Ho visto il boia al lavoro

8 Ho vistoli boia al lavoro Un colpo di spada, l'urlo della folla LA GIUSTIZIA DI DIO LM RIAD m ESECUZIONE è fissata, come al solito, per qualche minuto dopo mezzogiorno, cosicché la gente possa seguire, prima, la preghiera del venerdì. Si ò già raccolta una folla di circa millecinquecento persone. Gli uomini indossano per lo più il tradizionale abito bianco, con le braccia scoperte fino ai gomiti e la kefìah di tessuto bianco e rosso. Le donne sono completamente avvolte in un informe vestito nero che non lascia vedere neanche gli occhi. Alcuni lavoratori stranieri, filippini, pakistani, singalesi, con indosso T-shirt da spiaggia, aggiungono una nota di colore. Cerco tra la folla ma pare che io sia l'unico europeo presente. Dal sole di mezzogiorno arrivano vampate di caldo che si riverberano sui gradini di marmo bianco e sulla vasta terrazza fuori della moschea centrale di Riad. L'elegante grattacielo della National Commercial Bank e il blocco squaj drato del palazzo dell'Hotel Mar Rosso sono sullo sfondo, dietro alla graziosa cupola bianca, ai minareti e agli archi della moschea che si specchiano nel pallido luccichio verde del laghetto artificiale. Il rumore del traffico della litoranca sopraelevata si libra sopra il mormorio degli spettatori. I funzionari arrivano alle 12,10. Fra loro c'è uno dei giudici del tribunale islamico, mi sussurra un vicino, e poi un rappresentante del governatore della provincia occidentale, ah ecco, arriva anche il boia! E' un enorme uomo nero, con un fisico da lottatore professionista. Sul capo ha un piccolo berretto bianco ricamato con fili dorati e argentei. Il giudice della Sharia ha una lunga barba nera. Sta leggendo il Corano. L'uomo della provincia occidentale conversa con due funzionari minori. Nessuno sembra voler parlare con il carnefice, che sta per conto suo, le gambe divaricate, le mani congiunte dietro la schiena. La folla cresce sempre più. Un paio di bambini frignano e vengono zittiti dalle mamme. Alle 12,13 un poliziotto in motocicletta si fa strada tra la folla con una sirena e una luce blu. Lo seguono un furgone bianco e blu, e tre auto della polizia. La folla si protende in avanti, in attesa. Il primo a uscire è un uomo che indossa una tunica bianca e porta una valigia nera. Chi sia, lo dice lo stetoscopio attorno al collo. Anche lui ha un berretto bianco. Cammina verso un tavolo sul fondo della terrazza e comincia a disporre gli strumenti che, presumibilmente, userà per le amputazioni. Il mio vicino mi dice che ci saranno due giustiziati: un pakista¬ no sorpreso a contrabbandare hashish all'aeroporto di Gedda, e un beduino che ha ucciso un commerciante di cammelli. Poi tre ladri, recidivi, avranno ognuno la mano destra amputata dal polso. Il gruppo sulla terrazza è stato raggiunto da due alti ufficiali di polizia in uniformi kaki. Un silenzio carico di attesa cala sulla folla. Uno dei poliziotti si fa avanti e srotola una carta. Da qualche parte una voce attacca con una preghiera. La folla risponde. Il poliziotto legge il documento con qualche difficoltà. Una delle donne velate emette un gemito di angoscia. I due uomini da giustiziare vengono portati fuori dal furgone; ognuno è sostenuto da un agente per parte. Le mani sono incatenate dietro la schiena. Sembrano drogati. Entrambi indossano T-shirt. Il beduino morirà per primo. I poliziotti lo fanno avanzare. Gentilmente lo aiutano a piegare le ginocchia. Lui esegue obbediente. Di nuovo mi chiedo se sia drogato. Il boia alza la spada dietro la sua schiena. Un fremito attraversa la folla. La donna singhiozza ininterrottamente. La lama è curva, lucente. Il boia l'abbassa piano come per prendere le misure. All'improvviso, con la punta della spada dà un colpo secco alla base della spina dorsale dell'uomo inginocchiato. Questo spinge la vittima a inarcare la schiena e sol- levare la testa; la pesante spada esegue un arco luccicante calando sul collo. C'è un suono sordo. La testa cade con un tonfo su un mucchietto di sabbia. Mi sento paralizzato. Schizzano abbondanti fiotti di sangue. Il corpo senza testa casca e il sangue si rovescia sul marmo bianco. Le gambe e le braccia, ancora incatenate dietro la schiena, si contorcono spasmodicamente. Non riesco a respirare. Un grande «Aaaah» si alza dalla folla. Potrebbe essere orrore o soddisfazione. Quattro uomini, si direbbero bengalesi, avanzano per mettere il cadavere in un sacco di plastica. Il secondo uomo viene portato fuori dal furgone. Io mi faccio strada a fatica tra la folla per allontanarmi. La gente mi guarda stupita. Alcuni ridacchiano. Il mio cuore batte, come la mia testa. Le mie mani tremano méntre cerco di introdurre la chiave di accensione. Non sono in condizione di guidare. Ma devo andare via subito. James McCredie Copyright «The Guardian» e per l'Italia «La Stampa» E' un venerdì: due le decapitazioni e tre le amputazioni Fuggo dopo la prima tremante d'orrore Nella foto a sinistra il boia si prepara a infliggere il colpo mortale A destra la vittima decapitata è ancora in preda a sussulti

Persone citate: Di Dio, James Mccredie

Luoghi citati: Gedda, Italia, Riad