E il centrodestra cerca un'alternativa a Silvio di Augusto Minzolini

E il centrodestra cerca un'alternativa a Silvio E il centrodestra cerca un'alternativa a Silvio LE STRATEGIE DEL DOPO VOTO ROMA AVANTI ad un cappuccino Gustavo Selva, presidente della commissione affari istituzionali della Camera e personaggio che si muove sulla linea di frontiera che unisce An a Forza Italia, tenta di indovinare il futuro del centro-destra. Un po' azzarda, un po' ripete qualche sentito dire, un po' riporta quel che è accaduto nei giorni del maldipancia che ha colpito il Polo dopo l'insuccesso elettorale. «Mi sbaglierò, ma questo Parlamento ha ancora qualcosa da dare. Addirittura si potrebbe introdurre il presidenzialismo. E forse le elezioni si potrebbero fare addirittura nella primavera '96. Del resto a noi potrebbe far comodo: c'è un problema di leadership, nel senso che Berlusconi può fare il leader, ma non il premier. Tanto nel '99 Silvio può essere il nostro candidato per il Quirinale. Per il governo, invece, dovremmo puntare su personaggi come Dini, Martino, Monti, magari in accoppiata con Di Pietro. La verità è che dalla propaganda siamo passati alla fase della pianificazione della strategia politica». Discorsi in libertà quelli di Selva che, comunque, escono anche dalla bocca di qualcun altro. Mezzo sdraiato su una poltrona di Montecitorio Enzo Savarese, altro uomo cerniera tra An e Forza Italia, fa un ragionamento analogo. «C'è bisogno di una riflessione politica. Dobbiamo ristrutturare il centrodestra anche nella leadership. Berlusconi va bene come leader, non come candidato a premier. Chi è più adatto? Il rospo». Già, il «rospo», nomignolo che il liguaggio sbrigativo della destra ha affibbiato a Lamberto Dini. Queste le analisi sul versante del Polo più vicino a Fini. Ma anche tra i moderati i ragionamenti seppure partono da presupposti diversi, arrivano alle stesse conclusioni. «Voglio scrivere una lettera a Silvio - confida Cristina Matranga - per chiedergli di continuare ad essere l'anima di FI. Noi alle elezioni siamo andati bene grazie a lui. Ecco perchè deve rimanere nel movimento e come premier dobbiamo pensare a qualcun altro. Per Palazzo Chigi ci vogliono persone grigie, come Martino o Dini. Lui è solare, deve essere il leader politico. Inoltre visto che per noi è un patrimonio, dobbiamo tutelarlo, non esporlo troppo. Per questo sono la prima a chiedergli di mettersi la maglia di lana...». Eh sì, la parola chiave nel centro-destra è «ristrutturazione». C'è ancora molto confusione, ci sono ancora idee diverse, se non addirittura opposte, ma la prima conseguenza di quanto è avvenuto domenica scorsa è un profondo ripensamento che riguarda un pò tutto. In queste elezioni il centrodestra ha scoperto che la vittoria non è scontata, il che ha rimesso in discussione anche dei tabù: dalla politica dello scontro a tutti i costi, alla scelta dell'uomo da spedire a Palazzo Chigi che potrebbe essere diverso da Berlusconi. Solo che, come sempre, ogni «ripensamento», ogni «ristrutturazione» per dispiegarsi ha bisogno di tempo. E naturalmente va avanti lentamente, tra qualche resistenza. La prima, ovviamente, è quella di Berlusconi che dello «schema» che si è dato da mesi vuol cambiare il meno possibile: lui vuole andare al voto al più presto, perchè ogni mese che passa può metterne in forse la leader- ship. Ecco perchè il cavaliere non si stanca di snocciolare cifre e tabelle, per dimostrare che queste elezioni sono andate bene. Ecco perchè, ancora ieri mattina, Berlusconi ha proposto nuovamente a Fini di fare un altro tentativo per convincere Scalfaro a dare le elezioni a giugno e si è arreso solo quando il segretario di An gli ha spiegato: «Guarda Silvio noi abbiamo solo un'alternativa: votare se ci è possibile ad ottobre». Ecco perchè Berlusconi ha quasi rivolto una preghiera allo stato maggiore del Polo chiedendo a tutti di mettere da parte le polemiche: «Voi queste cose non me le potete fare...». Ecco perchè ha chiuso la porta ad ogni ipotesi di rimandare il voto oltre il prossimo ottobre come vorrebbero Casini, Mastella ed altri: «I ecd - ha rimarcalo il Cavaliere - non possono dire apertamente che si deve andare oltre ottobre. Nè possono pensarlo. Altrimenti vorrebbe dire che sono dall'altra parte». Ecco perchè, infine, Berlusconi in fondo in fondo vorrebbe fare i referendum per rilanciare la propria immagine appannata dal risultato nelle amministrative: «Io continua a ripetere - i referendum voglio farli davvero». Solo che il personaggio si rende conto di quello che sta avvenendo, che la «ristrutturazione» del centro-destra è già cominciata e che la cosa migliore per lui non è opporsi ma, semmai, guidare questo processo. «Il vero leader - disserta il cavaliere - è quello che dice agli altri: comandatemi». Da qui discendono le sue aperture alla trattativa sui referendum, sulle pensioni, sull'ipotesi di un governo elettorale che succeda a Dini per portare il paese alle elezioni. Insomma, anche lui deve ossequiare il partito dei mediatori anche se sull'esito dei loro sforzi non ci scommette niente: «Ma come ci sipuò fidare di D'Alema e soci?», è la domanda che rivolge continuamente ai suoi. Solo che mentre lui frena, gli altri vanno avanti. Mastella dice che «non dormirebbe la notte per evitare i referendum». Fini continua a lusingare Dini. E tutti sognano la «trattativa» con gli avversari. Grande assertore della «ristrutturazione» del centro-destra è, ovviamente, Pinuccio Tatarella. «Noi - spiega - ci dobbiamo abituare alla discussione. Questo per evitare che ogni volta che qualcuno fa la pipì, si possa dire che il polo è diviso. Ora stiamo avviando un processo per arrivare ad elezioni ottobre. Gli altri non ci permetterebbero di andare oltre, non possono tenere Prodi in frigorifero per troppo tempo. La cosa migliore sarebbe quella di arrivare alle elezioni concordando un tragitto con gli altri. Noi per ora abbiamo dato il segnale della compattezza e della disponibilità. Vediamo se saranno raccolti. Certo è che se ci si siede ad un tavolo di trattativa bisogna trovare un accordo che contempli il modo per evitare i referndum, la riforma delle pensioni e la data delle elezioni. Tra noi c'è chi dice che bisogna andare ai referndum perchè tanto li vinciamo. Ma io l'accio un ragionamento: se andiamo ad un tavolo di trattativa non si può fare un accordo sulle pensioni e non sui referendum. O si tratta su tutto, o è difficile trattare solo su alcune cose. Dini candidalo del Polo per il governo nelle prossime elezioni? Certo che il gesto che fatto di preannunciare le sue dimissioni, lo accredita, comunque. Lui dimettendosi dopo aver approvato la riforma del pensioni si conquista la stima di tutti e quando uno ha la stima di tutti si fa presto a trovargli un ruolo». Augusto Minzolini Sopra, Silvio Berlusconi con Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini. A destra, Rocco Buttiglione. qui a lato Giuseppe Tatarella

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