8 NOBEL per una Olimpiade

Da Walcott alla Morrison, summit ad Atlanta: grandi scrittori a confronto su tv, violenza e fanatismo Da Walcott alla Morrison, summit ad Atlanta: grandi scrittori a confronto su tv, violenza e fanatismo 8 NOE per una Olimpiade /■v LOS ANGELES I | UANDO nell'antica Grecia | I si celebravano le Olimpia1 I di, la folla accorreva per -VJ ammirare i più bravi lanV ciatori di giavellotto e i corridori più veloci. Ma veniva anche per partecipare a un altro genere di competizione, veniva per assistere alle gare musicali e letterarie che affiancavano quelle sportive. A un anno dai Giochi del '96, e con l'intento di far rivivere quello spirito, il Comitato Organizzatore dell'Olimpiade di Atlanta ha organizzato una due giorni di incontri e battiti nella capitale della Georgia, raccogliendo il maggior numero di Nobel per la Letteratura da quando, 94 anni fa, venne istituito il prestigioso premio. Sono stati invitati tutti i 16 Nobel viventi. E se solo 8 di loro hanno potuto partecipare all'evento, la manifestazione è stata un'importante occasione per parlare di letteratura. E per discutere del ruolo del letterato nella società, di pace e di guerra, di bombe e di terrorismo, di mito e di incertezza, della funzione dei mass media. C'era Toni Morrison, la poetessa americana che ha vinto il premio nel 1993, che si è dichiarata «incantata dall'incanto». C'era Derek Walcott, lo scrittore di Trinidad, che inizialmente voleva disertare il convegno e che si è fatto convincere solo quando gli hanno offerto di portare la torcia olimpica l'anno prossimo. C'era l'enigmatico Josif Brodskij, e Kenzaburo Oe, lo scrittore giapponese che ha vinto il Nobel l'anno scorso. E poi il francese Claude Simon, il polacco Csezlaw Melosz, il nigeriano Wole Soyinka. Presente anche Octavio Paz, premio Nobel messicano 1990, che è stato preso in giro dai colleghi perché, a Atlanta, ha ricevuto un invito da Sharon Stone, L'interprete di Basic instinct, che si trovava nella vicina Savannah a girare un film, è una sua segreta ammiratrice: per farsi raggiungere a colazione gli ha messo a disposizione un aereo privato. Paz, però, ha gentilmente declinato l'invito, aggiungendo diplomaticamente che non ha «molta familiarità con il suo lavoro». I magnifici ot¬ to hanno inaugurato la quarantott'ore in maniera singolare: raccogliendosi sabato sera attorno a uno schermo gigante per assistere all'incontro di boxe tra George Foreman e Axel Schulz. Poi, tra tè, ricevimenti e lettura di loro poesie e di pagine di loro romanzi, hanno discusso al Carter Center, il Centro dedicato all'ex presidente georgiano Jimmy Carter. In tema con l'ideale olimpico, hanno parlato di pace. E di guerra. Il discorso, inevitabilmente, è caduto sulla strage di Oklahoma City. Dopo essersi scagliato contro la «pseudoterapia» dei talk-show televisivi, Brodskij ha sostenuto che chi compie un atto del genere è un uomo poco articolato, «capace di esprimersi solo in maniera molto visuale». Ma Soyinka, espulso dal suo Paese l'anno scorso, ha ribattuto sostenendo che «la violenza più grave a volte viene commessa da gente estremamente articolata». Oe, che ha dedicato la vita a fare accettare al suo Paese le responsabilità per le atrocità della seconda guerra mondiale, si è dichiarato d'accordo. Rife- rendosi ad alcune interviste concesse da Hideo Murai, il leader della setta giapponese che da un mese semina morte e panico in Giappone, Oe ha sostenuto: «Murai era molto più articolato della gente che lo intervistava». Soyinka ha accusato l'America di insularità e ha esortato il Paese ad aprirsi. Ma con un monito: «Non vorrei - ha insistito - che insegnaste al mondo quell'espressione abominevole chiamata politically correct». Bombe, correttezza politica, multiculturalismo. Poi, il dialogo è scivolato sul ruolo della