Rushdie alla festa di Vienna liberata di Fabio GalvanoTito Sansa

«Churchill, quanta ci costi» Rushdie alla festa di Vienna liberata Nella piazza in cui Hitler annunciò l'Anschluss a privati», ha osservato il Winston d'oggi. E forse ha ragione: collezionisti e università americane sarebbero pronti a offrire cifre da capogiro, per esempio, per il manoscritto del «li combatteremo sulle spiagge». Ma molti ritengono che il fondo generato dalla lotteria sarebbe meglio speso per opere più direttamente godibili dal pubblico. Come ha scritto il Daily Mirrar, parafrasando un celebre discorso di Churchill sulla battaglia acrea d'Inghilterra, «mai tanto così è slato pagato da tanti a così pochi». Fabio Galvano VIENNA. La pioggia battente e dichiarazioni fuori programma del capo del partito cosiddetto «liberale», il populista di destra Jpèrg Haider, hanno guastato la «festa della libertà» con la quale l'altra sera e ieri l'Austria ha celebrato il cinquantesimo compleanno della Seconda repubblica, nata il 27 aprile 1945. Sul piazzale degli Eroi, dinanzi al palazzo imperiale di Vienna, dal balcone dal quale Hitler annunciò nel 1938 a mezzo milione di austriaci osannanti l'«Anschluss» al Reich tedesco, mercoledì sera era convenuta una gran folla (50 mila persone secondo gli organizzatori, tra le 5 e le 7 mila secondo il quotidiano conservatore «Die Presse») per fare festa. Presenti tra il pubblico, quasi tutto di giovani, il capo dello Stato Klestil e il cancelliere Vranitzky inzuppati dalla testa ai piedi. Assente invece, per protesta, il «liberale» Haider, che alle ultime elezioni ha ottenuto il 22 per cento dei voti. Polemicamente, nel pomeriggio, si era scaglialo contro coloro che considerano il 27 aprile la liberazione dalla dittatura nazista, il «giorno degli austriaci per bene», «lo sono così per bene - ha detto - che mi rifiuto di parteciparvi». Ha aggiunto che il 27 aprile non segnò la liberazione, ma «l'inizio dell'occupazione (dell'armata rossa sovietica, n.d.r.), degli stupri in massa, delle deportazioni, delle rapine. Non voglio avere nulla in comune con quelle sinistre assetate di potere che sono i genitori spirituali dei terroristi di sinistra». Criticato in Parlamento per avere definito i campi di sterminio «campi di punizione» e la creazione della repubblica austriaca «un aborto», Haider ha replicato ai politici al governo - socialisti e popolari -, che «il loro passato non è meno macchiato del nostro». Alla festa del compleanno austriaco hanno pronunciato parole di distensione e di tolleranza il capo del centro di documentazione ebraica Wiesenthal, l'ex cardinale di Vienna Koenig, l'ex presidente sovietico Gorbaciov (collegato con Mosca via satellite) hanno cantato il soprano Agnes Baltsa, lo «chansonnier» Gilbert Becaud, l'americana Dionna Warwick, hanno danzato (nell'acqua del palco) gruppi folcloristici delle minoranze e zingari. Ma protagonista della serata è stalo, con sorpresa di tutti (lo avevano tenuto nascosto per motivi di sicurezza) lo scrittore Saiman Rushdie, che da sei anni vive alla macchia perché condannato a morte dai fondamentalisti islamici di Teheran. Ha parlato della libertà, il più grande valore dell'uomo. Facendo però una distinzione. «Un'unica libertà deve venire rifiutata - ha detto, accennando al balcone dietro a sé, dal quale nel '38 Hitler aveva dichiarato libera l'Austria -. E' la libertà di mettere fine alla libertà». Il compleanno della Seconda repubblica, trasmesso in diretta dalla tv, è stato ignorato dal più diffuso quotidiano austriaco, la «Kronen Zeitung» (1 milione di copie) vicina a .Joerg Haider, che gli ha preferito un servizio a puntale sugli «anni rubati» (quelli trascorsi dai prigionieri di guerra austriaci in Russia) e da due dei più popolari cantanti austriaci, Udo Juergens e Peter Alexander. Hanno rifiutato l'invilo a partecipare alla festa, preferendo andare in vacanza al sole. Più che la pioggia, dunque, le polemiche hanno guastato la festa. E l'Austria si trova a essere tuttora divina sulla interpretazione de! 27 aprile. Eu «liberazione» dal nazismo oppure «occupazione» da parte dei vincitori? E l'Austria stessa fu «vittima» o «complice» del nazismo? Mezzo secolo non è bastato a mettere fine alla disputa e a fare chiarezza. Tito Sansa