«Criminal» lo dimostra il cinema inglese è vivo di Lietta Tornabuoni

Campbell Hill apre stasera la Settimana di Verona, che si concluderà con l'assegnazione del Premio Reggiani Campbell Hill apre stasera la Settimana di Verona, che si concluderà con l'assegnazione del Premio Reggiani «Criminal» lo dimostra, il cinema inglese è vivo Accanto ai film contemporanei, una retrospettiva su Olivier VERONA DAL NOSTRO INVIATO Simon, diciassette anni, s'impicca e muore dopo due precedenti tentativi di suicidio nella prigione di Armly, dove altri sei ragazzi s'erano già uccisi in due anni. Simon disadattato, adoratore di Elvis Presley, fantasioso, vulnerabile, disarmato di fronte alla persecuzione e alla corruzione, affamato d'attenzione e d'affetto: «Gli ci vorrebbe una scuola speciale», dice di lui un funzionario; «No, gli ci vorrebbe un mondo speciale», suona la replica. E' il protagonista di «Criminal» di Corin Campbell Hill, il film che inaugura stasera la ventiseiesima edizione della Settimana cinematografica internazionale diretta da Piero Barzisa, dedicata quest'anno al cinema inglese contemporaneo, destinata a concludersi il tre maggio con l'assegnazione del Premio Stefano Reggiani intitolato all'eccellente e indimenticato critico cinematografico de «La Stampa» scomparso il 22 ottobre 1989. Allora esiste davvero, il cine¬ ma inglese? Allora non è appena un gruppo di registi bravi e di magnifici attori spesso in prestito o in esilio negli Stati Uniti, allora non rappresenta soltanto una colonia industriale americana, non produce soltanto qualche imprevisto successo internazionale («La moglie del soldato», «Quattro matrimoni e un funerale») e le opere di realismo sociale dirette da Ken Loach o alla Ken Loach? «Esiste, esiste», garantisce il direttore Barzisa, «questa Settimana di Verona ne offre la prova». Ken Loach, Stephen Frears e Mike Leigh hanno testimoniato un maggiore pessimismo, qualche tempo fa, elencando problemi gravi davanti a una commissione governativa: i produttori-finanziatori inglesi sono rarissimi, nelle sale dominano i film hollywoodiani, i giovani registi vengono perennemente respinti e frustrati, il governo non riconosce la cultura cinematografica come parte integrante della coscienza nazionale inglese. Però, informa Marina Ganzerli nell'introduzione al catalogo della Settimana, nel 1994 il numero dei film prodotti in Inghilterra è cresciuto del 40% e gli investimenti addirittura del 90%; il British Film Institute ora diretto da Jeremy Thomas, il produttore dei film di Bernardo Bertolucci, consente ai nuovi autori di mettersi alla prova con i cortometraggi e con film non convenzionali; altri spazi televisivi (oltre la Bbc e Channel Four, vere scuole di cinema dei registi inglesi oggi più noti, fonti di opere originali e critiche) si aprono con le tv via cavo come TeleCommunications Inc. o la satellitare BSkyB di Murdoch. E anche se, come dice Ken Loach, «c'è una bella differenza tra un film inglese e uno che è semplicemente girato in Gran Bretagna», è impressionante quanti kolossal siano previsti per quest'anno negli studi inglesi: primo fra tutti il nuovo film di Stanley Kubrick, che dopo «Schindler's List» ha rinunciato a raccontare la vicenda legata all'Olocausto già scritta e sceneg¬ giata, ha scelto «AL» (Artificial Intelligence); poi «Mission Impossible» con Tom Cruise, il nuovo James Bond «Goldeneye», una nuova puntata di «Un pesce di nome Wanda», il nuovo film di Ridley Scott «White Squali» da girarsi negli studi di Shepperton che il regista inglese ha comprato in società col fratello regista Tony Scott. Accanto ai film in concorso per il Premio Reggiani e ai cortometraggi, la Settimana di Verona presenta una retrospettiva seducente: le grandi interpretazioni, shakesperiane e non, di Laurence Olivier («Enrico V», «Amleto», «Riccardo III», «Gli sfasati» di Tony Richardson), classici come «Breve incontro» di David Lean o «Via dalla pazza folla» di John Schlesinger, vecchi amici quali «Orgoglio e pregiudizio» di Robert Z. Léonard o «La strada dei quartieri alti» di Jack Clayton. Un'occasione di confronti con il cinema inglese contemporaneo: e non è detto che a prevalere siano sempre le glorie del passato. Lietta Tornabuoni A Laurence Olivier e alle sue interpretazioni, shakespeariane e non, sarà dedicata una seducente retrospettiva alla 26a Settimana cinematografica internazionale di Verona

Luoghi citati: Gran Bretagna, Inghilterra, Stati Uniti, Verona