Papa sotto la pioggia; italiani «popolo intelligente»

Papa sotto la pioggia; italiani «popolo intelligente» AL GIORNALE Papa sotto la pioggia; italiani «popolo intelligente» Quelle «lacrime» un po' retoriche Qualche volta la passione e la trepidazione con cui questo grande e coraggioso Papa ci guida e ci esorta lo fanno essere un po' retorico, e così proprio la mattina di un freddo 16 aprile lo abbiamo sentito dire che la pioggia del Venerdì Santo erano lacrime di dolore per la Passione di Cristo, mentre la pioggia di Pasqua erano lacrime di gioia per la Resurrezione. Queste parole sono suggestive per una lezione di catechismo in preparazione alla Prima Comunione, ma sembrano un po' infantili se dette a decine di migliaia di adulti in piazza San Pietro e a milioni nel mondo, molti dei quali avranno certo pensato che, semplicemente, si è trattato di una perturbazione più lunga del solito. Pietro Saba-Cresta Rivalta Scrivia (Al) colo del XX secolo che appare del tutto... insuperabile. Quanto di assurdo stiamo vivendo attualmente, non credo derivi da quanto il «popolo minuto» di ogni tempo veda e intenda della «vita», bensì da quella parte di «intellettuali» che dall'antica Roma si affannano a descriverci la loro più o meno logica visione. E quando qualcuno sorge, poniamo un Leonardo, un Galileo... un Giovanni Giolitti, ecco l'insulto, la condanna, il rifiuto. Allora, per timore, tutti tacciono, o si uniformano al primo venuto, che maggiormente gridi. Questo è il popolo del quale il poeta diceva: «Vedo le mura e gli archi, ma la tua... "sapienza"... non vedo». E se non accolgo la psicologia del poeta, non posso rifiutare la pur corretta invocazione. Renzo Manganelli, Firenze Un colpo di maglio sull'Università Il disegno di legge del governo sulla docenza universitaria potrebbe abbattersi sulla malconcia università italiana come un tremendo colpo di maglio. La formazione di liste nazionali di idoneità alla docenza, rimuovendo o, comunque, fortemente temperando il vincolo del numero di posti messi a concorso, lungi dal migliorare la selezione dei docenti, rischia addirittura di abolirla. La sciagurata esperienza dei concorsi di idoneità «riservati» a professori associati degli Anni 80 dovrebbe pur insegnare qualcosa. Ancora più pernicioso, poi, promette di essere il procedimento di autonoma scelta dalle liste di idoneità medesime dei docenti da «chiamare» da parte delle facoltà. Di fatto si sancisce, così, il principio dello sviluppo tutto endogeno delle facoltà, per autoalimentazione. Mai più accadrà che un docente non indigeno si inserirà in una facoltà. Il senso stesso dell'istituzione uni- Le troppe meschinità Con ritardo leggo il fondo: «L'infinita guerra tra simili» di Barbara Spinelli (Lo Stampa del 16 aprile) e approvo quanto descritto. Anche altrove accadono meschinità; ma quelle italiane sono enormi. Anche perché ci riteniamo un «popolo intelligente». E dovrà ben esserci una «qualche» motivazione. Ipotizzo risieda nella storia dei fatti e del pensiero. Probabile il tutto sia nascosto nella «unificazione dei popoli italici» intrapresa dall'antica Roma; dalla sua aspirazione di unità europea (o mondiale) di quel periodo, senza la minima partecipazione dei «singoli». Ma è semplice ipotesi. Da ciò potrebbe essere derivato un «enorme miscuglio» delle visioni di un Socrate, di un Platone, di Aristotele; quindi stoici, epicureismo, scetticismo, eclettismo... patristica, individualismo incontrollato... fino al ridi¬ versitaria risulterà stravolto. La verità è che non c'è modifica delle norme concorsuali che possa fare nel nostro Paese della selezione dei docenti universitari una cosa seria, se non si crea ciò che ora non c'è: l'attaccamento del docente all'istituzione universitaria, la consapevolezza della significanza istitu¬ zionale del proprio ruolo. Questo sentimento è fortemente carente. Bisogna, allora, promuoverlo con qualche efficace artificio. Quale? Quello dello