I sauditi: «Lo vuole Allah, non accettiamo critiche da nessuno» Riad, un'esecuzione al giorno
I sauditi: «Lo vuole Allah, non accettiamo critiche da nessuno» I sauditi: «Lo vuole Allah, non accettiamo critiche da nessuno» Riad, un'esecuzione al giorno Amnesty: quest'anno già cento vittime LONDRA. Gli attivisti dei diritti umani denunciano che in Arabia Saudita è in corso un'ondata di esecuzioni senza precedenti. Il numero delle decapitazioni nei primi quattro mesi di quest'anno supera di molto il totale dell'anno scorso. Finora sono novantasei gli uccisi sulle pubbliche piazze per mano del boia, j contro 53 l'anno passato, i Le esecuzioni e le amputazioni di mani per furto sono così frequenti che adesso se ne organizzano anche nei giorni infrasettimanali, mentre negli anni scorsi avevano luogo solo al venerdì, il giorno festivo dei musulmani. Se si confronta l'entità delle popolazioni dell'Arabia : Saudita con quella di Paesi come ! la Gran Bretagna o l'Italia, è co' me se da noi ci fossero diciotlo esecuzioni alla settimana. Circa il settanta per cento dei giustiziati negli anni passati erano stranieri. E più della metà di questi ultimi erano pakistani, seguiti da nigeriani, filippini c afghani. Per la maggior parte sono stati condannati per traffico di droga. A molti giustiziati sauditi è stato sufficiente il possesso o il consumo di alcolici. Uno yemenita è stato ucciso per aver bevuto una birrai Altri reati puniti con la morte sono la bestemmia, la pratica della magia nera, lo stupro e l'apertura di bordelli Le cronache degli ultimi tre anni parlano anche di cinque esecuzioni di donne - due came¬ riere che avevano ucciso il datore di lavoro e tre altre condannate per assassinio del marito o per reati di natura sessuale. Le autorità affermano che l'incremento delle esecuzioni corrisponde a un'ondata di criminalità. «Lo facciamo per rassicurare la popolazione. C'è stato un incremento di furti ed effrazioni tanto che ora è frequente vedere sbarre d'acciaio alle fine¬ stre dei negozi», spiega un portavoce a Gedda. «Applichiamo la legge di Allah e non diamo ascolto ad alcuno che dica qualcosa in proposito», ha rincarato la dose ieri il ministro dell'Interno, principe Nayef Bin Abdul Aziz, in una dichiarazione all'agenzia ufficiale Saudi Press. L'ondata di esecuzioni si accompagna a un giro di vite contro gli immigrati clandestini: si infittiscono i con- traili di documenti per la strada, allo scopo di individuare i visti scaduti, e migliaia di irregolari vengono espulsi, secondo quanto riferito da residenti stranieri in Arabia Saudita. Però il governo ha proclamato un'amnistia per i 500 mila clandestini. Gli stranieri vengono visti come la principale fonte di crimine e come responsabili della crescente diffusione della droga nel Paese. L'ondata di esecuzioni coincide con una campagna nazionale di sensibilizzazione sul tema delle tossicodipendenze; centri di recupero per drogati sono stati creati in tutte le maggiori città. Molti musulmani conservatori esaltano il sistema giudiziario saudita come il più aderente alla «Sharia», la legge islamica. Ma altri obiettano che reati come il traffico di droga non sono previsti dalla legge coranica. E le condanne a morte sono oggetto di un intenso dibattito fra gli esperti di dottrina islamica nel regno saudita. Gli esponenti dell'opposizione e Amnesty International protestano perché le condanne a morte sono spesso inflitte senza che agli accusati sia stata assicurata la presenza in tribunale di un avvocato. L'Arabia Saudita non ha un codice penale formale c solo gli avvocati sauditi sono ammessi nei tribunali islamici; ma la maggior parte di essi preferisce dedicarsi al più lucroso settore delle cause commerciali. «Tutto il sistema processuale è difettoso - dice Mohammed al Masarl, che guida il principale grappo di opposizione del Paese, il Comitato per la difesa dei diritti legittimi -. Gli stranieri poveri non godono di alcun aiuto legale e hanno ben scarse possibilità.di opporsi alla documentazione presentata dalla polizia». Amnesty International ha lanciato un appello a favore di sette somali accusati di tre omicidi: tutti loro si dichiarano innocenti, e benché il passaporto di uno di essi dimostri che egli si trovava all'estero al momento dei reati, ciò non è stato preso in considerazione dal tribunale. Kathy Evans Copyright «The Guardian» e per l'Italia «La Stampa» Si muore per traffico di droga, ma anche per un po' d'alcol Fatale a uno yemenita una caraffa di birra Re Fahd dell'Arabia Saudita guida il Paese che ha dato i natali al profeta Maometto vantando la più stretta ortodossia islamica Le drammatiche immagini dell'esecuzione sono tratte da un servizio fotografico realizzato da Kaj Lauridsen per la rivista «Paris Match»
Persone citate: Abdul Aziz, Kathy Evans, Nayef Bin, Re Fahd, Saudi
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