Esce il suo 3° disco di canzoni partenopee Arbore «Amo il blues la musica dell'anima» di Marinella Venegoni

Esce il suo 3° disco di canzoni partenopee Esce il suo 3° disco di canzoni partenopee Arbore: «Amo il blues lo musico dell'anima» Lo showman «padrino» del grande festival in programma al Lingotto VII e 12 maggio TORINO. «Vengo da questo maledetto giro armonico, che costa poco e rende molto. Con il gospel, il blues è stato una delle mie prime scoperte da ragazzo: è una musica facile all'ascolto e densa di significati»: mentre esce il terzo disco di canzoni napoletane dal titolo maccheronico «Internescional Uei», Renzo Arbore resta un appassionato della musica a 360 gradi, e la sua voce suona sincera quando parla della «musica dell'anima», il blues, che sta riguadagnandosi dopo anni di assurdo oblìo l'interesse generale, sull'onda del successo del bluesman bianco Eric Clapton, grande divulgatore del genere nell'album «From The Craddle». Questa ventata blues sta facendo nascere in tutto il mondo prestigiose rassegne. L'I 1 e 12 maggio debutta la prima edizione del «Torino Blues Festival» all'Auditorium del Lingotto dalla splendida acustica, con quattro stelle di prima grandezza. Sono Koko Taylor, voce leggendaria di Chicago, la più autentica regina del blues; Mitch Woods, che si ispira agli Anni Quaranta e Cinquanta e contamina al pianoforte il blues con il rock e il boogie; John Hammond, newyorkese grande solista acustico, che interpreta in modo viscerale ispirandosi al nume del capostipite Robert Johnson; Junior Wells che è infine un maestro dell'armonica e che ha suonato con un'altra leggenda, Muddy Waters. Come si vede, le due serate saranno un prezioso compendio di vari modi di interpretare questa musica che «se non si è sofferto, non si può amare e capire», come dice Clapton: due serate che permetteranno a profani e curiosi di avvicinarsi ad un mondo pieno di fascino e di sorprese con l'aiuto di personaggi di primissimo piano. Il Festival - organizzato da La Nuova Arca, Circolo della stampa e Folkclub - sarà presentato da Giorgio Faletti e Margherita Settimo Salio. La prima edizione ha anche uno scopo umanitario: l'incasso, detratte le spese, sarà infatti devoluto all'A.R.EA. (Amici degli Handicappati). La passionaccia blues di Arbore si accompagna al dispiacere per non poter essere presente al «Torino Blues Festival»: «Sarò in tournée. Domani parto per gli Stati Uniti. Con l'Orchestra Italiana, suoneremo a New York, Toronto, Atlantic City. E poi andrò in Brasile a fare la promozione al mio primo disco che esce laggiù. "Cacai Meravigliai", come chiamano la canzone di "Indietro tutta", è dal Carnevale un successo di cui i brasiliani si sono appropriati». «Internescional Uei» è stato pre¬ Renzo Arbore Critica D«La mia Nè sana, n popolare aniele: Napoli on fìnta» sentato ieri a Roma dal p showman, ed è l'ultimo album della trilogia napoletana «Punto e a Capo»; sul mercato internazionale verrà lanciato con il titolo scritto in inglese corretto, «International Way»: «Per questo disco - dice Renzo Arbore - abbiamo scelto canzoni che hanno il torto di essere le più famose. E' la fine del secolo, bisogna pur fare dei consuntivi: per età, mi sento responsabile». Chi ha visto lo show dell'Orchestra Italiana ha potuto apprezzare «O sole mio», che Eddie Napoli interpreta con splendida aderenza allo spirito classico, e «Silenzio Cantatore»; «Ma ci siamo divertiti anche a rifare una "Guaglione" che guarda a New Orleans e "O Sarracino"». Non solo: il disco comprende altre immortali canzoni come «Resta cu mine», «Funiculì funiculà» che esplode in un tripudio di suoni, «l'te vurria vasà». Lavoro impegnativo, dunque, soprattutto se si tiene conto che l'operazione di rilancio del repertorio napoletano classico da parte di Arbore non ha ricevuto soltanto consensi. E per la prima volta ieri lo showman ha voluto replicare ai suoi detrattori: «Molti di quelli che hanno espresso giudizi negativi sugli album non li hanno neanche ascoltati. Il pubblico ha risposto in modo clamoroso al nostro lavoro. Lo so, c'è stato chi ha criticato l'uso dei mandolini nei tre dischi. Proprio a costoro vorrei ricordare che Ray Charles, per la sua versione di "0 sole mio", ha voluto utilizzare di recente proprio i mandolinisti della mia orchestra, che è una vera allstar band. E anche Woody Alien mi ha stupito con la sua affezione per il mandolino». Arbore considera perciò le critiche di retroguardia, passatiste, e rilancia: «Questa non è un'operazione commerciale, ma è un atto d'amore: l'ho fatto perché sentivo che a Napoli mancava un'orchestra che sentisse e valorizzasse il repertorio classico, così come accade in Francia, Spagna ed altri Paesi». A chi l'ha accusato di utilizzare por fini commerciali un'immagine oleografica di Napoli lontana dalla realtà sociale e musicale contemporanea, ha risposto: «Chi, come Pino Daniele, fa questa affermazione, è rimasto indietro nel tempo, legato ad un'immagine negativa di Napoli, che per alcuni significa solo degrado e problemi irrisolvibili. Il mio scopo invece è di presentare l'immagine di una Napoli europea. Sono sempre andato controcorrente e oggi il mandolino è d'avanguardia. Siamo i neo posteggiatori e ce ne vantiamo». Marinella Venegoni Critica Daniele: «La mia Napoli è sana, non fìnta»