Il «fabbro» Ezra e i segreti del mondo di Claudio Gorlier

Italo Svevo, un marxista costruito in collegio Il «fabbro» Ezra e i segreti del mondo Poesia e dottrina, politica e ideologia Dalle traduzioni del profeta ai Cantos e il CCO un piccolo libro, apparso nella sua prima versione quasi sessant'anni or sono e in una stesura completa da poco più di quarant'anni, che va accollo in effetti come un'emozionante novità, e come un grande libro. Si tratta di Confucio. Analecta di Ezra Pound, curato da Mary de Rachewiltz. Lo pubblica Scheiwiller, e la figlia del poeta ci offre un'ammirevole traduzione per la quale vale la definizione da lei ideata per il linguaggio poundiano negli Analecta, «verde, vegetale, vivo e vegeto». Che cosa sono gli Analecta'! Una snella raccolta di traduzioni poundiane di Odi di Confucio «ritenute indispensabili», precisava Pound, «dalla cerchia di Confucio», e quindi senza «coerenza o sequenza ordinata»; una sorta di sezione aurea della dottrina, della poesia, della visione del mondo e dell'uomo in Confucio, ove dottrina e linguaggio si compenetrano. Che ò, nella sostanza, il supremo progetto di Pound, il «miglior labbro», come dantescamente lo definì T.S. Eliot, ossia il maggior innovatore (ma bisognerebbe forse dire «inventore») che abbia conosciuto la poesia del nostro secolo. Conviene qui rammentare alcuni dati basilari. Se è vero che Pound, con la sua folgorante riacquisizione dei trovatori, degli stilnovisti e di Dante, sul piano critico e sul piano creativo, portò a una vera e propria rinascita della lirica occidentale, il punto di svolta fu costituito dalla scoperta e dalla frequentazione diretta con la poesia cinese, che nel rapporto con Confucio (Kung) raggiunge il suo vertice. Il rilievo più ovvio e indiscusso riguarda, naturalmente, la ridefinizione del rapporto tra linguaggio, figurazione, visualità, che si identifica nell'uso dell'ideogramma, da Pound adottato nel suo codice poe¬ tico; accanto, la rottura con i concetti tradizionali e chiusi di spazio e di tempo peculiari della cultura occidentale. Ma da questi Analecta, a parte il godimento della loro intensa freschezza, rimane molto altro da imparare. Cominciamo dal problema del linguaggio in quanto tale, magari partendo da ciò che non dovrebbe essere, e pensiamo in questo senso a una lettera poundiana del '37 in cui si spara a zero su Pindaro e sul suo «dialetto che non è stalo mai parlato e non lo sarà mai», mentre si invita a esplorare la cultura cinese. Si definisce chiaramente la ricerca poundiana per la purificazione della lingua della tribù, come l'avevano definita i simbolisti francesi, per la chiarezza, la precisione, il disegno, la purezza, la cristalli- nità, la musicalità Questo rimane, però, soltanto un aspetto. Bisognerebbe finalmente decidersi a capire che l'aspra polemica di Pound che sbrigativamente si etichetta come antidemocratico si appunta a un crollo o a una degenerazione di valori, a cominciare da quelli che stavano alla radice dell'America dei suoi fondatori, dovuto al trionfo del profitto, dell'usura, della prevaricazione. Allora, tagliare la rete del linguaggio - per usare un'espressione poundiana diviene indispensabile giacche qviel linguaggio appare manipolato, corrotto, suscitatore di un vero e proprio inferno nel senso dantesco. Il principio cinese del cheng ming, modificazione dei nomi, delle parole, muove in questa direzione. Altri elementi si ricavano dagli Analecta, e toccano il carattere per cosi dire precettivo dei loro aforismi. Platone e soprattutto Aristotele si erano preoccupati degli errori, secondo Pound, laddove Confucio appariva, nella sua ricchezza di metafore immaginose quanto lineari, propositivo. Infine, Confucio proponeva una visione umana e antimetafisica, che guardava all'uomo, alla terra, anziché a Dio e al cielo. «Disse: Non ho risentimenti contro il cielo, studio quello che è in basso e il mio pensiero si volge verso l'alto. Forse mi conosce il cielo?». Ma anche: «Te Chang chiese come governare. Disse: non darli tregua; agisci col cuore». Una buona occasione per rileggere i Cantos poundiani alla luce di questo libretto incantevole, che in parte li nutre. Per buttare in soffitta il dibattito stantio sul coinvolgimento politico del poeta, senza necessariamente legittimare le sue cadute contingenti su una realtà visla, e probabilmente vissuta, in un'ottica che puntava molto oltre. Claudio Gorlier

Luoghi citati: America, Analecta