Sonetti: «il sogno Uefa non termina qui» di Claudio Giacchino
Sonetti: «lì sogno Uefa non termina qui» La pesante sconfìtta subita con il Milan non sembra aver lasciato segni nella squadra granata Sonetti: «lì sogno Uefa non termina qui» «Il Diavolo è più forte, ma conPelé non sarebbe finita così» TADTWn TI ]E 1 A «À« Ai TORINO. Perdere 5-1 e non divorziare ugualmente dalla serenità e, anche, dall'ottimismo: succede nel Toro post-Milan. La sconfitta non ha portato con sé il consueto codazzo di polemiche ed eventuali autocritiche, l'analisi del condottiero è placida: «Abbiamo fatto quanto potevamo, il risultato è eccessivamente severo, nulla è cambiato per noi: la qualificazione Uefa era un bel sogno prima del Diavolo, continua a esserlo». Insomma: la botta c'è stata eccome, ma via, non è accaduto niente di grave, dimentichiamo in fretta e guardiamo avanti con immutata fiducia. Così è Sonetti il day-after la batosta, una batosta che con simili proporzioni Nedone ricorda di aver subito una sola volta, quasi dieci anni fa, per mano della Juventus quando guidava l'Atalanta. Dicono che negli spogliatoi l'allenatore per un buon quarto d'ora abbia sacramentato contro tutto e tutti, ma ora, evaporate le naturali delusione e tensione agonistica, osserva che al di là del penalizzante punteggio, troppa era la differenza tra granata e rossoneri, che il Torello vedovo della fantasia di Pelé, delle accelerazioni sulla fascia di Angioma e delle geometrie difensive di Pellegrini è già stato più che bravo a resistere per due terzi di partita, addirittura segnando il gol del pari, per il 2-2, annullato. Abbiamo detto che la casa torinista non è abitata dai lamenti e infatti Sonetti, pur convinto che la rete negata a Rizzitelli sia un errore arbitrale, si tiene alla larga dalla polemica. L'uni- ca protesta, che poi è una constatazione, riguarda le assenze forzate degli stranieri: «Purtroppo la Federcalcio, ancora una volta, ha dimostrato di non possedere alcun peso politico presso le altre federazioni: è assurdo che si sia lasciata imporre per l'ennesima volta lo scippo dei campioni d'oltre confine che noi italiani alleniamo e stipendiamo per poi essere costretti a rinunciarvi nel momento più delicato del campionato. Che guaio avere dirigenti federali tanto privi di potere... Eh sì, cari miei, con Pelé e Angioma non sarebbe certo finita tanto duramente. Insomma, al Milan puoi togliere Desailly e Boban e poco o nulla incide sul rendimento rossonero ma se a noi levate il ghanese e il francese altroché se la loro mancanza si sente. Mi auguro unicamente una cosa: che 1 uno e l'altro tor¬ nino sani, guai dovessimo rinunciarci ancora». Su Pelé, Nedone può stare tranquillo: Abedì ha guidato la sua Nazionale alla vittoria per 1-0 sul Cambia nelle qualificazioni per la Coppa d'Africa, oggi si presenterà a Orbassano per la ripresa degli allenamenti. Domenica notte, ad Accra, ha saputo del 5-1, se n'è meravigliato: «Ma com'è possibile che si sia perso così di brutto?». Angioma, invece, gioca domani nella Francia che a Nantes affronta la Slovacchia, per approdare ai gironi finali dell'Europeo in programma la prossima estate in Inghilterra: i transalpini debbono vincere. Jocelyn s'aggregherà alla famiglia granata giovedì, la speranza è che torni il giocatore degli ultimi mesi e non la sua controfigura com'è accaduto ogni volta che il «turbo nero» s'è messo al servi¬ *„ J _1 „*. T A. Ti _. zio del et Jacquet. Il perché di queste metamorfosi è un mistero per lo stesso Angioma: «Non capisco proprio perché dopo ogni convocazione con la Francia fatico a ritrovarmi». Sia lui che Pelé sono fondamentali per la sopravvivenza del sogno Uefa. Un sogno che per convertirsi in realtà abbisogna di almeno 13 punti da conquistare nelle restanti sei partite: a quota 53, specialmente se il Milan trionfasse ih Coppa Campioni allargando la qualificazione sino al settimo posto, si dovrebbe andare in Europa o almeno giocarsela in imo spareggio. Nedone non fa tabelle, «inutili, l'unica cosa è vincere il più possibile: la concorrenza (Fiorentina e Inter) in fin dei conti è solo quattro punti avanti e il calendario non ci obbliga più a domeniche proibitive come l'ultima». Un unico confronto diretto, alla 15a, a Firenze, tre impegni casalinghi non terribili contro Napoli, Cremonese e Reggiana, trasferte a Bari e Marassi con il Genoa; tutto pare ancora possibile. Ai succitati serenità e ottimismo, nel Toro malmenato, contribuiscono anche gli ecordi dei Primavera Moreno Longo e Mauro Briano, gli ultimi due figli del Filadelfia ad affacciarsi sul grande palcoscenico (il secondo, dopo tante panchine, è stato spedito in campo nel finale a mo' di premio): sono piaciuti al conducator e non dispiaciuti alla critica, il che è molto quando s'è debuttato nel giorno di una sonora legnata. Claudio Giacchino
Persone citate: Abedì, Desailly, Jacquet, Mauro Briano, Moreno Longo, Pellegrini, Rizzitelli, Sonetti, Torello
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