«Si sparava dappertutto» una staffetta partigiana:e il tram diventò uno dei bersagli preferiti di M. Cas.

«Si sparava dappertutto» «Si sparava dappertutto» Una staffetta partigiana: e il tram diventò uno dei bersagli preferiti Marisa Diena era vice responsabile del servizio informazioni della brigata comandata da Barbato (Pompeo Colajanni). Il 25 aprile sarebbe voluta scendere in città dalle vallate di Barge, ma il comandante glielo impedì: doveva rimanere nella zona a organizzare i rifornimenti alimentari ai partigiani che stavano per liberare Torino. «Facevo i bandi per convincere i contadini a consegnare il grano, cercavo viveri, mi inventavo mille risorse». Finalmente il 27 aprile potè arrivare a Torino. «Si sparava dappertutto. Era pieno di cecchini. Mi ricordo che ero in tram quando il mezzo finì dentro a una sparatoria. Corremmo a nasconderci». Diena era stata una organizzatrice dei Gruppi di difesa della donna. «Uscivamo da 20 anni di buio; dovevamo inventarci tutto. Cercavo di trasformare la spinta iniziale di protezione dei soldati sbandati dopo l'8 settembre in qualcosa di organizzato. Mentre facevamo cose utili si discuteva sui diritti della donna, quelli di cui non si era mai parlato». Ferruccio Bosisio non era un ragazzino. Aveva 32 anni nel '45. Era operaio delle officine delle Ferrovie di via Pier Carlo Boggio. Rispetto all'età media dei combattenti era un adulto, quindi in modo quasi automatico un capo. Ricorda il 25 aprile, ma subito premette che la storia deve partire dal 24. «Il 24 sera siamo entrati nelle Marisa Diena officine. Eravamo un centinaio. Moltissimi, come me, erano appartenenti alle squadre di azione patriottica (Sap). Ma c'erano anche tanti lavoratori che prima non si erano impegnati nella battaglia contro i nazi-fascisti». Racconta: «I tedeschi avevano occupato la fabbrica. Ma noi eravamo decisi a farli sloggiare. Avevamo pochissime armi, per lo più bombe a mano. La sera abbiamo incominciato a contrattare affinché uscissero lasciando giù le armi». Il giorno successivo i tedeschi escono dall'officina. «Sono andati via. Li abbiamo visti passare davanti e andarsene. Per noi era fondamentale salvare il materiale rotabile e difendere la stazione di Porta Nuova». Bosisio racconta come subito sia ripresa l'attività: «Il 25 abbiamo preso in mano la gestione dell'officina, i tecnici erano al loro posto, il direttore anche». Ricorda il clima di quelle ore: «Gioia, rabbia, rancore. Un nostro compagno di lavoro, Francesco Valentino un ragazzo pugliese, era stato impiccato in via Cernaia angolo corso Vinzaglio, altri erano stati uccisi o deportati». Aggiunge: «Io che ero tra i vecchi cercavo di contenere le esplosioni di rancore, di evitare eccessi». Poi alcuni giorni più tardi venne giustiziato il prefetto Solaro. Bosisio: «Quello era un atto di giustizia, non un gesto di rancore». [m. cas.]

Luoghi citati: Barge, Torino