letteratura. E' giusto che la società chieda agli artisti risposte e solu- zioni ai suoi dilemmi, alle sue divisioni e contraddizioni? Simon è stato tagliente: «La letteratura non serve a niente - ha detto -. E' come Mozart». Milosz è stato più diplomatico: «Noi siamo bravi a fare il nostro lavoro, ma non abbiamo le risposte a tutti i problemi». Poi è intervenuta Toni Morrison, che ha descritto la funzione dell'artista in questi termini: «Come consumatori siamo educati a ricercare la singola e semplice soluzione. Ma come scrittrice, l'assenza di una sola risposta è la cosa più interessante. E' per questo che non sono una persona comune. Tutto quello che ho scritto è sempre stato: supponiamo che non sia così, che cosa succederebbe se...». Il dibattito tra i Nobel è stato moderato da Ted Koppel, presentatore di uno stimato programma televisivo, Nightline. Ma qui si è trovato sotto tiro. «Pseudocomunicatore, lo ha definito Oe. Al che, provocatoriamente, Koppel ha ricordato ai suoi illustri ospiti che lui, in una sola serata, raggiunge più persone che tutti loro messi assieme. «Se c'è più gente che guarda la tv di quanti leggono Milosz la cosa non mi preoccupa affatto», ha risposto Walcott. «Quando entriamo dentro noi stessi è un momento segreto, molto tranquillo». Koppel non ha trovato le parole per ribattere. Lorenzo Sofia OCTAVIO PAZ La forza del ricordo «Gli scrittori sono la memoria di una società. Ed è per questo che scrivere è una delle migliori attività al servizio dell'uomo. Forse mi è capitato di scrivere poesie che per un momento sono state vive. Se ciò è avvenuto, per me è un'enorme soddisfazione. «Quando guardi i telegiornali, quando leggi un libro di storia, ti trovi immerso nelle atrocità. Ma la letteratura non è sulle atrocità o sull'estasi, sulle cose brutte o piacevoli. La letteratura affronta cose che vivono nell'inconscio umano. «Questo meeting è stato importante perché ha permesso di stabilire che la letteratura è un ponte teso tra il corpo e lo spirito». WOLE SOYINKA Cerchiamo tregue «La letteratura rifugge dagli assoluti e apre la mente umana alla possibilità dell'errore. Il fatto che io possa prendere un'opera letteraria che non ha niente a che fare con la mia immediata scena politica, o che sembra non avere alcuna rilevanza con le urgenti questioni politiche in ogni luogo del mondo, e che io possa trovare conforto in quel lavoro, lo trovo un allargamento dei miei orizzonti come un essere umano. Lo trovo anche un rifugio. Ne ho bisogno. (...) «In nome dei bambini, penso dovremmo chiedere a tutte le fazioni in guerra nel mondo di seguire la tradizione delle Olimpiadi, quando c'era una tregua universale durante i Giochi Olimpici». KENZABURO OE Creare e distruggere «Il secondo compito della letteratura è creare il mito, ma il suo primo compito è quello di distruggere quel mito». «(...) In altre parole pensavo di scrivere per Hikari, dato che lui non può, non ha un linguaggio umano (Hikari è il figlio di Oe, nato cerebroleso nel 1963: dall'esperienza del problematico rapporto con lui a lungo ha tratto alimento la scrittura del Premio Nobel, ndr). Pensavo di scrivere per lui, ma poi ho capito che non è vero, Hikari si può esprimere attraverso la musica. A quel punto, d'un colpo, ho sentito come se avessi perduto la ragione della mia stessa esistenza. Così, eccomi qua, a cercare di capire che cosa c'è ancora da scrivere». JOSIF BRODSKIJ Poesia contro violenza «Penso che una delle ragioni per cui questo genere di azioni viene intrapreso stia nel fatto che la gente non riesce ad articolare se stessa. Un uomo inarticolato usa i muscoli invece che i verbi». «Sono sospettoso di quelle situazioni in cui il cuore di una nazione si espande con piacere o estasi o dolore. Diventano una buona opportunità fornita ai demagoghi per dirci che cosa dobbiamo