stretto legame tra destino del docente e destino della sua sede universitaria di appartenenza. Si deve procedere, allora, a una classificazione delle varie università, sulla base di parametri di valutazione delle attività didattica e scientifica e, di conseguenza, differenziare tanto i finanziamenti assegnati alle diverse sedi .quanto le retribuzioni dei docènti che vi operano. Solo così si susciterà nel docente esaminatore l'interesse a selezionare nei concorsi i candidati migliori. Queste sono considerazioni fin troppo ovvie a chiunque abbia dimestichézza con le vicende accademiche. Ma sono assai mal'digerite dalla maggioranza dei professori universitari e dalla -loro numerosa e agguerrita rappresentanza parlamentare. E, allora, si divaga! Gabriele Mazzacca, Napoli ordinario di Gastroenterologia Facoltà Medica Università Federico I! Fanatismo e miracoli Le statue delle madonne che piangono o altri numerosi miracoli sono in questi giorni sulle pagine di quasi tutti i giornali. Quello che mi ha fatto ridere (una risata piuttosto amara) è stato lo strano comportamento delle autorità e le opinioni controverse della Chiesa Cattolica. Si decide se è o no un miracolo e i religiosi vanno molto cauti mentre in televisione si fanno dibattiti se tutto quésto sia o no uno scherzo. «Nessun uomo cristiano ha bisogno di miracoli per vivere seriamente la sua fede», ha detto il vescovo Grillo. Sono d'accordo, ma se il miracolo.fosse,tale il cristiano ci dovrebba credere o no? Al giorno d'oggi la religione cattolica e la teologia si stanno sempre più fondendo con altre scienze come ad esempio la psichiatria. Un esempio? Niente di più facile. Una persona va da un esorcista e dice di essere posseduta e quello se non è convinto la manda dallo psicologo, a vòlte dallo psichiatra. Questi naturalmente' la ritengono pazza e non indemoniata o altro Per contro se una «posseduta» si recasse dallo psicologo questo non la manderebbe dal prete ma la rinchiuderebbe. Mi sembra che la religione cattolica si stia ritirando da alcuni campi e, piano piano, stia arrivando al puntò di negare se stessa. Mentre in campo religio¬ so ci sono questi dissidi,, vari esperti stanno a decidere se si tratta o no di miracolo, cercando nel frattempo la ..«vera» causa, perché ovviamente non credono a nulla in partenza. Faccio parte del Comitato dei cittadini per i diritti dell'uomo, ritengo che la religione deve essere padrona nel proprio ambito e non deve affidare i propri dogmi ad altre scienze o discipline che hanno nei loro principi di base quello di ritenere i fedeli un gruppo di «fanatici» e malati di mente. Si è parlato di fanatismo e di idolatria in questa vicenda, è inutile sottolineare chi è stato. E' stata posta una linea, in religione, tra credenza e fanatismo. Ciò che non mi sembra corretto è che questa linea èia molto arbitraria e a privilegio di pochi «esperti» che il più delle volte, con la religione, non hanno nulla a che fare. Anna Sbaglia, Torino Comitato dei cittadini per 1 diritti dell'uomo (Ccdu) «Voglio dire ... niente» L'aver constatato che da qualche tempo le parole più amate dagli italiani (e specialmente dal mondo della politica) sono «voglio dire», «devo dire» e «niente»; mi ha suggerito un esperimento del quale posso garantire a chiunque la riuscita. Provando ad eliminare dai discorsi che in questo mese stiamo ascoltando dai politici tutte le parole che non siano quelle sopra dette, si vedrà che quasi per decantazione non resterà che la vera impalcatura dei discorsi stessi, cioè una lunga e vuota serie di «voglio dire... niente, devo dire... niente»: la involontaria confessione e prova del nove di quello che i futuri governanti hanno in testa per condurci all'inizio del terzo millennio. LeleBonariba Tortona (Alessandria)

Persone citate: Anna Sbaglia, Barbara Spinelli, Giovanni Giolitti, Pietro Saba, Platone, Renzo Manganelli, Socrate

Luoghi citati: Alessandria, Napoli, Rivalta, Roma, Torino