Polemiche tra i soci: così non si privatizza

Confermate le anticipazioni: escono Salza, Mazzarello e i consiglieri privati, Pasqua nuovo amministratore delegato Confermate le anticipazioni: escono Salza, Mazzarello e i consiglieri privati, Pasqua nuovo amministratore delegato San Paolo in rotta verso Ina ed Imi Polemiche tra i soci: così non si privatizza TORINO. Secondo Gianni Zandano, presidente riconfermito dell'Istituto bancario San Paolo di Torino, la banca ha ormai scelto la strada della privatizzazione, lungo la quale non ci saranno battute d'arresto né ripensamenti; per Enrico Salza, ex vicepresidente del San Paolo, e neodesignalo vicepresidente della controllata Crediop (ma accetterà?), «c'era nel San Paolo chi voleva una vera privatizzazione; ora invece comanderanno i palazzi romani». Chi ha ragione, tra i due? Zandano - che ha avuto in tutte le sue mosse l'avallo, se non la regia, del premier Lamberto Dini - o il «perdente» Enrico Salza, che la contrastava? L'assemblea di ieri ha formalmente posto le premesse per la privatizzazione: con le modifiche apportate allo statuto, la holding potrà scendere sotto il 50% della banca. Ma cosa accadrà, realmente, in futuro? Per capirlo, partiamo dalla cronaca. Nel nuovo consiglio del San Paolo di Torino gli azionisti privati Ifil (gruppo Agnelli) e Ferrerò, che esprimevano i consiglieri Gianluigi Gabetti e Pietro Ferrerò, non sono più rappresentati. Zandano ha commentato: «Avrei fatto carte false per averli, ma hanno manifestato l'impossibilità ad assumere cariche per il prossimo trienno». In realtà, congiuntamente Ifil e Ferrerò avrebbero volentieri designato un comune rappresentante, Franzo Grande Stevens, che non è poi stato designato dalla holding San Paolo: non se ne sa il perché, e nessuno ha commentato quella che era stata una pura indiscrezione. Cosa indicano queste assenze? Indicano un profondo dissidio nato sulla linea strategica tra il vertice del San Paolo e i suoi grandi soci privati. E' a questo contrasto sulle strategie che si ricollegano tutte le novità del momento: le uscite di Salza e Mazzarello, l'arrivo come nuovo amministratore delegato di Dario Pasqua (già vicedirettore generale, vicino a Zandano), e soprattutto l'ingresso nel consiglio San Paolo degli esponenti di Imi e Ina: Ercolani e Siglienti. Perché? Cosa indicano queste nuove presenze? Le «voci» del mercato ipotizzano una risposta sorprendente: la creazione, cioè, a breve-medio termine, di un'alleanza azionaria tra San Paolo, Imi e Ina poi estensibile a Cariplo e Monte dei Paschi: dunque, un sistema di banche oggi a controllo pubblico, potenziate dalla collaborazione con un grande istituto a medio termine e mer- chant bank. Fin qui le voci. Su tutto ciò, Zandano ha detto tre cose: 1) non esiste l'ipotesi di una possibile «fusione» San Paolo-Imi; 2) Imi e Ina sono soggetti privati; se daranno una mano al San Paolo ben venga, ma non ci sono ancora decisioni in tal senso; 3) creare un «nucleo stabile» di controllo è necessario per la privatizzazione. Ebbene, al di là del «far play» di facciata, i privati contestano una strategia del genere che secondo loro «pubblicizza» il San Paolo, anziché privatizzarlo: almeno fin tanto che queste istituzioni resteranno a prevalente controllo pubblico. Va aggiunto, inoltre, che con questa strategia il San Paolo si pone in rotta di collisione con Mediobanca. Vuole cioè coagulare attorno a sé un polo bancario «globale» (attivo sia nel credito ordi¬ nario che nel merchant banking) deciso a competere con l'istituto di Cuccia. L'attrito Zandano-Cuccia è ormai palese: il San Paolo ha difeso l'Ambroveneto dall'Opa Comit (appoggiata da Mediobanca), si è dissociato dall'offerta di Mediobanca per la Stet, ha chiamato nel cda Siglienti, da tempo in rotta con Cuccia. Come se non bastasse Molinari, il presidente di Fondiaria, (area Mediobanca), ha rifiutato l'offerta di Zandano di divenire consigliere del San Paolo Holding. E non si può escludere che anche altri consiglieri privati designati alla holding (come Worms o Giovanni Alberto Agnelli) facciano altrettanto. L'impressione, insomma, è che sul futuro del San Paolo le «grandi manovre» - e i contrasti - siano appena all'inizio. Sergio Luciano Gianni Zandano è stato riconfermato ieri alla guida del San Paolo