Pound a scuola da Confucio di Bruno Ventavoli

e Dopo sessant'anni riappare «Analecta». E la figlia racconta: il fascismo, la famiglia, gli amori MMERANO ENTRE l'Europa impazziva pensando al conflitto prossimo venturo, Pound . J cercava saggezze, traducendo pensieri confuciani dal cinese, criticando l'economia moderna guerrafondaia, rivoluzionando il linguaggio della poesia. Gli Analecta, gli esercizi sinologici, pubblicati da Scheiwiller nel '36, tornano ora per i tipi dello stesso editore nella traduzione italiana della figlia di Pound, Mary de Rachewiltz. La scorsa settimana, Olga Rudge, la donna che amò e seguì il poeta per tutta la vita, dagli anni di Rapallo al tormento del manicomio e alla vecchiaia veneziana, ha compiuto cent'anni. Sotto il segno di questa duplice coincidenza poundiana, abbiamo rivolto alcune domande alla figlia del poeta, che fin dagli Anni 40 segue, chiosa, volge in italiano la multiforme opera del padre e mette ordine nello sterminato epistolario. Che cosa rappresentò Confucio per suo padre? «Un grande maestro cui affidarsi. Cercava di imitarlo per educare gli italiani all'ordine, alla sincerità, all'onestà». Che ricordo ha di suo padre durante la guerra? «Era molto impegnato nei suoi studi, cercava di portare almeno un brano di Confucio l'anno in Italia. La poesia, il cinese, non rappresentavano però uno schermo protettivo dalla realtà. Leggeva avidamente i giornali, soprattutto la Stampa perché vi cercava gli articoli di Paolo Zappa che conside rava un grande giornalista e scrit tore. Se gli italiani vogliono capire meglio i Cantos dovrebbero rileggere i libri di Zappa perché alcun personaggi poundiani, come i mercanti d'armi, arrivano proprio da quei reportage. L'idea che Pound non si rendesse conto di quanto succedeva ,nel mondo intorno a lui è vera solo parzialmente. Cercava di andare oltre la notizia, oltre la politica immediata. Per questo Confucio era un punto di riferimento», Come fu il 25 aprile di suo padre? «Non ero con lui. Abitavo a Cortina, dove lavoravo in un ospedale Credo tuttavia che per lui la fine del conflitto fosse scontata. Da quanto ne so, provò un senso di li berazione; anche se non di euforia Lo dimostrano i famosi radiodiscorsi che gli costarono 13 anni di pena. Dai microfoni della Eiar eh be il coraggio di dire che la sconfit ta dell'America non era augurabile. Questo è uno dei tanti dettagl: di Pound messi poco in luce». Che cosa hanno dimenticato o voluto dimenticare i giudici di Pound dopo la guerra? «I propri difetti. Oggi ci troviamo di fronte a una massiccia revisione storica della seconda guerra mondiale che ha portato a una nuova ripartizione delle responsabilità. Quando Pound fu giudicato e condannato, questo atteggiamento non esisteva. Fu comodo addossargli colpe. E' il comportamento tipico dei vincitori. Pound stava sempre dalla parte dei perdenti, sia nella vita, sia nella politica. Nei suoi ultimi laceranti frammenti descrisse il dramma dell'uomo che cerca il bene e compie il male: era la sua grande angoscia finale. Voleva opporsi al sistema economico che vedeva imporsi in Italia, ma sentiva di non riuscirci». Quali erano i suoi grandi nemici? «Il capitalismo che uscì vincitore dalla guerra, l'usura, il consumismo, il materialismo». Lei scrive che suo padre era un uomo di fede, che voleva salvare le Costituzioni americana e europea. Da che cosa? «La Costituzione americana per lui era sacra. Aveva l'impressione che venisse costantemente tradita, dai banchieri, dai mercanti di cannoni, dalle multinazionali, dal miraggio del profitto economico. E os- servando ciò che accade oggi nel mercato delle valute, con economie nazionali messe in ginocchio dagli speculatori, non si può dire che Pound non avesse lanciato l'ondate grida d'allarme». Che giudizio di Pound padre? <dl padre che tutti potrebbero augurarsi. Non uno che cambiava i pannolini, come è oggi di moda, bensì un genitore che aveva a cuore l'educazione, la cultura, la salu- te fisica e mentale della figlia». Come fu il rapporto di Pound con sua madre, Olga? «Fu mollo intenso, molto civile. Tulli sanno che mio padre non divorziò mai da sua moglie Dorothy. Ma fece con lei patti chiari, per non dover ricorrere all'inganno. Riuscì a realizzare una spartizione della vita molto onesta». Dorothy soffrì del grande amore che Pound nutrì verso sua madre? «Dorothy è sempre rimasta la moglie. In fondo si può pensare che Pound si comportasse secondo le regole confuciane del rapporto tra i sessi. In Cina un uomo può avere più donne. Lui diceva "queste sono le mie norme. Anche se so che non tutti i popoli hanno le stesse abitudini". Sosteneva di non avere colpa di eventuali sofferenze causate. E sicuramente ce ne furono». Che rapporto ha avuto Lei con Dorothy? «Di grande rispetto». E con l'altro figlio di Pound? «Nessun rapporto perché lui non rientrava nel mio mondo. Non era my business. Non mi riguardava. Ci siamo incontrali un paio di volte. Io ho la mia vita e il mio mondo, lui ha i suoi: tra i due non c'è contatto possibile». Che giudizio dava Pound della cultura italiana? «Dopo il '58, quando ritornò in Italia, puntò su pochi amici, su quegli scrittori del cui valore era certo, come Bilenchi. Non aveva tempo per seguire la cultura italiana. Nell'intervista con Pasolini disse che non era un elenco telefonico, che non conosceva più i nomi degli scrittori moderni. Negli ultimi anni il suo lavoro era intensissimo, ma tutto rivolto al passato: studiava greco, cinese, testi giuridici». Come visse Pound i suoi ultimi anni? «Semplicemente, senza telefono, senza automobile, parecchio appartato. Incontrava la gente al caffè, non era un salottiero. A Venezia, lo frequentavano pochi amici, Giorgio Levi, Camerino, Izzo, Valeri. Parlavano sempre di poesia. Mio padre cercava di leggere agli ospiti i suoi Cantos, ma soprattuto di insegnare le sue teorie economiche. Dagli Anni 20, da quando incontrò a Londra Clifford Hugh Douglas, il fondatore di "Social Credit", il suo interesse principale fu l'economia. Ne discuteva costantemente. Gli sembrava che bisognasse impegnarsi per mantenere la pace, ed era convinto che le guerre fossero causale da fattori economici, dall'interesse di pochi, dalla natura della moneta». Bruno Ventavoli «Si ispirava al maestro cinese per educare gli italiani all'ordine e all'onestà» A sinistra, Ezra Pound Sopra, con Dorothy. Sotto: Olga Rudge liti

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