Metropoli senza giganti Sos da Torino:così il basket muore di Giorgio Viberti
Milano oggi rischia in semifinale, Roma già fuori, Napoli in A2 Milano oggi rischia in semifinale, Roma già fuori, Napoli in A2 Metropoli senza giganti Sos da Torino: così il basket muore Nelle semifinali dei playoff (oggi gara 2) la Stefanel cerca il riscatto a Milano (ore 18,30) contro la Buckler Bologna mentre la Benetton Treviso (ore 20,30) può andare sul 2-0 in casa contro l'altra bolognese Filodoro. La Stefanel, che forse non potrà schierare capitan Gentile (dolorante a una coscia), rischia un altro pesante ko, anche se la Buckler a sua volta non avrà Binelli, infortunatosi domenica. Milano pare comunque nettamente inferiore ai tricolori, a conferma che il grande basket italiano non abita più nelle metropoli. Il trasferimento da Trieste al capoluogo lombardo del marchio Stefanel e dei suoi migliori giocatori non è bastato a risollevare le sorti dell'Olimpia, che quest'anno ha fallito anche la Coppa Italia e la Coppa Korac. Né stanno meglio altri grandi centri italiani. Roma, scudettata e campione d'Europa negli Anni 80, è già uscita nei quarti dopo essere rientrata in serie Al soltanto grazie alla fusione con Desio. E il suo presidente Corbelli, deluso dalla risposta della Capitale, minaccia di chiudere baracca e andarsene. A sua volta Napoli, caduta in A2, ha ormai perso la propria identità: i nuovi padroni sono di Battipaglia e gioca ora a Caserta per sopravvivere. Genova è sparita dall'elite nazionale dal '78 (vedi tabella), mentre i precedenti di vertice di altre città come Palermo e Bari si perdono nell'epoca pionieristica del basket. Ed è quasi indecifrabile il caso di Torino, che sta per tornare a essere capitale del calcio ma è orfana da due stagioni del basket d'elite. L'Auxilium Francorosso ha appena concluso la sua mediocre stagione (ko negli ottavi di A2) e ora si trova di fronte a un bivio: trovare i finanziamenti per tornare in Al o chiudere l'attività. La famiglia Ercole (astigiana, titolare della ditta Saclà) non è più intenzionata ad accollarsi le spese di gestione della squadra: il campionato di A2 costa 1,5 miliardi, ma la sponsorizzazione della Francorosso (400 milioni), gli incassi e la pubblicità quest'anno hanno portato nelle casse torinesi appena 600 milioni. In più sul club gravano alcuni debiti pregressi (fra cui 1,9 miliardi per l'acquisto di Mian) e interessi passivi bancari. Carlo Ercole pare intenzionati a coprire almeno parte del deficit e a cedere anche la maggioranza delle quote societarie, ma dice di attendere le offerte di un imprenditore - preferibilmente torinese - che voglia sostenere il basket cittadino, senza fini speculativi. Nei giorni scorsi era circolato il nome di Lello Garosci, figlio del titolare di una catena di grandi magazzini, e pare ci sia anche un timido interessamento di altri piccoli industriali locali. E' comunque una strada obbligata, anche perché se per molti anni l'Auxilium è riuscita a sopravvivere vendendo i migliori prodotti del vivaio (Della Valle, Pessina, Morandotti, Vidili, Abbio), quest'anno non ha più giocatori che riescano a interessare un mercato alquanto povero di contanti. Si era anche vociferato di una possibile fusione con Biella, che ha una squadra in B2, ma nella città laniera non esiste un impianto adatto alla serie A, né i dirigenti locali sarebbero interessati a un trasferimento a Torino. «Ho investito per 20 anni dice Carlo Ercole - ma questa città risponde poco, e il momento è difficile. Non è un caso che a Pesaro anche un imprenditore appassionato come Scavolini stia meditando di passare la mano. E' facile criticare per Cazzola (il proprietario della Virtus Bologna ha detto che chi non vuole investire nel basket deve farsi da parte, ndr), ma lui ha potuto seminare in un terreno assai più fertile, investendo molto ma in una realtà già ben consolidata. Torino è una città più difficile di Bologna. E la serie A2 è stata ridotta a un campionato miserrimo. Così non vado più avanti». Giorgio Viberti WM Dido Guerrieri attende di conoscere il futuro dell'Auxilium Torino, legato al reperimento dei fondi per tentare il rilancio
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