UN PASSO INDIETRO

Addio alle radici marxiste, abolita la «clausola 4» che impegnava alle nazionalizzazioni UN PASSO INDIETRO naie conosce bene questa seconda posizione. Le leggi hanno fini, voluti da) legislatore o imposti dalla Costituzione. Se le loro norme sono tali da determinare effetti contraddittori con tali fini, le leggi sono irragionevoli e arbitrarie, e quindi incostituzionali. Nel nostro caso, un punto che dovrebbe essere pacifico in ogni discussione in buona fede è che tutti i divieti legali, siano essi rimessi nelle mani del giudice penale che condanna, o del medico che rifiuta l'intervento, o del genitore che nega l'assenso, o del padre che impone la sua volontà generatrice, si risolvono concretamente non nell'impedimento dell'aborto ma nella ricerca dell'aborto clandestino. L'effetto non sarebbe la difesa della vita del nascituro, ma - per restare sul piano costituzionale - il pericolo per la vita della donna e la discriminazione tra donne ricche e povere: due conseguenze entrambe incostituzionali. Per questo, il bilanciamento dei valori proposto da Baldassarre - il valore della vita del nascituro equivalente a quello della vita della madre - potrà forse anche dirsi corretto (è lecito però avere dubbi). Ma, se si pensa con questo di arrivare a soluzioni proibitive, questa «pesa» non risolve il problema costituzionale. Tali soluzioni sarebbero illusorie e avrebbero effetti costituzionalmente perversi. Come giuristi, dobbiamo forse qui riconoscere con umiltà un limite all'efficacia della coercizione giuridica. Ci sono forse àmbiti che sono per loro natura preclusi alla «norma esterna» giuridica e necessariamente rimessi alla norma morale, che guarda «all'uomo di dentro» (Paolo, Bomani, 7, 22). Forse le fonti della vita e della società sono tra questi. Quel che c'è prima della nascita non riguarda il diritto, perché esso è impotente e può solo far danni. Cosi come l'acqua, che si può regolare solo dopo la fonte ma che cercherebbe vie diverse nelle viscere della terra se la sicercasse di governare prima. Forse, dobbiamo accettare, come nostra umana condizione, che i fondamenti della vita appartengono alla consapevolezza morale di un popolo e che nessuna iegge esteriore potrà mai venire a scaricarci la coscienza, prendendo il posto delle responsabilità individuali. La legge può fare «opera di contorno», favorendo la discussione, la maturazione individuale e collettiva, la conoscenza dei mezzi utili ad evitare gravidanze indesiderate e aiutando le donne a prendere decisioni responsabili e in coscienza, senza l'assillo di necessità materiali e psicologiche insormontabili. Ma più di questo, cioè la costrizione, non può e non deve disporre. Per il resto, la parola spetta non ai legislatori ma ai maestri della morale che parlano alle coscienze. Maestri non solo cristiano-cattolici. C'è una morale laica che non è meno sensibile al valore della vita di quanto non sia quella cattolica. Un nome soltanto: quello di Hans Jonas col suo «principio responsabilità». C'è qui una grande possibilità di collaborazione tra culture diversamente fondate ma univocamente orientate. Sarebbe una perdita e un peccato se, per lo zelo mal posto nella ricerca di impossibili soluzioni legislative definitive, ernesta possibilità andasse perduta. Gustavo Zagrebelsky

Persone citate: Gustavo Zagrebelsky, Hans Jonas