sentire. O pensare». «Diffondiamo i libri di poesia in ogni luogo dove la gente uccide il tempo o viene uccisa dal tempo. La poesia è uno strumento importantissimo di educazione: più è a portata delle persone, meglio queste stanno. E più diventano riflessive». [1. s.] E uno di loro rifiuta l'invito di Sharon Stone sportive. A un anno dai Giochi del '96, e con l'intento di far rivivere quello spirito, il Comitato Organizzatore dell'Olimpiade di Atlanta ha organizzato una due giorni di incontri e battiti nella capitale della Georgia, raccogliendo il maggior numero di Nobel per la Letteratura da quando, 94 anni fa, venne istituito il prestigioso premio. Sono stati invitati tutti i 16 Nobel viventi. E se solo 8 di loro hanno potuto partecipare all'evento, la manifestazione è stata un'importante occasione per parlare di letteratura. E per discutere del ruolo del letterato nella società, di pace e di guerra, di bombe e di terrorismo, di mito e di incertezza, della funzione dei mass media. C'era Toni Morrison, la poetessa americana che ha vinto il premio nel 1993, che si è dichiarata «incantata dall'incanto». C'era Derek Walcott, lo scrittore di Trinidad, che inizialmente voleva disertare tore giapponese che ha vinto il Nobel l'anno scorso. E poi il francese Claude Simon, il polacco Csezlaw Melosz, il nigeriano Wole Soyinka. Presente anche Octavio Paz, premio Nobel messicano 1990, che è stato preso in giro dai colleghi perché, a Atlanta, ha ricevuto un invito da Sharon Stone, L'interprete di Basic instinct, che si trovava nella vicina Savannah a girare un film, è una sua segreta ammiratrice: per farsi raggiungere a colazione liarità con il suo lavoro». I magnifici ot¬ reman e Axel Schulz. Poi, tra tè, ricevimenti e lettura di loro poesie e di pagine di loro romanzi, hanno discusso al Carter Center, il Centro dedicato all'ex presidente georgiano Jimmy Carter. In tema con l'ideale olimpico, hanno parlato di pace. E di guerra. Il discorso, inevitabilmente, è caduto sulla strage di Oklahoma di esprimersi solo in maniera molto visuale». Ma Soyinka, espulso dal suo Paese l'anno scorso, ha ribattuto sostenendo che «la violenza più grave a volte viene commessa da gente estremamente articolata». Oe, che ha dedicato la vita a fare accettare al suo Paese le responsabilità per le atrocità della seconda guerra mondiale, si è dichiarato d'accordo. Rife- Otto sapienti al lavoro nella «Lezione di anatomia» di Rembrandt rai era molto più articolato della gente che lo intervistava». Soyinka ha accusato l'America di insularità e ha esortato il Paese ad aprirsi. Ma con un monito: «Non vorrei - ha insistito - che insegnaste al mondo quell'espressione abominevole chiamata politically correct». Bombe, correttezza politica, multiculturalismo. Poi, il dialogo è scivolato sul ruolo della letteratura. E' giusto che la società chieda agli artisti risposte e solu- me consumatori siamo educatricercare la singola e semplice luzione. Ma come scrittrice, l'senza di una sola risposta è la copiù interessante. E' per questo cnon sono una persona comuTutto quello che ho scritto è sepre stato: supponiamo che non così, che cosa succederebbe se..Il dibattito tra i Nobel è stamoderato da Ted Koppel, presetatore di uno stimato programmtelevisivo, Nightline. Ma qui strovato sotto tiro. «Pseudocomnicatore, lo ha definito Oe. Al cprovocatoriamente, Koppel ha cordato ai suoi illustri ospiti clui, in una sola serata, raggiunpiù persone che tutti loro meassieme. «Se c'è più gente cguarda la tv di quanti leggono Mlosz la cosa non mi preoccupa fatto», ha risposto Walcott. «Quado entriamo dentro noi stessi è momento segreto, molto tranqulo». Koppel non ha trovato le pale per ribattere. Lorenzo SofE uno di loro rifiuta l'invito di Sharon StonV Otto sapienti al lavoro nella «Lezione di anatomia» di Rembrandt