Un cadavere inguaia gli 007 d'Israele di Aldo Baquis

Leader di Hamas è stato affidato a collaborazionisti arabi che lo hanno picchiato a sangue Leader di Hamas è stato affidato a collaborazionisti arabi che lo hanno picchiato a sangue Un cadavere inguaia gli 007 d'Israele Palestinese ucciso durante un brutale interrogatorio TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Lo Shin Bot - il servizio di sicurezza interno israeliano - rischia di trovarsi al centro di nuove polemiche dopo che ieri i patologi dell'Istuto di medicina legale di Abu Kabir (Tel Aviv) hanno stabilito che la morte di un attivista islamico palestinese ò stata dovuta a percosse subite in carcere. Abd a-Samed Hrizat, questo il suo nome, era stato arrestato sabato a Hebron (Cisgiordania) perché sospettato di coordinare le attività di una cellula armata di Hamas. Martedì, subito dopo la sua morte, il ministero della Giustizia ha incaricato un suo dipartimento speciale, presieduto dall'avvocato Eran Shendar, di convocare tutti gli agenti dello Shin Bet coinvolti nel caso affinché spieghino l'accaduto. La versione fornita ieri dalla stampa israeliana e dalla radio militare (ma priva ancora di qualsiasi conferma ufficiale) è impressionante. Secondo queste prime ricostruzioni ufficiose subito dopo l'arresto Hrizat (30 anni) è stato portato a Gerusalemme nel Campo dei Russi, in un impianto dello Shin Bet. Nella cella n. 18 ha trovato tre palestinesi collaborazionisti di Israele e due delinquenti comuni, pure palestinesi, che erano stati incaricati di estorcergli una confessione. Hrizat ha invece mantenuto un atteggiamento guardingo e i cinque compagni di cella - ricevuto un segnale dagli investigatori dello Shin Bet - lo hanno allora assalito. Dopo 20 minuti Hrizat è svenuto ed e stato trasferito in una cella di isolamento. Solo dopo un'ora i suoi carcerieri si sono accorti che stava agonizzando e l'hanno trasportato di urgenza all'ospedale Hadassah, dove ò spirato all'alba di martedì. Ieri due patologi israeliani e uno scozzese (il dottor Derek Bounder, accorso a Tel Aviv su richiesta della famiglia della vittima) hanno rilevato nel cranio di Hrizat «un evento traumatico esterno» dovuto a percosso. Secondo l'avvocato della famiglia Hrizat, Andrò Rosenthal, anche il corpo mostrava lividi e contusioni. Alla famiglia, che fin dal primo momento aveva accusato i servizi segreti israeliani di aver ucciso a sangue freddo il loro congiunto, il risultato dell'esame patologico non ha suscitato sorpresa. Da Damasco, il movimento islamico Hamas ha già promesso che vendicherà duramente «la morte del martire». Per lo Shin Bet - che da un anno è impegnato in una lotta senza quartiere contro il terrorismo islamico - il caso Hrizat rischia di avere ripercussioni serie. Già ieri un'attivista dei diritti civili, l'avvocatessa Lea Zemcl, ha accusato lo Shin Bet di ignorare sistematicamente le modalità di interrogatorio stabilite nel novembre 1987 da una commissione giudiziaria presieduta dal giudice Landau. Secondo la signora Zemel, che è specializzata nella difesa dei detenuti politici palestinesi, gli agenti dello Shin Bet sono soliti inoltre avvalersi di collaborazionisti palestinesi, quando non vogliono usare la forza in prima persona. Coinvolto negli Anni Ottanta in due gravi scandali (l'uccisione a freddo di due palestinesi e la montatura di accuse contro un ufficiale druso dell'esercito israeliano) lo Shin Bet ha ricevuto con il rapporto Landau l'occasione di «voltare pagina». Si tratta di un dettagliato codice di comportamento (segreto in parte) che, pur non ignorando le necessità operative dello Shin Bet, cerca di impedire abusi e violenze gratuite. «Non ci può essere tortura o violenza, - si legge nel rapporto - né offesa alla dignità del prigioniero. I mezzi di pressione devono essere non violenti e psicologici, come l'uso di inganni e di stratagemmi. Quando ciò non basti, una moderata misura di pressione fisica non può essere evitata». Nei mesi scorsi, per far fronte alle impellenti necessità operative necessarie ad arginare il terrorismo islamico, il premier Yitzhak Rabin ha autorizzato lo Shin Bet a far uso di maniere più brusche quando ci siano vite umane in pericolo immediato. «Ma questo non era il caso dell'inchiesta di Hrizat - ha obiettato l'avvocatessa Zemel -. Nei suoi confronti, lo Shin Bet è ricorso subito alla violenza». Adesso gli agenti devono giustificare il loro comportamento di fronte ad un dipartimento del ministero della Giustizia notoriamente insofferente delle pressioni politiche. Aldo Baquis

Luoghi citati: Cisgiordania, Damasco, Gerusalemme, Hebron, Israele, Tel Aviv