Mafia, l'Italia degli «infedeli» cosa nostra spiegata agli americani di Alexander Stille

Mafia, l'Italia degli «infedeli» il caso. Esce a New York un libro-inchiesta di Alexander Stille su Falcone e Borsellino Mafia, l'Italia degli «infedeli» Cosa nostra spiegata agli americani L' NEW YORK ESPERIENZA degli ultimi quarant'anni ha dimostrato ciò che doveva essere chiaro fin dall'inizio: una classe politica che vive legata a doppio filo con l'illegalità non è in grado di condurre una campagna seria e costante contro il crimine organizzato». Il rapporto tra mafia e politica in Italia è il tema di Excellent Cadavers, il nuovo libro di Alexander Stille pubblicato ieri a New York, e in uscita a maggio presso Mondadori con il titolo In terra infedele. Fin dal sottotitolo («La mafia e la morte della prima Repubblica Italiana») Excellent Cadavers indica chiaramente, e senza faziosità o allusioni, che la protezione più o meno diretta dei politici ha permesso a Cosa Nostra di regnare in Sicilia, e quando questa è venuta a mancare (sia per la rivoluzione di Mani Pulite che per la reazione pubblica alle stragi di Capaci e via D'Amelio), la mafia ha subito le sconfitte più importanti della sua storia. Incentrato sulle storie personali o professionali di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Excellent Cadavers offre un resoconto dettagliatissimo e ben organizzato degli ultimi 25 anni di lotta alla mafia. Stille ha fatto un lavoro di ricerca e documentazione, nella tradizione della migliore non-fiction americana, producendo una sorta di enciclopedia narrata su mafia e politica. Bisogna però stare attenti che la storia non si ripeta, dice Stille, e porta come esempio il caso dell'appoggio di Mandalari e altri personaggi in odore di mafia ai candidati di Forza Italia. Lo fa in modo politicamente imparziale, cedendo il paragrafo finale delle sue oltre 400 pagine a Giuseppe Tricoli, amico di Borsellino ed ex deputato regionale del msi: «Non c'è dubbio che la mafia sta cercando nuovi alleati nel mondo politico, ed è logico che tenti di infiltrare Forza Italia, che ha riciclato molti personaggi dei vecchi partiti. Ma è il nostro compito di governanti prevenire lo sviluppo di una nuova alleanza tra mafia e politica. Il risultato di questa lotta deciderà la partita». L'uscita quasi contemporanea dell'edizione americana e di quella italiana non è dovuta al lavoro di un velocissimo traduttore, quanto al fatto che libro e autore sono di casa sia in America sia in Italia. Se il nome Stille suona familiare, non è un caso: Alexander è il figlio di Ugo Stille, ex direttore del Corriere della Sera. Alexander è nato a New York, ed è cresciuto in America da americano, ma con un'intima conoscenza dei fatti italiani dovuta ai frequenti viaggi e al lavoro e alle frequentazioni del padre, allora corrispondente del Corriere dall'America. Diventato giornalista lui stesso, Alexander ha molto scritto su e dall'Italia. Nel 1991 ha pubblicato il suo primo libro, Benevolence and Betrayal (uscito da Mondadori con il titolo Uno su mille), la storia di cinque famiglie ebraiche italiane sotto il fascismo, premiato dal Times di Londra e dal Los Angeles Times. Ora, con Excellent Cadavers la sua conoscenza dei due Paesi ci ha dato un libro ricco di notizie, rigoroso e dal distacco anglo- sassone, ma con una cognizione di fatti e persone da italiano, quasi da siciliano. • Excellent Cadavers mette fianco a fianco la criminalità mafiosa e la gestione corrotta dei fondi pubblici in Sicilia. Stille spiega ai lettori americani fatti per loro incomprensibili: che nel Sud italiano il 70 per cento del prodotto interno lordo proviene da fondi statali, distribuiti per favori o su raccomandazione, e il consumo di cemento prò capite è il più alto del mondo occidentale, ma la gente riceve infrastrutture scadenti. I primi capitoli offrono una breve storia della mafia fino agli Anni 60 e iniziano a seguire il doppio filo conduttore del libro: da una parte le storie personali e professionali di Falcone e Borsellino, due «siciliani onesti» spesso soli e osteggiati, dall'altra la grande nebulosa di personaggi, favori e corruzione che lega la mafia ai politici. Lima, Ciancimino, Andreotti e la de siciliana sono citati costantemente, sia in connessione con i Salvo e Bontade sia in relazione agli ostacoli che da Roma venivano posti alle inchieste palermitane. Stille ricorda che il nome di Lima viene menzionato 136 volte nel rapporto della commissione antimafia. E che gli sforzi di molti politici per mantenere lo status quo e aiutare «amici importanti» hanno periodicamente creato il vuoto attorno a magistrati e investigatori, rendendoli vulnerabili. Cita l'isolamento politico del generale Dalla Chiesa, che creò le condizioni per il suo omicidio nel 1982; ricorda che la reazione pubblica all'assassinio diede a Falcone lo spazio e il sostegno per l'inchiesta che portò allo storico maxiprocesso del 1986. E sottolinea uno schema che si ripete: non appena l'indignazione pubblica si è sopita ricomincia la progressione di ostacoli, ostracismi e indifferenza, sia a Roma che a Palermo. Il cerchio dell'isolamento politico si chiude sempre di più, fino a creare le condizioni per le uccisioni di Falcone e Borsellino nel 1992. La reazione a queste stragi apre una nuova stagione di attività antimafiosa, culminata con l'arresto di Totò Riina, ma il cerchio attorno ai magistrati potrebbe formarsi di nuovo: Stille punta il dito contro il decreto Biondi del 1994, con l'obbligo dell'informazione di garanzia agli indagati dopo tre mesi. Un articolo che «ostacola» la lotta alla Mafia. Le inchieste di Falcone e Borsellino sono raccontate seguendo da vicino i due giudici, quasi un diario ricco di particolari personali. Stille ci racconta bene il loro rapporto con uomini d'onore e pentiti, improntato a una sorta di mutuo rispetto e, come nel caso delle rivelazioni di Buscetta, fonte di alcuni momenti di gioia quando le inchieste facevano passi avanti. Con la stessa abilità descrive le amarezze e le frustrazioni del rapporto dei due magistrati con governo, politici e colleghi, i migliori tra i quali sono stati assassinati prima di loro. Sembra quasi che Falcone e Borsellino avessero vita più facile con i «nemici» che con gli «amici», anche se questo non li fermò mai. Stille ammira in particolare l'intelligenza di Falcone, che da Buscetta imparò la «semiologia di Cosa Nostra», e lo cita: «L'interpretazione dei segni è una delle attività principali di un "uomo d'onore", e di conseguenza del magistrato antimafia». Ora che accoglienza si aspetta Alexander Stille, quando il libro verrà pubblicato in Italia? «Spero che aiuti a ridestare l'attenzione del pubblico e il dibattito politico sul problema della mafia. Dopo un anno o due di indignazione seguita agli omicidi di Falcone e Borsellino, l'opinione pubblica italiana è diventata piuttosto indifferente. La lezione principale che le loro carriere ci danno è che la mafia non è solo un problema di ordine pubblico regionale; è un problema politico nazionale». Stefano Eco «Dopo le grandi mobilitazioni, vedo tornare una certa indifferenza: un pericolo mortale» Un'analisi dei cicli nel rapporto tra malavita e politica: i personaggi della de siciliana, il caso Andreotti, l'isolamento dei due magistrati Un'immagine di strage mafiosa. Qui sopra Paolo Borsellino, a sinistra Giovanni Falcone