E Rifondazione scopre di essere un «bel popolo» di Saverio Vertone

B E Rifondazione scopre di essere un «bel popolo» L'ESERCITO DI BERTINOTTI B TORINO ELLO? «Se il criterio è questo - dice Saverio Vertone allora i watussi sono probabilmente un popolo molto utile alla democrazia, essendo anche molto belli». Bello? «Nel popolo c'è di tutto - dice Luciano Lama - chi è bello, chi è brutto, chi è disponibile a una politica di responsabilità e chi no». E già, come si fa a dire che il popolo di Bertinotti «è bello», in questi tempi di esagerata mobilità, quand'è chiaro che molli voti a Rifondazione comunista sono arrivati dall'estrema destra? Il professor Michele Salvati, sul Corriere di ieri, ha impiegato molte righe del suo editoriale per spiegare che il centro sinistra deve fare a meno di Rifondozione; e poche righe di commosso rimpianto anticipato: «... Si tratta di una frazione non piccola di cittadini di un popolo che conosco bene, bello e - nonostante il riferimento al comunismo - profondamente democratico...». Ieri pomeriggio, a Milano, al comitato federale i dirigenti di Rifondazione erano riuniti per spiegare (innanzitutto a se stessi) il miracolo del bel popolo: 11,6 per cento a Como; 9,1 a Lodi; 8,4 a Sondrio. Terre mai della sinistra, democristiane, leghiste, ma certo non comuniste. Cos'è successo? «Abbiamo recuperato voti popolari - ci ha risposto Alessandro Credali, uno dei dirigenti - che l'anno scorso erano andati a destra». A Torino, nella sede di corso Regina, il segretario Dario Ortolano, 42 anni, insegnante di diritto alle scuole superiori, è alle prese con i conti. Gli chiediamo dei quartieri popolari. Ecco: 15,6 per cento in Borgo Vittoria; 15,3 a Lucente-Vallette; 14,9 a Madonna di Campagna; 12,5 a Mirafiori sud; 14,5 a Collegno. «E' andata male - dice Ortolano - praticamente solo alla Crocetta e in collina, i quartieri ricchi, dove vince la destra». E Rifondazione? «E' all'8-9 per cento». E dunque la definizione «male» è molto relativa, quasi come quella di partito «operaio» dal momento che in segreteria di operai non ce ne sono: uno psicanalista, un commercialista, il titolare di un'azienda telematica, un funzionario della Provincia, un sindacalista, due pensionati (ex assessori del pei nelle storiche giunte di sinistra). Nel bel popolo torinese di Rifondazione c'è una varia umanità eccellente: Nerio Nesi, l'ex banchiere del psi, Mauro Salizzoni, chirurgo del fegato, Ermanno Marchiaro, presidente della Federbox, Gastone Cottino, preside di Legge e barone rosso. Nelle stanze della segreteria si aggira un vecchio signore della sinistra torinese come Andrea Filippa, che era segretario della federazione socialista niente meno che nel '53. «La nuova fiducia ci viene dalle zone popolari, non c'è dubbio», dice Ortolano. Prendiamo il seggio 791, per esempio, quartiere borgo Vittoria, ex feudo pei (che da quelle parti ha avuto per molle anni la sede della Federazione): racconta il compagno Gaveglio che un anno fa Rifondazione aveva preso 89 voti, domenica ne ha avuti 118; il pds è passato da 87 a 112. Dunque il campo della sinistra si è allargato, quello della destra si è stretto: Forza Italia è passata da più di cento a 70. E Gaveglio racconta anche di aver visto la gente strappare di rabbia i volantini del partito di Berlusconi. Domenica a Mirafiori non si sarebbe ripetuto il miracolo di un anno fa quando il candidato forzista superò quello progressista. Bertinotti ha detto che il suo partito ha strappato alla destra il voto di protesta. Teodoro Buontempo, organizzatore del volo missino nelle borgate romane, conferma: «Un anno fa avevamo preso il 32 per cento; domenica scorsa nelle borgate siamo stati intorno al 25-26». Buontempo fu uno dei primi a teorizzare la migrazione di voti da Fini a Rifondazione: «E' un voto giovanile, senza ideologia, che a suo modo esprime speranza di cambiamento: se i politici diventano tutti uguali, se c'è l'omologazione dei partiti, se anche noi assomigliamo a Casini e Mastella è finita... e quel popolo giovane va a cercare chi gli consente di continuare a sperare nel cambiamento: oggi Rifondazione più di noi». Da «populista» convinto, Buontempo esprime molta considerazione per il bel popolo dei rifondatori: «Meritano rispetto, sono stati capaci di mantenere i loro riferimenti ideali e sono andati avanti. I partiti virtuali invece sono andati indietro». Saverio Vertone, che viene da quella parte lì, conosce bene il bel popolo: «Li stimo, sono persone perfettamente normali, chi bello, chi brutto, nel complesso civili che però hanno un chiodo nella testa che non potrà mai essere utilizzato per formare un governo. Credono ancora che le ricchezze si formino per un empito naturale e non grazie alla legge delle cifre...» Proviamo a definire le categorie del popolo di Rifondazione? Vertone: «Un reggimento di veterani del vecchio pei; un ceto di intellettuali molto meno belli e assai meno utili al Paese, con le loro giacche di velluto, i loro snobismi, crampi e punti- .-„.. •. n0 ■ • m ., ■ gli. Gente che al bel popolo può promettere qualunque cosa perché tanto sa che non dovrà mai mantenere nulla». Nessuna sorpresa che una quota di quei voti venga dall'estrema destra: «Succede anche in Francia nel rimpallo tra Le Pen e Jospin, qui può accadere tra Rauti e Bertinotti, anche qui uno repellente e l'altro simpatico». Luciano Lama, che da segretario della Cgil è stato molte volte bersaglio del settarismo, invece sottolinea il modo in cui Liberazione, quotidiano dei rifondatori, ha quasi rivendicato le monetine contro Forza Italia al 25 aprile milanese («Giù le mani dalla nostra Resistenza...»): «E' un'altra delle cose che ci fanno diversi. Io non so se fossero di Rifondazione, o se fossero del Leoncavallo, ma certo che difendere quell'episodio è una di quelle scelte che lasciano un segno di distinzione». Ma che il popolo di Rifondazione sia bello o no, è con i suoi dirigenti che la sinistra dovrà fare i conti e per Lama, se Bertinotti «difficilmente si piegherà a una linea non di opposizione», con Cossutta si può discutere: «Lui è un togliattiano, è ragionevole, si può discutere e fare quegli accordi... togliattiani» Cesare Martinetti «Noi dobbiamo continuare a sentire i problemi ma da ieri abbiamo un minimo di felicità in più» Luciano Lama ex segretario della Cgil A sinistra: Romano Prodi Qui sotto: Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione comunista

Luoghi citati: Collegno, Como, Ello, Francia, Lodi, Milano, Sondrio, Torino