Nel regno vuoto di Tapie il bucaniere

Nel regno vuoto di Tapie il bucaniere L'ombra del miliardario strega ancora la città, e si prepara a regalare l'ennesima sorpresa Nel regno vuoto di Tapie il bucaniere Marsiglia potrebbe regalare il secondo trionfo aJospin VIAGGIO NELLA FRANCIA DEL VOTO MARSIGLIA ___ DAL NOSTRO INVIATO Inutile cercarne la sagoma inconfondibile nelle acque putride del Vieux Port. Il «Phocéa» 74 metri, tre alberi, valore 30 miliardi - giovedì scorso ha lasciato per sempre Marsiglia. Lo venderanno all'asta la prossima settimana in quel di Antibes. Dire che era il panfilo di Bernard Tapie sarebbe far torto ad entrambi. No, sin dal nome - non furono forse i mercanti Greci della Focide a sbarcare in questa rada 2588 anni fa portandosi dietro Zeus c sopra tutto il dio degli Affari Mercurio, l'unico che tuttora Marsiglia veneri? - il «Phocéa» mostrava ben altre ambizioni. Simile al craxiano Raphael, fu per anni la tolda di battaglie politiche, incontri clandestini, governi paralleli, alcova per amplessi istituzionali e non. Il Municipio si trova a duecento metri dal molo, un palazzo massiccio da cui negli Anni 60 il burbero sindaco Gaston Defferre - un Jean Gabin in chiave socialista - comandava a bacchetta i litigiosi camalli locali, i bottegai armeni, la forzalavoro italiana in marcia verso la piccola borghesia e anche i notabili. Ma Tapie varò una Mairic agli ormeggi, nei cui salottini in mogano e palissandro riuniva - su convocazione - un Consiglio comunale ombra da cui chi «remava contro» era - beninteso - escluso. E che l'assai fragile democrazia marsigliese avesse per emblema un vascello, corsaro come il suo proprietario, non era, tutto sommato, casuale. Vai a Marsiglia sei giorni dopo il primo turno per l'Eliseo e ad otto dal secondo e respiri, con la salsedine e la bouillabesse che infesta i vicoli dell'angiporto, il Vuoto. O meglio, l'Assenza. Come nel wagneriano «Vascello fantasma», Bernard Tapie è ormai il Marsigliese Volante, spettro politico - ineleggibile per debiti - e cadavere imprenditoriale che, nondimeno, ancora strega la città. L'Olympique Marseille non è più suo, ma dicono continui a governarlo per interposta persona. E al Municipio, nelle Comunali del giugno prossimo, proverà a far eleggere un suo fedelissimo. Eppure la Marsiglia di cui Lionol Jospin ha bisogno come il pane - e aggiungiamoci pure la sua sterminata Regione: Rhónc-Alpcs - per strappare a Jacques Chirac l'Eliseo il 7 maggio non appartiene più a Bernard l'Inaffondabile. E cerca, con indolenza mediterranea, nuovi padroni. Jospin era qui, l'altra sera. Diecimila persone, il meeting socialista più riuscito degli ultimi dieci anni. Non un accenno a Tapie. E in tempo di arraffa-consensi come quello elettorale ce ne vuole, di coraggio, per non strizzare nemmeno l'occhio alle vecchie clientele rosa. Nella città malavitosa e a vocazione parassitaria, strangolata dal poker immigrazione-degrado urbano-crisi portuale-lepenismo rampante, ove la coscienza civica e il patriottismo puro sono rara merce d'importazione (la Marsigliese stessa, non nacque forse a Strasburgo?) Jospin il Savonarola ps dovrebbe arenarsi come un ■. u profeta dell'Antico Testamento a Ninive. E invece, la sala scoppiava. In prima fila, Marie-Claire Mendes France, vedova dell'unico uomofaro che la Gauche abbia avuto nel dopoguerra prima che Francois Mitterrand non se ne annettesse, con qualche libertà di troppo, l'eredità. «In tutti questi anni, non ho mai fatto votare mio marito per qualcuno. Ma adesso oso dirvelo: Mendes France sceglierebbe Lionel jospin». Al suo fianco, Robert Badinter, ex presidente della Corte Costituzionale. Che tuona contro le liberticide