«In Argentina fui anch'io una vittima»
Monsignor Laghi Monsignor Laghi «In Argentina fui anch'io una vittima» CITTA' DEL VATICANO. «Non è vero che ho taciuto, ho fatto il possibile per salvare vite umane. Ho solo il rammarico di non aver fatto l'impossibile». Così ieri il cardinale Pio Laghi, prefetto per la Congregazione dell'educazione cattolica, replica a quanti l'accusano di non essere intervenuto con più energia contro i crimini del regime militare argentino, quando era nunzio apostolico a Buenos Aires, dal 1974 al 1980. «Io stesso - ha dichiarato ai giornalisti - ho ricevuto minacce di morte, minacce anonime, ma che probabilmente provenivano da ambienti militari». «Il problema - ha spiegato - è che la dittatura militare agiva nell'ombra. Io mi sono impegnato ad aiutare tutti quelli che venivano alla nunziatura. Cercavo di fare il possibile, ma mi scontravo contro i muri invalicabili dell'omertà, della presunzione, del cinismo, delle minacce». «In realtà - ha aggiunto l'intervistato - in quell'epoca non immaginavo nemmeno l'entità di ciò che i militari argentini stavano facendo ai loro connazionali». «Nel 1979 - prosegue il racconto del porporato - denunciai apertamente che la repressione militare si era messa allo stesso livello della sovversione. Nel 1980 fui trasferito negli Stati Uniti, e per molti in Argentina fu un sollievo, perché venivo descritto come il "nunzio rosso"». «Oggi in Argentina vi è come un processo di catarsi - ha osservato il cardinale -. Il rischio è quello di giudicare fatti di 15-20 anni fa con gli elementi di oggi e di addebitare ad altri colpe che sono invece interne». «Si tratta - ha concluso Laghi - dello stesso meccanismo che scatta quando si giudicano i fatti della seconda guerra mondiale e si accusa il Vaticano di non aver fatto abbastanza per denunciare e fermare la ferocia nazista». [Ansa]
Persone citate: Pio Laghi
Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires, Citta' Del Vaticano, Stati Uniti
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