Da tutta Europa per ricordare la Resistenza
Da tutta Europa per ricordare la Resistenza A Torino «Europa ritrovata», una rassegna cinematografica che si è iniziata con «Libera me» di Cavalier Da tutta Europa per ricordare la Resistenza Film fino al 7 maggio per una rilettura del nostro passato TORINO. Con il bellissimo film di Alain Cavalier «Libera me», si è aperta al cinema Massimo la rassegna «Europa ritrovata: cinema e Resistenza sotto l'occupazione nazista», organizzata dall'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, dal Museo Nazionale del Cinema e dalla Cineteca Nazionale, con la collaborazione di numerosi altri enti. E non poteva cominciare meglio, con un film che è la rappresentazione metaforica e fortemente drammatica della dittatura, della violenza fascista, della perdita della libertà e dell'intima necessità del riscatto. Un film francese del 1991, fuori dagli schemi classici del racconto tradizionale, tutto chiuso in una concentrazione di volti, gesti, sguardi, silenzi, in cui l'idea stessa di «resistenza», politica e morale, individuale e collettiva, ha trovato una visualizzazione rigorosa, essenziale, che non si dimentica facilmente. E la rassegna è proseguita immergendoci nel «vivo» della guerra di Liberazione con il documentario francese «La libération de Paris» (1944) e l'indimenticabile «Le 6 juin à l'aube» (1945) di Jean Grémillon, che descrive lo sbarco in Normandia del giugno 1944 con immagini documentaristiche di rara potenza spettacolare. Abbinando a questo materiale d'epoca tre film di finzione, «Operazione Apfelkcrn» (1945) di René Clément, «La lunga marcia» ( 1966) di Alexandre Astruc e «Cognome e nome: Lacombe Lucien» (1974) di Louis Malie, che in diversa misura ricostruiscono gli anni dell'occupazione tedesca della Francia e della guerra di Liberazione lungo un percorso interpretativo che tiene conto non soltanto delle differenze artistiche e ideologiche degli autori, ma anche del diverso momento storico in cui i film sono stati realizzati. E' proprio questa prospettiva, al tempo stesso spaziale e temporale, che sta alla base della rassegna: un cospicuo gruppo di film provenienti da molti Paesi europei, che ripercorrono 50 anni di cinema «resistenziale». Un panorama internazionale (c'è anche una sezione dedicata alla Resistenza vista da Hollywood, comprendente due film di grande spettacolarità e valore, «Voglio vivere» (1942) di Lubitsch e ((Anche i boia muoiono» (1943) di Fritz Lang) che consente di riesaminare il periodo storico che ci interessa, sia attraverso i fatti che questi film mostrano, sia soprattutto attraverso i contenuti e le forme del ci¬ nema, in cui spesso si mescolano il documento e la finzione, lo spettacolo e la testimonianza. Magari illuminati dalle relazioni, dagli interventi e dalle discussioni del convegno «Una società divisa», con la partecipazione di numerosi studiosi, potremo vedere o rivedere i numerosi film che saranno proiettati, sempre al Cinema Massimo Tre, sino a lunedì 8 maggio. Sarà anche una rilettura del nostro passato, e una nuova interpretazione di film che ebbero al loro apparire consensi e applausi: da «I dannati di Varsavia» (1956) e «Ceneri e diamanti» (1958) di Andrzej Wajda a «Eroica» (1957) di Andrzej Munk, da «Giorni freddi» (1966) di Andras Kovaks a ((Arcobaleno» ( 1943) di Mark Donskoj, da «Il principio superiore» (I960) di Jiri Krejcik a «Barricata muta» 0949) di Otakar Vavra, che sarà presentato domenica 7 maggio alla presenza del regista. Gianni Rondolino Louis Malie, regista di «Cognome e nome Lacombe Lucien», uno dei film proiettati alla rassegna di Torino
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