Ferrara: subito i referendum «Nessun accordo, sarà un voto di verifica» di Augusto Minzolini

Ferrara: subito i referendum Ferrara: subito i referendum «Nessun accordo, sarà un voto di verifica» IL CONSIGLIERE DEL CAVALIERE QROMA UELLO che mi colpisce è che il tentativo di dare un senso "referendario" alle elezioni ò fallito. Non ha funzionato l'idea di dare un'interpretazione delle elezioni prò o contro Berlusconi, prò o contro il ribaltone. Probabilmente queste elezioni regionali non si prestavano ad un'operazione del genere. O forse, si potrebbe dire, che questo tentativo è riuscito perché rischiavamo di perdere tutto...». Anche lui, Giuliano Ferrara, il consigliere del Principe si da allo sport più in voga nel Polo all'indomani delle elezioni, quello di dare una risposta alle tante domande che ogni sconfitta o aspettativa andata delusa si porta appresso. E come sempre avviene in questi casi ogni congettura, ogni analisi è infarcita di tanti forse, di tanti se, di tanti interrogativi che rimangono sospesi nell'aria, perché rimproverarsi una cosa che non si è fatto, serve per la storia ma non cambia la realtà. «Che errori abbiamo fatto?» si domanda Ferrara: «Mandare a quel paese Dini dopo averlo indicato per il governo? Forse...». In cosa la fa arrabbiare di più questo risultato elettorale? «Mi da fastidio questo ritorno ad una psicologia politica che era stata spazzata via. Con un grande blitz napoleonico c'eravamo tolti dalle scatole le piccole percentuali, le piccole forze cuscinetto, le piccole identità e adesso, invece, siamo in pieno Ccd, Pannella e via dicendo». Pannella vi ha dato una bella fregatura, con la decisione di andare da solo al voto vi ha tolto - basta guardare le cifre - il governo di due regioni, Lazio e Abruzzo... «La verità è che Pannella è un isterico. Secondo me ha fatto quella scelta per vedere se Taradash lo amava o no. Ve lo dico io, nelle sue scelte c'è una componente di alto isterismo divistico. E Berlusconi, purtroppo, non sa mai dire di no a nessuno». Ora, però, è difficile risalire la china, anche le ultime «chance» di votare a giugno per le politiche sono venute meno. Anche se Berlusconi dice di avere una mezza «idea»... «Io non ho nessuna idea. Faccio, però, una riflessione generale. Può essere che le elezioni si facciano ad ottobre, può essere tutto, ma di sicuro la decisione di andare avanti con questo Parlamento sarà presa contro la nostra volontà. E' la nostra posizione di fondo, non capisco in base a che cosa potremmo cambiarla. Dovremmo fare un accordo per prolungare artificialmen- te la vita di un governo che, lo abbiamo detto in tutte le salse, è l'espressione di una situazione molto anomala? Un governo che fra l'altro non ha affatto risanato l'economia? Non mi pare». Eppure non ci sono più speranze di andare alle urne in due mesi. Dini da Washington ha fatto capire che l'esame del provve¬ dimento sulle pensioni andrà avanti fino a giugno. E se la cosa andrà per le lunghe non vi sarà data neanche la possibilità di far cadere il governo su quel provvedimento in tempo utile per votare prima dell'estate... «Sulle pensioni non la metterei così. Su un provvedimento del genere noi abbiamo il pro¬ blema di essere coerenti con la nostra impostazione. Non si può certo scherzare con il debito pubblico». Non è il caso di immaginare un accordo per assicurarsi almeno le elezioni ad ottobre? «Non so. Mi rendo conto che dal punto di vista del realismo politico questa ipotesi è più credibile. Non so, però, se alla fine decideremo di rendere questo omaggio al realismo politico». Beh, tra voi c'è anche chi, parlo dei Ccd, immagina anche un accordo di ampio respiro: di inserire dentro le cose da fare da qui al voto anche l'introduzione dell'elezione diretta del premier... «L'elezione diretta del premier è una revisione costituzionale. Io sono un po' diffidente su queste cose». Sembra di capire quindi che senza le elezioni andrete avanti nello scontro. La prossima battaglia la ingaggerete sui refe- rendum o avete in mente di evitarli? «I referendum vanno fatti assolutamente. A questo punto poi... Non c'è discussione». Saranno una nuova verifica elettorale? «Certo». E se da D'Alema e dagli altri venisse qualche proposta per trovare un accordo? «Ma neanche per idea. E che si fa adesso, una leggina per evitare i referendum? Ma stiamo scherzando!». • Potreste, però, trovarvi di fronte una nuova situazione: il governo Dini che si trasforma via via in governo politico; e la maggioranza che lo sostiene quella che va da D'Alema, a Bossi, da Segni a Bianco - che tenta di approvare la legge anti-trust e una nuova legge elettorale basata sul doppio turno... «Non credo proprio che Dini faccia questo. Certo il rischio che D'Alema e gli altri tentino di approvare provvedimenti di questo tipo, c'è eccome. Noi comunque ci opporremo duramente con tutti gli strumenti politico parlamentari possibili. Denunceremo questo tentativo, questo tradimento... Secondo me, poi, loro rischiano di cantare vittoria troppo presto. Bisogna ricordarsi sempre dei sindaci. Berlusconi lo scorso anno ha vinto le elezioni politiche esattamente cinque mesi dopo che i sindaci italiani erano diventati tutti comunisti. Inoltre, secondo me, al di là delle cifre del Polo, Berlusconi è andato benissimo, per Forza Italia questo è stato un risultato assolutamente miracoloso». Augusto Minzolini «Forse non dovevamo mandare Dini a quel paese dopo averlo prescelto» A lato, Giuliano Ferarra. Sotto, Mariotto Segni, a destra Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Abruzzo, Ferrara, Lazio, Washington