Successo per Rossellini restaurato documentari, ultima tendenza di Alessandra Comazzi
=1 TIVÙ' & TIVÙ' =1 Successo per Rossellini restaurato Documentari, ultima tendenza ROMA città aperta», bellissimo, restaurato. Non è raro che i restauri peggiorino le condizioni, il professor Zeri sostiene che i restauratori sono i peggiori nemici delle opere d'arte. Nel cinema a volte si realizzano idee pazzesche, come quella di colorare i capolavori in bianco e nero. Era dunque con un po' d'apprensione che l'altra sera si attendeva il film di Rossellini su Raidue. Chissà che cosa ne dicono i cinefili: i telespettatori «normali» lo hanno trovato straordinario. Quelle immagini così nitide, quei contrasti forti rendevano ancora più espressivi i volti della Magnani, di Fabrizi. Ottimo anche l'ascolto: 5 milioni 350 mila spettatori, alcuni dei quali, forse, portati via alla gara dei falegnami di Baudo, che con «Numero Uno» è arrivato «soltanto» a 5 milioni 992 mila spettatori. Subito dopo «Roma città aperta» è andato in onda da Alba (collegamenti con Roma, Napoli e Torino) «25 aprile, cinquant'anni dopo». Ad Alba pioveva, gli ospiti di Enza Sampò conduttrice hanno dovuto rifuI giarsi sotto i portici, i famosi 1 portici piemontesi costruiti non a caso. Arnaldo Bagnasco ospitava gli storici, la Sampò coloro che in quel periodo erano bambini, adolescenti, giovani soldati, partigiani. Come spesso accade in tv, le persone convocate per parlare erano molte, e il tempo a disposizione poco: però i ricordi restavano dopo 50 anni vividissimi, e i racconti, semplicemente, commoventi. Stanno tornando i programmi-documento. Prendiamo questi ultimi giorni: qualche sera fa abbiamo visto «La memoria inquieta», il 25 aprile di Giovanni De Luna e Guido Chiesa raccontato soltanto con i filmati d'epoca; ieri è andato in onda «La ciociara e le altre», di Italo Moscati e Sergio Tau, testimonianze delle violenze, delle umiliazioni subite dalle donne tra il '43 e il '45. E martedì è stata la volta di «Ho sognato di vivere» di Raffaella Spaccarelli. Vorrà dire qualcosa, questa necessità di guardarsi indietro, forse la mai sopita speranza di capire il passato per avere meno paura del futuro? «Ho sognato di vivere» mette a confronto gli stessi personaggi, visti, sempre dall'occhio della televisione, vent'aimi fa, e visti adesso. La Spaccarelli è una specialista di queste operazioni, già l'altr'anno aveva ritrovato le protagoniste del celebre «La donna che lavora», noto soprattutto per la parodia che ne fecero Vianello e Tognazzi. L'altra sera abbiamo seguito una famiglia friulana, madre, padre e sei figli: 20 anni fa, televisione in bianco e nero, ragazzi da crescere, e forse minore consapevolezza. Vent'anni dopo, una famiglia (almeno sul video) patriarcale e contenta, che non teme di criticare il padre, un buon padre di famiglia all'antica maniera. Uno di quelli che non lasciava uscire le figlie, si intrometteva, e veniva naturalmente raggirato. Ma chi l'ha tenuta insieme la famiglia?, chiede la Spaccarelli. «Per l'85 per cento nostra madre», risponde un figlio e tutti sono d'accordo. Poche pretese intellettuali ma solide basi, nessuna rivoluzione ma molti progressi. Dei cambiamenti della famiglia, della sua crisi e della rivoluzione portata dalla donna non dovrebbero però occuparsi soltanto i documentari di Raitre. Alessandra Comazzi
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