Leggi Pasqua. Incluse quelle antistranicri. Farlo a Marsiglia, dove la xenofobia e religione quasi collettiva - con venature diverse ma un fondo interclassista e sovrapartitico significa Oi-are, lanciarsi in una sfida solitaria senz'altro base che la propria forza di convincere. Guardiamo le cifre. Europee '94. Michel Rocard, il capolista ps, raccoglie un risibile 6%. Tapie, che insofferente della disciplina impostagli da rue Solferino si è annesso quale «instrumentum regni» i minuscoli Radicaux de Gauche (sopprimendo peraltro nel nuovo emblema, «Radicai», ogni accenno alla Sinistra) sfiora il 30. Presidenziali '95. Lionel Jospin raccoglie il 20,77, concedendosi persino il lusso di mettere fra sé e l'avversario di domenica prossima - uno Jacques Chirac da 16,7 appena il Terzo Uomo: Edouard Balladur (18,9). Peccato che davanti ci sia JeanMarie Le Pen con un bel 22,32%. Eppure, ma grado la maggioranza relativa, oggi il Front National fa meno paura di prima. Anzi, qualcuno si azzarda a dire che la vittoria apre la via al declino. Facciamo ancora un breve passo indietro. Ultime Regionali. La Gauche è al governo, ma sente che la fine s'avvicina. E a Marsiglia, in partibus infidelium, getta allo sbaraglio un bagarreur come Bernard Tapie. Che ce la fa di misura strappando a Le Pen la presidenza regionale. Bella impresa. Ma la Francia e gli stessi socialisti scopriranno a loro spese qualche mese più tardi che, per battere Le Pen, Tapie ha dovuto usare le stesse armi dell'avversario. Demagogia, intimidazione, arroganza, semplicismo autoritario. Tenendo a battesimo, per così dire, il lepcnismo di sinistra. Come spesso accade in letteratura, Jean-Marie Le Pen e Bernard Tapie trovavano più facile odiarsi che ammettere un'inconfessabile sintonia di temperamento. Il primo finirà del resto per riconoscerla pubbli¬ camente, l'anno scorso, proponendo al rivale un'alleanza strategica contro quanti - a Gauche come a Droite - «tagliano fuori il popolo». Ma ora che l'anti-Lc Pen Bernard Tapie è senza corrente, un Frankenstein progressista cui i giu¬ dici hanno staccato la spina e le tv il video, anziché decollare Le Pen si pianta. Quel 22% con dietro Jospin al 20 è una mezza sconfitta per una metropoli che conta 150 periferie diverse, 85 nazionalità e una disoccupazione record in Francia è quasi una mezza sconfitta. E il candidato ps, che da quando crede in stesso sa trovare le parole giuste, giovedì ha saputo sedurre Marsiglia ben oltre le aspettative. In che modo? Non promettendo nulla se non di coniugare rigore, equità, nistra una ta di Marsiglia, e (in alto il suo t) e Ibrahim Ali mondo che buongoverno e idee innovatrici. Laddove, nel suo programma, Jean-Marie Le Pen assicura che butterà a mare almeno 1000 immigrati il giorno. La contrapposizione non potrebbe essere più totale. Il miracolo è semmai che Marsiglia, l'Harlem mediterranea, creda in Jospin. Ma forse qui bisogna chiamare in aiuto la storia. Città solare eppur umbratile, la seconda metropoli francese vive da sempre in controtendenza. Il prof. Echinard, storico locale, ne testimonia volentieri. «Già Enrico IV ne diffidava, e volle sottometterla prima di sentirsi tranquillo. E Luigi XVI fece aprire una minuscola breccia nello sue mura per dimostrare alla Francia e al aveva soggiogata. Marsiglia respinse Napoleone, accusandolo di rovinarle i traffici mercantili. E nel 1892, sotto una République moderata, fu la prima a divenire socialista. Con de Gaulle rimase fedele a Defferrc, e nell'Era Mitterrand ha votato massicciamente per il Front National». Impressionante. Tra un pastis e l'altro, con la bonomia dei romanzi di Pagnol ma una ormidabile tenacia, i marsigliesi conducono