Chi è l'erede di Liala? di Giovanni Raboni
La lunga vita del romanzo rosa enon sognare DISCUSSIONE. ABelgioioso si discute di lacrime e cuore, il genere più amato dagli italiani Chi è l'erede di Liala? La lunga vita del romanzo rosa 1 AMORE sotto le bombe». ^ Con questo t'itolo n Bel- L| gioioso si discute di anni di letteratura d'amore e si ri I corda Liala, scomparsa il 15 aprile. Mitica Liala, che scriveva tre o quattro libri per volta con la sua macchina elettrica che, diceva, «corre più veloce della luce». Ma Liala non c'è più. Lascia eredi? E, se ne lascia, ne abbiamo ancora bisogno? Non ci bastano Sentieri e Beautiful? Il poeta e critico letterario Giovanni Raboni, al quale ha replicato, sabato scorso su Tuttolibri, Oreste del Buono, cita Susanna Tamaro: «E' un tasto già fin troppo battuto. Lo dico con tutta la simpatia: non sto giudicando il libro, sto dicendo che il pubblico in quella direzione l'ha accolta, parlo del riscontro dell'utenza». Anche Eco ha venduto più d'un milione di copie. «Sì, ma a un altro pubblico, a quello dell'acculturazione, che "voleva" Eco in scaffale». Dunque, lettori affamati di buoni sentimenti? «Delle Liale c'è bisogno. E' difficile immaginare Liala senza successo. Se la gente dev'essere consolata, la si consoli. Nel caso Tamaro la funzione è quella, anche se lei è più consapevole, più forte sul piano letterario». Altri nomi? «Busi ha detto che io e Mario Luzi siamo le Liale della poesia italiana». Quanto alla sopravvivenza del genere «rosa» è difficile negargli delle possibilità. Secondo Grazia Cherchi, critico letterario dell' Unità, la letteratura d'evasione esisterà sempre. Dice la Cherchi: «Io non ne sento affatto il bisogno, però mi rendo conto che si può anche leggere per tirare il respiro e uscire dalla realtà odierna italiana». Ma c'è una variante: «Oggi molti lo fanno attraverso la lettura del libro giallo, un genere che si intensifica alla follia. Il giallo ha sostituito il rosa». Ma non del tutto. «Certo, non del tutto. Il rosa sopravvive in certe collanine. Ma anche nel resto della produzione libraria. C'è una letteratura al femminile sentimentale, e in parte anche maschile. Molti best seller italiani e stranieri si avvicinano a quel genere. Succede con la signo- ra Allende, seppur mascherata dall'impegno». E lei come giudica queste opere? «Moravia disse di De Amicis: ci vuole un cuore di pietra per non ridere». Ridere. Oppure piangere di commozione. Scelta drastica, secondo l'inclinazione del lettore? No, mondo superato, anzi, sostituito, secondo Roberto Cotroneo, capo dei servizi culturali dell'Espresso, autore di un viaggio nella letteratura dedicato al figlio (Se una mattina d'estate un bambino, Frassinelli editore). Dice Cotroneo: «Il "rosa" oggi non è solamente un fenomeno letterario, è soprattutto televisivo. Liala aveva un ruolo preciso e lo assolveva scrivendo cose alla Beautiful in anni in cui non esisteva tv e il cinema si occupava d'altro». Ma, dice Cotroneo, attenzione ai luoghi comuni: «Molti parlano di Liala e non l'hanno letta, altrimenti saprebbero che era scrittrice con una forte consapevolezza del suo ruolo, che non è mai uscita da certi limiti, con storie mai troppo passionali però neppure fredde, con ambienti mai troppo degradati né troppo alti. Conosceva il target». Contro i binari di Liala e delle sue potenziali eredi scatta Barbara Alberti che, in Delirio (Mondadori) ha narrato con parole e immagini di fuoco una passione erotica fra vecchi: «Liala e gli altri mi fanno arrossire: sognano un'orgia, sognano venti militari chiusi in una casa con una donna e li mettono in fila a farle il baciamano. Ma ognuno si nutre con quello che vuole». D'altro avviso è Anna Setti, responsabile di «Harmony» (Mondadori): «Sforniamo due titoli al giorno, 14 milioni di volumi l'anno venduti». Soltanto titoli stranieri. Ma arrivano Liale italiane? Manoscritti? E c'è qualcosa di buono? «Fatichiamo a leggere quello che traduciamo. Vuole che ci mettiamo a leggere anche gli italiani che non pubblicheremo?». Per curiosità... «C'è qualcuno che vale, ma molti sono fuori di testa». E la tv? «Secondo una nostra ricerca soltanto il 15% dei lettori guarda anche le soap operas. La telenovela è da condividere con altri, la lettura è solitaria». E il lettore chiede sentimento. Cotroneo fa l'esempio di Mario Biondi, traduttore dall'inglese, autore per Rizzoli di titoli come Un amore innocente o Crudele amore. Dice Cotroneo: «E' un signore molto per bene, un ottimo traduttore. Scrive romanzi che non è possibile definire rosa. Lo dico senza la minima cattiveria: il posto di Liala lo possono prendere scrittori come lui. Scrittori non "rosa", ma di intrattenimento». E la Tamaro? «Banalizzarla è banale. Allora anche Herman Hesse e il suo Siddharta...)i. Marco Neirotti Cherchi: «Per esempio la Allende» Raboni: «Ilpubblico della Tamaro» enon sognare Isabel Allende: per Grazia Cherchi è un esempio di «rosa» camuffato. A sinistra: Giovanni Raboni
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