L'Orchestra Rai per la Liberazione
Spettacoli Cronaca Successo al Lingotto del concerto diretto da Bertini, in diretta tv L'Orchestra Rai per la Liberazione Il pubblico non si stancava di applaudire Concerto dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Gary Bertini per celebrare, l'altro pomeriggio all'Auditorium del Lingotto, il cinquantenario della Liberazione. Il programma, senza intervallo, si è aperto con «Un sopravvissuto di Varsavia» op. 46, il melologo che Schònberg compose nel 1947 su commissione della Fondazione Koussevitzky. E1 una delle opere più impressionanti del periodo americano. Il gelo intellettualistico, non raramente connesso con l'impiego della dodecafonia, si scioglie qui nell'immediatezza del racconto. Lo sgomento del sopravvissuto rimasto nascosto nelle fogne del ghetto di Varsavia, le voci dei soldati che radunano la folla picchiando all'impazzata, il silenzio, le nuove grida («Uno, due, tre, quattro... Voglio sapere quanti mandarne alla camera a gas...») contro cui il popolo perseguitato oppone l'inno dello «Shemà Israel», «Ascolta Israele» compatto come una muraglia: tutto questo si svolge in pochi minuti cui Gary Bertini ha impresso un ritmo incalzante, disegnando un doppio crescendo sino all'esplosione del coro; mentre il baritono Benjamin Luxon, in casacca nera, la barba bianca che gli incornicia il volto, le mani levate in atto di invocazione, ha impresso al testo una solennità inconsueta, allontanandosi dalla concitazione quasi cronachistica che di solito le voci recitanti adottano per questo pezzo. Subito dopo è stata eseguita l'«Eroica» che, come il «Fidelio», è una storia di liberazione. A questo testo classico Gary Bertini ha impresso un ritmo nervoso ed incalzante, sacrificando un poco la grandiosità a favore di un'ansia senza riposo. In questa linea tutto è parso molto coerente, e l'impostazione interpretativa del direttore si è capita fin dalla prima battuta: la pausa, estremamente abbreviata, tra i due accordi iniziali la- sciava presagire un «horror vacui» che ha percorso, infatti, l'intero movimento iniziale per rilassarsi un poco nella marcia funebre, riuscita bene, soprattutto nei momenti di maggiore religiosità. Qualche rigidezza non è mancata in seguito, specie quando il tema principale viene avvolto dagli sconvolti accompagnamenti a sin- ghiozzo. Gli ultimi due movimenti sono partiti come un razzo che accende i motori nello scherzo e solca il cielo, velocissimo, nel finale: l'orchestra ha fatto fuoco e fiamme sotto il gesto tranciarne di Bertini, tutto scatti, arresti, saette e impuntature improvvise. In tal modo, la tensione è andata in crescendo ed alla fine il pubblico non si stancava di applaudire. Paolo Gallarati Gary Bertini, una direzione tutta scatti, arresti, saette e impuntature improvvise
Persone citate: Benjamin Luxon, Bertini, Gary Bertini, Paolo Gallarati
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