da secoli una vittoriosa guerra privata contro le mode e il «trend» parigini. Insubordinazione mediterranea, vecchia scuola fenicia poi ellenica o influenze corsotaliche, poco importa: il fenomeno è là, irriducibile ed enigmatico come i mali che assillano la più vitale tra le città rancesi. Il nuovo idolo nazionale ò Chirac? A lui i sondaggi promettono vittoria? Bene, vuol dire che Marsiglia rischia di preferirgli Jospin sottraendogli - \ chissà - l'Eliseo. Da Le Pen al ps in 15 giorni. Più che un chimico ci vorrebbe un alchimista. Ma a Lionel Jospin, di questi tempi, i miracoli riescono bene. «E poi guarda, sai che ti dico? Io i Rossi li sprango come i negri, ma tra l'unico socialista onesto di Francia e una banderuola dai mille compromessi come Jacques Chirac non ho dubbi: voto Jospin». René è italiano, francesizzato da due generazioni. Ancora trent'anni fa quelli come lui qui li chiamavano «ritals», gli italioti. E mezzo secolo prima, non lontano da qui scoppiavano i pogrom contro i lavoratori pie| moritesi e napoletani. Le accuse: battere la fiacca, amare il vino e le donne (altrui), fare troppi figli, essere sporchi, attaccabrighe, violenti, rubare la pagnotta ai francesi e imbastardire il gallico lignaggio. Non glielo leggi in faccia, vista la corporatura, il tasso etilico e il coltello che spunta dai calzoni, ma gli stilemi che l'ex immigrato René, autoconvintosi d'essere più francese di Vercingetorige grazie alla militanza nel Front National, applica ai maghrebini sono i medesimi di cui i suoi genitori furono vittime rolla III Repubblica. Ma torniamo a Jospin: «Quando venne fuori la montatura Ibrahim Ali» - il ragazzo delle Comore ucciso da tre attacchini lepenisti alcune settimane fa - «lui fu tra i pochi a non sostenere che era un assassinio premedidato. Predica idee diverse dalle nostre, ma ha l'intelligenza di capire che criminalizzarci non serve». Cambiamo quartiere. Da una rara «isola bianca» nel XVI alla cité Félix-Pyat. Grandi slum. Impossibile non farsi dare del «tu». Miseria, ma anche storie di rapide fortune economiche. Il boss del quartiere e un iracheno dal quattrino facile, Mohammcd. Si ò comprato in centro, boulevard d'Athònes, un cabaret con danzatrici orientali dalle pingui forme. Nome, «Le Mille e una Notte». Non proprio danza del ventre, perché a Marsiglia i fondamentalisti islamici guadagnano terreno e hanno la bomba facile, ma comunque il massimo dell'hard compatibile con Maometto. Nel rione ò un idolo. Scendiamo la Canebière, I quella che «Le Monde» definisce 1'«arteria più cosmopolita d'Europa». Lo struscio, a metà pomeriggio, è già in piena fioritura. Ventidue gradi. A Parigi stamane ce n'erano 7, a Strasburgo 4. Due universi che il Mistral e i sentori di Provenza separano irrimediabilmente. Balladur ha un bel proporre il rivoluzionario Canale RenoRodano. 1 due fiumi non potrebbero essere più agli antipodi. Dietro l'angolo, una buca delle lettere che tracima corrispondenza. In Francia, una cartolina da Mentono a Brest o da Bayonne a Dunkerquc impiega 24, massimo 48 ore. Che succede a Marsiglia? «Non lo sa? I postini sono in sciopero da 7 settimane e mezzo». Enrico Benedetto La vedova di Mendès-France applaude il candidato del ps «Mio marito sarebbe con lui» Un immigrato italiano: i negri e i rossi io li sprangherei ma Jospin è un uomo onesto \ ■. u tutti que eao. o: e o, e e e e iien n ro di e a %. a ue le upo c0. oeso vca es rd to nel za Da siniveduta Tapie (yacht) emMatstcfMcnpdgvtnrpmglnlndsscPPv Da sinistra una veduta di Marsiglia, Tapie (in alto il suo yacht) e Ibrahim Ali Il socialista Lionel jospin nel suo giro elettorale [foto reuteri Bernard Tapie in un locale notturno di Parigi