei confronti dell'estero, già pari a 130 mila miliardi, meno dell'8% del pil «scenderà ulteriormente fino ad azzerarsi nei prossimi anni». Costo del lavoro e produttività. In questo quadro anche i lavoratori «hanno fatto la loro parte», rispettando gli obiettivi d'inflazione stabiliti dal governo. Bisultato: una diminuzione del costo del lavoro dell'ordine del 3% (nel '94) e un aumento della produttività del 7%. Pensioni. La riforma deve essere «rapida ed efficace» per consentire alla lira di proseguire nel cammino virtuoso cominciato proprio in questi giorni e alla parte politica di risanare i conti pubblici che «restano la debolezza del Paese». Inflazione. «Rimane sotto con trollo nonostante il forte deprezzamento della lira» anche grazie all'azione preventiva: il tasso di sconto è stato aumen tato due volte, nell'agosto '94 e nel febbraio scorso, mentre l'offerta di moneta nell'intero '94 «è cresciuta meno del 3% rallentando ulteriormente in seguito». Monete. Le turbolenze mone tarie innescate dalla crisi mes sicana, che ha sprofondato il dollaro di fronte a marco e yen, hanno colpito tutte le valute mondiali. Dal dollaro, che rispetto al dicembre scorso ha perso il 9% del suo valore su base ponderata, alla lira, che ha perso il 15% sul marco, alla corona svedese (-10%), alla sterlina (-8% sempre sulla divisa tedesca), infine alla peseta (-5%l «Difficile interpretare queste cifre» ammette il governatore di Bankitalia. Ma, insieme con la difficoltà di entrare nei meccanismi e di definire i fattori che concorrono alla formazione dei cambi, c'è un fattore importante. Fazio lo ha ricordato spesso in questi mesi: «La presenza di "bolle" speculative che si manifestano quando il cambio devia dal sentiero di equilibrio seguendo una variabile che gli operatori economici •itengono importante per la determinazione del tasso di cambio stesso». Le previsioni non sono ottimistiche: le fluttuazioni degli ultimi mesi «sono destinate a continuare nel prevedibile futuro». Ma ciò nonostante «l'obiettivo di ridurre l'instabilità ed i disallineamenti dei tassi di cambio non va trascurato» lb.g.1 GINEVRA. «Il mio primo compito sarà di svolgere opera di convincimento perché tutti siano consapevoli che la libertà del commercio non è soltanto il motore dell'economia mondiale e della crescita, ma anche un fattore politico essenziale. Se la libertà degli scambi dovesse compiere passi indietro e ritornassimo al protezionismo, le consequenze non sarebbero solo economiche, ma anche politiche e molto gravi». Con queste convinzioni, Renato Ruggiero assume da oggi la carica di direttore generale del Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio nata lo scorso primo gennaio. Sa che lo attende «un compito complesso, una sfida importante». Dovrà mettere in moto questa macchina, questa nuova istituzione, «vegliando a che tutti gli impegni presi durante il negoziato siano rispettati». Il cli'e significa, stando agli accordi dell'Uruguay Round per il prossimo decennio, far sì che l'insieme dell'economia mondiale possa registrare quella crescita di 500 miliardi di dollari l'anno indicata già nell'analisi del Gatt. E in questo contesto, anche l'Italia dovrà fare la sua parte: «Tra i molti impegni assunti, la liberalizzazione dei tessili e dell'agricoltura, in particolare, sa¬ siila Renato Ruggiero, neo direttore generale del Wto: «La libertà del commercio non è soltanto il motore dell'economia mondiale, ma anche un fattore politico essenziale»
Persone citate: Antonio Fazio, Gatt, John Hopkins, Renato Ruggiero
Luoghi citati: Bologna, Ginevra, Italia, Uruguay, Washington
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