«Carroccio ago della bilancia» e flirta (ricambiato) con i popolari

«Carroccio ago della bilancia» «Carroccio ago della bilancia» E flirta (ricambiato) con ipopolari Tutt'altro che morti. Ti ricevono vivi e vegeti i leghisti. «Nonostante - dice Pietro Molino, capogruppo in Comune - l'oscuramento che abbiamo subito dai mezzi di informazione la gente ci ha premiato per i valori che rappresentiamo. Ora siamo noi il centro, l'ago della bilancia». E' la rivincita del Carroccio piemontese, quello che aveva subito la più pesante emorragia di deputati in seguito alla scelta di Bossi di abbandonare Berlusconi e il governo. Ecco Domenico Cornino. Guida mancata della Regione, prossimamente sarà eletto segretario della Lega Nord subalpina. A Gipo Farassino va bene, lui farà il presidente del movimento, così resterà in politica a dire la sua, dare indicazioni, ma potrà anche dedicarsi ai suoi spettacoli che negli ultimi anni aveva - controvoglia - un po' trascurato. Cornino arriva nella sede di via Cernaia, da Cuneo, quando lo scrutinio gli assegna l'I 1,2 per cento, e il 10 alla lista. ((Avete visto quanto valevano i parlamentari che hanno fatto le valigie attirati dal Biscione? Avrebbero dovuto portarci via il 50 per cento del partito, e si sono accontentati del 20-25». Farassino, Molino, Rosso, Bruno, tutti candidati per Palazzo Lascaris, giovani e vecchi, cantano in coro: «Rilancio, rilancio». Il deputato Borghezio va giù come il sohto, e attacca: «I politicanti riciclati, le lobbies economniche e le mafie prendano atto che c'è un Nord irriducibile e non omologabile ai metodi di governo statalisti ed assistenziali con cui qualcuno si appresta a governare Piemonte, Lombardia e Veneto». E ora? Che cosa voteranno i leghisti per Province e Comuni dove saranno decisivi per il ballottaggio? «Escludiamo apparentamenti, salvo i casi dove saremo davvero determinanti e dove lo riconosceranno, ma sui programmi, abbiamo dimostrato che non ci interessano le poltrone» risponde Cornino. Fare un grande centro, ma con chi? «Con i popolari di Bianco e Buttiglione se si riconcilieranno, oppure punteremo a larghe coalizioni, cercando di rivedere la legge elettorale, è meglio il doppio turno». Il dialogo popolari-Lega è possibile, sicuramente con gli ex de di Bianco. Lo conferma Gianfranco Morgando, segretario regionale dei popolari (commissariato da Buttiglione ma rimesso in sella con sentenza del tribunale). A risultato acquisito, Morgando confessa il rammarico che «in Piemonte non sia stato possibile quel colloquio con il Carroccio che avrebbe permesso il prevalere della candidatura di centro sinistra». Per il segretario dei popolari non si è riusciti a spiegare «la differente qualità delle due candidature: Pichetto, rappresentante del mondo dell'impre- sa e del lavoro; Ghigo, esponente dell'apparato della Fininvest». Non si è stati capaci, aggiunge, di dare la sensazione che lo scontro non era tanto tra coalizioni di partiti, ma tra due candidati e due proposte. Ribadisce che l'apporto della Lega Nord era ed è determinante per battere la destra. Il risultato dei popolari di Bianco? «Soddisfa» dice Morgando: «Avevamo per obiettivo il 5%. Tenendo conto della scissione di Buttiglione che ha visto l'uscita in regione di molti e significativi quadri dirigenti confluiti in Forza Italia considero il risultato più che buono. La grande maggioranza dei voti popolari delle politiche del '94 ha optato per noi». La Lega li cerca, ma anche gli esponenti buttiglioniani piemontesi lanciano messaggi di distensione, ma Morgando replica: «In Consiglio regionale cercheremo di mantenere una posizione autonoma e chiaramente identificabile. Vedremo se altri faranno la stessa cosa: non è indifferente vedere se confluiranno nel gruppo consiliare di Forza Italia o meno». L'ex amico scudocrociato dice di riconoscere che «occorre dare forza ad una posizione di centro, ma bisogna intendersi su cosa significhi». Li sfida: «Per noi essere al centro significa riannodare quel dialogo con la Lega Nord che in questa occasione non è andato a buon fine. Significa proseguire la collaborazione con il patto dei democratici, sapendo che il centro è punto determinante per una strategia di centro sinistra, con Prodi come punto di riferimento». E' solo il giorno dopo il voto e già si guarda al prossimo, quello politico. Luciano Borghesan Domenico Cornino, Lega (da sinistra) e Gianfranco Morgando dei popolari

Luoghi citati: Cuneo, Lombardia, Piemonte, Veneto