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«La vita è il primo valore» «La vita è il primo valore» Il Papa: bisogna mobilitare le coscienze DI WOJTYLA TRENTO DAL NOSTRO INVIATO Giovanni Paolo li c da ieri a Trento; ma prima di partire per la città del Concilio ha chiamato di nuovo a una «generale mobilitazione delle coscienze per mettere in atto una grande strategia a favore della vita e costruire insieme una nuova cultura della vita». L'appello del Pontefice; - non nuovo, in verità - si inserisce però in un momento particolarmente delicato, per le dichiarazioni del presidente della Consulta. Il Papa parlava ai delegati dell'Azione cattolica italiana, la più grandi; organizzazione religiosa di laici nel Paese; un discorso ricco di riferimenti politici e sociali, di appoggio alle scelte della Conferenza episcopale italiana. Papa Wojtyla ha citato la scelta di investire «con lungimiranza energie e mezzi nell'elaborazione e nella messa in atto di un nuovo progetto culturale», la cui base deve essere «il dialogo culturale». Ma il dialogo, secondo il Pontefice, «deve sempre rimanere ancorato alla prima verità sull'uomo, che fonda il rispetto della vita umana dal suo concepimento sino alla morte naturale»). Nem solo; Giovanni Paolo II ha stabilito quasi una scala di priorità fra diritti umani: «quello alla vita è diritto primo e fondamentale, condizione per tutti gli altri diritti della persona». E' un momento, fa capire Giovanni Paolo II, in cui non si può tracciare un confine fra politica e valori religiosi. «In questo momento di non facile transizione - ha detto - compito dell'Azione cattolica è di tutelare, con l'incessante preghiera e con l'esempio di concordia e di unità, il patrimonio religioso e culturale che ha fatto grande la storia dell'Italia, la quale oggi ha di esso più che mai bisogno per il rinnovamento della società». L'obiettivo è «una convivenza più umana, più corretti e fecondi rapporti civili, culturali, economici e politici, una democrazia degna di questo iie>mc». E il Papa ha fatto suo l'invito al «non coinvolgimento» della Chiesa nella lotta politica, chiedendo all'Azione cattolica «di restare fadele alla propria natura di associazione ecclesiale, che evita di coinvolgersi con l'una o l'altra par¬ te politica». L'unità politica dei cattolici è finita, e il presidente dell'Azione cattolica Giuseppe Gervasio ha detto che «con rigorosa e obiettiva analisi sarà necessario, a suo tempo, verificare le cause oggettive e le responsabilità e le forzature che hanno portato alla fine di quest'esperienza»; parole che suonano come un'accusa nei confronti di Buttiglione. Saranno necessarie «forme nuove», ma «ciò non significa che la presenza dei cattolici in politica sia compatibile con qualsiasi forza politica e che i "compagni di viaggio" vadano scelti sulla base di interessi particolari o di fette di potere che possano essere assicurate». Anche Gervasio ha parlato di «non facile e sofferta transizione», della necessità di evitare «smarrimento e sconcerto, strumentalizzazioni di parte e lacerazioni», alla luce della dottrina sociale della Chiesa. E alla dottrina sociale Giovanni Paolo II ha fatto riferimento nel suo primo discorso a Trento ieri sera, elogiando «il vasto movimento cooperativistico di ispirazione cristiana» che nacque esattamente cento anni fa in Trentino, e da cui ha poi tratto linfa vitale la grande corrente del cattolicesimo sociale. «E' più che mai necessario pensare ed operare per incarnare i valori intramontabili del Vangelo nella nuova realtà sociale. Ognuno deve sentirsi impegnato a discernere nelle nuove proposte, nei nuovi stili di vita ciò che è valido da ciò che è illusorio, ciò che edifica l'uomo da ciò che lo sgretola e demolisce». A Trento il Papa ha ricordato Alcide De Gasperi, il cui processo di beatificazione è aperto, e Antonio Rosmini, pensatore considerato con sospetto dalla curia romana nel secolo scorso. Oggi il Pontefice celebra il 450° anniversario dell'apertura del Concilio di Trento, che sancì la spaccatura definitiva fra Roma e le Chiese della Riforma. Marco Tosarti r Giovanni Paolo II