Scalfaro: «Adesso torni la serenità» «Basta violenze e aggressioni » di Renato Rizzo

«Basta violenze e aggressioni» Il Presidente alle celebra2ioni del 25 aprile: chi ha vinto governi e rispetti chi ha perso Scalfari»: «Adesso torni la serenità» «Basta violenze e aggressioni» MILANO DAL NOSTRO INVIATO La piòggia non fa appassire le bandiere in questa piazza-simbolo dell'Italia liberata: si levano alto, accompagnando il grido che, di volta in volta, è orgoglio di appartenenza o forza del ricordo. «I morti ci invitano a pensieri di pace, di amore per l'Italia, patria comune - dice Scalfaro dal palco bianco che si staglia contro la mole del Duomo -, raccogliamo il suggerimento alla concordia che arriva da questa festa d'unità». Concordia, dice. E la parola si infila tra i centomila che sfidano gli scrosci d'acqua e gli schiaffi del vento: militanti di varie forze politiche raggruppati sotto i loro striscioni, tanta gente comune che vive l'emozione di un rito mai vuoto. Festa d'unità «che superi le divisioni del passato», aggiunge il Capo dello Stato con una voce che i microfoni strappano in una sorta di singhiozzo elettronico. A due giorni dal voto che disegna un'Italia spaccata a metà, l'appello del Presidente trascorre da ieri ad oggi: «Ci vuole un dialogo civile, il rispetto per l'avversario, parole che non siano di violenza e di aggressione, ma attente ai valori umani». A urne ormai svelate, il Presidente ripropone l'appello alla serenità che aveva inviato, la settimana scorsa, da Ginevra: una pacificazione1 tra vincitori e vinti su cui costruire la rinascita del Paese. «Qualunque schieramento s'imponga in queste elezioni, avrà uomini e capacità per governare», aveva salomonicamente diagnosticato, allora, Scalfaro. E, oggi, nell'atrio della Triennale, risponde così a chi gli domanda se, dopo i risultati elettorali, ancora vede possibile questa riconciliazione: «Credo che spazi di serenità ce ne siano molti e che spetti ad ognuno di noi costruirne per gli altri». Come dire: chi si è imposto non eserciti arroganza e chi è stato sconfitto non salga sull'Aventino. E' questa, per il Capo dello Stato, l'eredità di democrazia che il 25 Aprile ci ha lasciato. Gli applausi fanno annegare i fischi con cui un gruppo di autonomi manifesta il proprio dissenso. «Pagherete caro, pagherete tutto», intonano minacciosi i contestatori riuniti alla destra del palco. E il Presidente raccoglie la sfida: parla anch'egli di prezzi, quelli che il bene dell'Italia esige: «La libertà si paga giorno per giorno» sino a «difendere la Costituzione», che Scalfaro, in queste ore, ha definito «perfettamente in vigore in ogni sua parte», dalla leggerezza di chi «con troppa facilità si lascia andare a dichiarazioni di morte d'un documento che, comunque, oggi nessuno saprebbe superare». E, durante un incontro con una delegazione del Corriere della Sera, che, cinquant'anni fa, fu uno dei centri nevralgici dell'insurrezione milanese, ribadisce: chiedere un patto per le regole ha senso soltanto a due condizioni. Che ci sia volontà, non solo politica, ma umana, da parte di chi lo chiede; e che ci si domandi se, sul serio, gli italiani ne abbiano bisogno. Qualcuno dice che, nella sua prima parte, la vecchia Costituzione è frutto di compromessi. No, semmai si trattò di una sintesi che vide lavorare insieme e in concordia forze di estrazione marxista, laici e cattolici». Ma questo 25 Aprile non è giorno di polemiche: è festa in cui sciogliere le divisioni pur ricordando che «nessuno può mutare la storia perché solo la verità ò base di pacificazione e non esiste pace su confusione e menzogna». Ecco perché si possono riconoscere gli errori «di quanti stavano dalla parte giusta e lottavano per la libertà», ma anche quelli di coloro che avevano scelto «la parte sbagliata, convinti di servire la patria». Ancora una «meditazione» sulla necessità della concordia, ancora raffronti tra i contrasti del passato e quelli di oggi. •. ,, «Presidente - gli domandiamo in una pausa di questa giornata frenetica d'appuntamenti -, lei invita il Paese alla concordia nelle ore del dopoelezioni. Ma ha visto quante contestazioni da parte della gente sulle difficoltà di esprimere il voto? «Gli errori li definite contestazioni?», è la pronta risposta di Scalfaro. Che aggiunge ironico: «Voi giornalisti che conoscete tanti parlamentari chiedete loro che migliorino la legge e che rendano più facili le schede». Renato Rizzo Il presidente Scalfaro mentre rende omaggio ai caduti delle Fosse Ardeatine

Persone citate: Scalfari, Scalfaro

Luoghi citati: Ginevra, Italia, Milano