«Toson ucciso a Sarajevo» il free lance indagava su traffico di armi

«Toson ucciso a Sarajevo» Lo rivela l'agenzia serbo-bosniaca «Snra» «Toson ucciso a Sarajevo» // free lance indagava su traffico di armi PADOVA. Il giornalista padovano Matteo Toson, 25 anni, scomparso a Sarajevo dove si era recato per redigere un servizio sul traffico d'armi da pubblicare sulla rivista «Avvenimenti», sarebbe stato ucciso. La notizia è di fonte serbo-bosniaca - è stata lanciata dall'agenzia «Srna», citando «fonti qualificate» - e la responsabilità dell'uccisione del giovane giornalista free-lance è attribuita ai bosniaci musulmani. La circostanza sarebbe stata confermata telefonicamente dall'avvocato Nada Lazanevic, esponente del Partito (ultranazionalista) di Rinnovamento Serbo del Montenegro. «L'ho saputo dallo Stato Maggiore Serbo. Toson è stato ucciso la sera dell'8 aprile. Sapeva troppo»: ha detto il legale montenegrino. L'ambasciata italiana a Sarajevo tuttavia ha fatto rilevare che l'italiano risulta sparito non la sera dell'8 aprile, ma il giorno dopo, domenica 9. «L'8 era ancora con noi qui a Sarajevo - assicurano le fonti diplomatiche - e fino alle 14,30 del 9 eravamo a conoscenza dei suoi spostamenti». Per questo i diplomatici italiani spiegano che «non verrà data alcuna rilevanza alla notizia fino a quando non si saranno pronunciate le autorità investite del caso», cioè i musulmani, i serbo-bosniaci e l'Unprofor. Toson, iscritto alla facoltà di Architettura dell'Università islamica di Parigi, conoscitore dell'arabo, era giunto a Sarajevo da Roma via Belgrado. Nella ex Jugoslavia avrebbe dovuto, attraverso il pope ortodosso Ilia Ivic, espulso dall'Italia per spionaggio, contattare alcune persone in grado di dargli informazioni sul commercio di armi ed in particolare sul traffico nucleare. Toson aveva collaborato con la casa editrice francese «Larmatan» scrivendo un libro sul traffico d'armi che, passando per la Bosnia, trovava sbocco in Algeria e Somalia. Le bozze del libro sarebbero sparite. Toson avrebbe raggiunto Pale e Lukavica, che sono sotto controllo serbo, e quindi l'«Holiday Inn» nella Sarajevo bosniaca. A farlo entrare sarebbe stato il pope Ivic. Qui avrebbe dovuto incontrare il siriano Rashid Alelu, membro dell'organizzazione umanitaria «Islamic Relief» che gli avrebbe dovuto consegnare un floppy disk contenente le prove sul traffico d'armi. Ma Rashid Alelu ha smentito: «Non conosco Toson, non ho mai conosciuto giornalisti italiani, non mi sono mai recato a Sarajevo ed inoltre non sono siriano, ma cittadino del Marocco». A Sarajevo si era recato nei giorni scorsi don Albino Bizzotto, il sacerdote padovano del movimento «Beati i costruttori di pace» per cercare - inutilmente- tracce di Toson. Il sacerdote, che in queste ore è vicino ai genitori del giovane, ha dichiarato: «Non conoscevo Matteo e non conosco l'indagine che stava conducendo. Ma è almeno dal 1993 che nel Veneto transita un traffico di armi provenienti da Brescia e dirette, per via ferroviaria, in Austria e nelle zone limitrofe». [r. cri] Il giornalista scomparso preparava un servizio per «Avvenimenti» La conferma di un avvocato: «Sì, quel giovane sapeva troppe cose» iwiiiKII'.'l'.'iitU'W1.1 Il giornalista free lance Matteo Toson, scomparso in Bosnia mentre indagava su un traffico clandestino di Il giornalista free lance Matteo Toson, scomparso in Bosnia mentre indagava su un traffico clandestino di