Bassolino: a Napoli seconda rivoluzione polemica con il nuovo presidente della Regione di Fulvio Milone

Bassolino: a Napoli seconda rivoluzione Bassolino: a Napoli seconda rivoluzione Polemica con il nuovo presidente della Regione NAPOLI OPO quasi due secoli la «porta della libertà» ò stata spalancata. Era rimasta chiusa dall'agosto del 1799, quando i Borbone mandarono a morte gli intellettuali e i non pochi aristocratici colpevoli di avere aderito alla Repubblica partenopea. Fra i giustiziati ci fu anche il duca Gennaro Serra di Cassano, e il padre Luigi fece sprangare il portone del suo bel palazzo in via Monte di Dio «fino a quando su Napoli soffierà ancora una volta il vento della rinascita». E ieri, anniversario della Liberazione, i battenti del portale sono stati aperti dal presidente dell'Istituto italiano degli studi filosofici, Gerardo Marotta, per lasciare passare il sindaco Antonio Bassolino. «Non a caso abbiamo scelto questo giorno per la cerimonia ha spiegato Bassolino -. Abbiamo voluto far coincidere l'anniversario del 25 aprile con il ricordo di un momento storico, la Repubblica partenopea, che il filosofo Benedetto Croce indicò come il primo risorgimento italiano. Ma questo evento ha anche un altro significato: in città è ricominciata la rivoluzione, nel senso che sono tornate la fiducia e la speranza. Un anno e mezzo fa Napoli agonizzava in stato di coma, oggi è patrimonio di tutto il Paese». E Maratta, presidente dell'istituto che ha sede proprio nel palazzo Serra di Cassano, ha replicato rendendo omaggio «al primo politico, Bassolino, che ha saputo rivalutare la cultura e la storia di questa città dopo due secoli di oscurantismo e di indifferenza degli uomini di governo nei confronti del nostro passato». Sono cominciate così, con la riapertura della «porta della libertà» alla quale hanno assistito oltre quattromila persone, le manifestazioni per il 25 aprile a Napoli. La cerimonia ha mandato su tutte le furie i responsabili del «movimento neoborbonico»: i nostalgici del Regno delle Due Sicilie, per tutta risposta, si sono re- cati nella chiesa di San Domenico Maggiore per deporre mazzi di fiori sulla tomba del cardinale Ruffo, uno dei protagonisti della restaurazione. Nel pomeriggio, un corteo di oltre trentamila persone ha attraversato il centro di Napoli per raggiungere la piazza del Plebiscito, dove in serata si è svolto un concerto. Alla manifestazione non ha partecipato il nuovo presidente della Regione, il senatore di An Antonio Rastrelli, che aveva già preannunciato l'intenzione di rimanere a casa. La defezione ha suscitato non poche critiche da parte di chi ha ricordato i trascorsi fascisti dell'anziano parlamentare. Polemico anche il sindaco Bassolino: «Rastrelli non ha obblighi istituzionali perché formalmente non si è ancora insediato alla presidenza della Regione. Ma avrebbe potuto essere presente come privato cittadino: l'antifascismo è un valore in cui tutti devono riconoscersi». Ma come si è giustificato il senatore? «Non sono ancora il presidente della Regione - ha spiegato ovvi motivi di riserbo mi hanno indotto a non esercitare ancora ruoli che non mi competono. Comunque ero idealmente presente alla manifestazione». Chissà cosa sarebbe accaduto se Rastrelli fosse apparso in una piazza dove gli slogan antifascisti si alternavano a quelli contro Fini e Berlusconi. Con il sindaco Bassolino c'erano anche Veltroni e Bertinotti, il leader di Rifondazione comunista che ha invitato a «non banalizzare la ricorrenza del 25 aprile attribuendole un significato post-elettorale, perché ha radici molto più profonde». Fulvio Milone Due momenti della cerimonia di apertura, dopo 200 anni, del portone del palazzo dei duchi Serra di Cassano a Napoli

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