Il voto spacca le fabbriche

Il voto spacca le fabbriche TRA PROTESTE E MEDIAZIONE Il voto spacca le fabbriche Crescono i «delusi» dalla proposta del sindacato TORINO AL Piemonte metalmeccanico arriva un «no» secco alla piattaforma di Cgil, Cisl e Uil sulla riforma previdenziale. La linea rossa del no operaio non segue una direttrice precisa, ma attraversa come il grafico di una scarica elettrica quasi tutta la regione: la cintura di Torino, Ivrea, le province di Alessandria e Novara, la zona di Casale. Ieri sono stati resi noti i risultati delle consultazioni a Fiat Mirafiori. Ha vinto il «sì», ma sul filo di lana (51 per cento contro 49 per cento). Una vittoria non solo risicata, ma una vittoria che si può definire «a peso lordo» perché è stata votata una piattaforma con la «tara» degli emendamenti proposti da Cgil, Cisl e Uil regionale. I lavoratori, cioè, non hanno espresso il proprio parere sulla piattaforma dei sindacati confederali così com'è stata presentata al governo. Le modifiche proposte da Cgil, Cisl e Uil piemontesi riguardano la pensione di anzianità (possibilità di accedere con 35 anni di contributi anche prima dei 53-55 anni pur con meccanismi di penalizzazione transitori), i contributi minimi (possibilità di andare in pensione a 60 anni anche con i 5 anni minimi di contribuzione indipendentemente dal loro valore), i lavori usuranti (ridefinire il concetto di lavoro usurante consentendo l'anticipo dell'età di pensionamento senza penalizzazioni), i contributi figurativi (devono comprendere i periodi di aspettativa per ogni figlio e dare diritto anche all'anticipazione dell'età pensionistica). Per Giorgio Cremaschi, segretario regionale della FiomCgil, il parere dei metalmeccanici piemontesi è chiaro: «La piattaforma con gli emendamenti non è stata presentata dappertutto. Per cui il risultato complessivo si può leggere in questa maniera: il 52,3 percento ha detto no, il 32,6 ha detto sì agli emendamenti e solo l'I 1,8 per cento ha detto sì alla piattaforma dei sindacati confederali». Quali sono i nodi principali? «I 35 anni di anzianità innanzitutto. Se passasse il tetto dei 35 anni, ci sarebbe un consenso, ma risicato, perché il dissenso è molto più ampio e riguarda anche le pensioni d'anzianità prima dei 53 anni e il tema dei lavori usuranti. La Fiom piemontese ha commissionato uno studio i cui risultati verranno resi noti la prossima settimana. Ebbene, dai primi dati emersi risulta che un operaio metalmeccanico ha un'aspettativa di vita di cinque anni inferiore a quella di un suo dirigente». Cremaschi, ma i sindacati non sapevano già da tempo che quella piattaforma avrebbe incontrato difficoltà tra i lavoratori? «Quando Cgil, Cisl e Uil hanno presentato la piattaforma, la Fiom piemontese ha immediatamente e ufficialmente espresso il proprio dissenso. A questo punto se governo e sindacati confederali giungessero a un compromesso tra le loro due proposte, i no in Piemonte sarebbero del 90 per cento». Gianfranco Zabaldano, segretario torinese dalla Fim-Cisl, ammette: «Purtroppo non in tutte le assemblee si è riuscito a discutere con la necessaria serenità e il dovuto approfondimento. Ad ogni modo il dato è che tra i metalmeccanici c'è una grandissima attenzione al problema dell'anzianità e anche a quello legato alle attività usuranti. L'approvazione degli emendamenti indica ai sindacati confederali qual è la strada da seguire». Assemblee non facili dunque, nemmeno a Mirafiori dove hanno votato circa undicimila lavoratori: 5849 sì (pari al 51 per cento) e 5326 no (pari al 49 per cento). Un sì a denti stretti che si aggiunge al no a piena voce dei lavoratori dell'Iveco e a quello altrettanto netto di mercoledì dei dipendenti dell'Olivetti di Scarmagno. Ma i dati complessivi delle fabbriche piemontesi sono ancora più crudi per Cgil, Cisl e Uil. Fino a ieri sera si sono svolte assemblee in 286 aziende della regione per un totale di circa 110 mila persone. Hanno partecipato alle assemblee 52.167 dipendenti e hanno votato in 43.907. A favore della proposta Cgil-Cisl-Uil senza emendamenti (cioè la piattaforma confederale) hanno votato 5190 (l'I 1,8 per cento); sempre a favore, ma con l'emendamento dei 35 anni, si sono espressi in 14.292 (32,6 per cento), i contrari sono stati 22.956 (52,3 per cento), le schede bianche e nulle 1469 (3,4 per cento). Ieri ci sono stale anche le risposte concrete degli operai con i primi scioperi contro un eventuale accordo governo- sindacati che: non dovesse tenere conto dei limiti considerati invalicabili. Sugli scioperi interviene il segretario regionale della Cgil, Pietro Marcenaro: «Mi stupirei del contrario, cioè che non si verificassero tensioni arrivando vicino al momento conclusivo. Ma forse qualcuno pensava che il sindacato, facendo una proposta così difficile, avrebbe ricevuto applausi». Sono una ventina le aziende metalmeccaniche piemontesi che ieri sono scese in sciopero. Si è trattato di fermate spontanee che nei prossimi giorni potrebbero però espandersi a macchia d'olio. Secondo la Fiom, nella cintura di Torino (zona di Collegno), si sono fermati per un'ora i lavoratori di dodici fabbriche, fra le quali la Bertone, la Carello, la Borgonova e la Sepi. Nell'Alessandrino si sono fermate la Rossi di Pontecurone, le Officine Arquata di Arquata Scrivia, la Vezzani di Ovada, la Sniyth Europea, la Corinti, la lar e la Rotoinec nel Casalese, mentre in altre aziende gli operai, con ordini del giorno, hanno espresso il dissenso, invitando il sindacato a difendere il diritto alla pensione di anzianità dopo 35 anni di lavoro. Enzo Bacarani Tra i metalmeccanici piemontesi il 52,3% si è espresso contro il progetto di riforma Via ai primi scioperi Ieri i risultati alla Fiat Mirafiori I «sì» hanno vinto di stretta misura: 51% contro il 49 I LA PROPOSTA IN ESAME L 11 \ i i—-fy LFINO A 65 ANNI INCENTIVO DEL 2,5% PER OGNI ANNO DOPO 162 DOPO 62 ANNI E 37 ANNI DI CONTRIBUTI DA 55 ANNI CON ALMENO 35 ANNI DI CONTRIBUTI coOIaId5TpsiVcStpmF(mdB

Persone citate: Carello, Corinti, Cremaschi, Enzo Bacarani, Gianfranco Zabaldano, Giorgio Cremaschi, Pietro Marcenaro, Rossi, Vezzani