Una tazzina sporca svela l'omicidio l'ex genero sotto accusa per la morte di un'anziana

Una tazzina sparca svela l'omicidio La figlia della vittima trova tracce di caffè (che la madre non beveva) e smonta la tesi dell'incidente Una tazzina sparca svela l'omicidio Lex genero sotto accusa per la morte di un'anziana ili DA MOGLIE AD ACCUSATRICE al.hvifl rA8s;tM u MILANO CCISA dall'ex marito della figlia che adesso è già in carcere, accusato di omicidio volontario. Uccisa per un assegno da 3 milioni e mezzo e per 650 mila lire in contanti. No, non era morta per cause naturali Iolanda Vecchietti, 79 anni, trovata distesa per terra, proprio a fianco del letto, con la faccia all'ingiù, appoggiata su un cuscino sporco di sangue. Nessun segno di violenza, la porta di casa regolarmente chiusa, nulla fuori posto. Lì per lì, giovedì 13, la morte di Iolanda, nello stabile di via Washington dove tutti la conoscevano sembrava la solita storia triste della vecchietta sola in casa: malore improvviso, nessuno a cui chiedere aiuto... Così, stesa vicino al letto, l'aveva trovata la figlia Elisa tornando dal lavoro. Nessun dubbio, all'inizio: anche per lei, in lacrime, mamma Iolanda era morta per un malore. Solo dopo, dopo lo choc, Elisa ha cominciato a mettere in fila le cose strane: la tazzina sporca di caffè nel lavandino («Mamma non beve mai caffè»...), segno evidente che a qualcuno ben conosciuto Iolanda l'aveva offerto: a chi? E poi le chiavi d'ingresso: le metteva sempre nel solito cassetto, ordinata com'era mamma Iolanda, perché non ci sono più? E le 650 mila lire che Iolan¬ da aveva detto alla figlia di avere in casa? Nemmeno l'ombra, sparite. Stranezze, troppe stranezze. Fino alla notizia confermata dai vicini che se lo ricordavano bene, la mattina, il primo marito di Elisa, Emilio Gomizely, lì sotto casa. Li confessa tutti ai poliziotti, i suoi dubbi. Elisa. Emilio, spiega, è un violento, uno che da quando l'ha lasciata (nell'85) vive di espedienti, fa il randagio nei campeggi, un po' qua un po' là in qualche roulotte. Più volte, dopo la separazione, dopo che Elisa aveva trovato un altro uomo, Gomizely aveva bussato in via Washington chiedendo soldi, sempre soldi, a mamma e figlia. Che sia andato anche quel giovedì 13 a casa di Iolanda per cercar quattrini? Indagano i poliziotti. I sospetti sono sospetti, ma le prove? Non bastano certo i precedenti che, comunque, sono pessimi visto che nel '63 Gomizely aveva partecipato al rapimento di Paolo Ratti, 8 anni, figlio dell'imprenditore presso cui lavorava: avevano chiesto 30 milioni di riscatto, i rapitori, ma erano stati tutti presi subito e l'Emilio era finito per sei anni in galera. Indagano i poliziotti. E alla fine, ecco la svolta: la scoperta, in un camping di Vigevano, dell'assegno da 3 milioni e mezzo (con firma falsa di Iolanda) e delle 650mila lire in contanti anticipate per acquistare una roulotte, la prova che era stato proprio lui, quella mattina, a bussare a casa Vecchietti, a bere il caffè, a chiedere con insistenza i quattrini per la nuova roulotte, a soffocare l'ex suocera dopo il no deciso di Iolanda. Prima di fuggire con i soldi e l'assegno, chiudendosi alle spalle la porta: che le chiavi fossero là, nel solito cassetto, lo sapeva bene, [r. m,] i

Persone citate: Emilio Gomizely, Iolanda Vecchietti, Paolo Ratti, Vecchietti

Luoghi citati: Milano, Vigevano